Vite stravolte dal climate change: racconti dal mondo

Scritto da Ettore Benigni
Giornalista

Elisa Palazzi coautrice del libro “Siamo tutti Greta”: “Mettiamo fianco a fianco le storie di persone come noi e delle loro vite sconvolte dai cambiamenti climatici con una sezione più ‘scientifica’. Perché è dalle emozioni che scatta la prima molla quando si decide di risolvere un problema”

“Siamo tutti Greta” è un libro che è stato concepito durante i lockdown della pandemia, quando le due autrici, Sara Moraca ed Elisa Palazzi, hanno avuto il tempo di pianificare il lavoro e di concentrarsi su questa sfida di sensibilizzazione sui cambiamenti climatici. L’idea di partenza è stata quella di costruire una narrazione che avesse due caratteristiche: quella del racconto, con uno stile a metà tra il giornalistico e il narrativo, affidata a Sara Moraca, e quella più direttamente scientifica, affidata a Elisa Palazzi, docente dell’Università di Torino – dove insegna Fisica del clima – oltre che divulgatrice scientifica. In questa intervista Elisa, climatologa specializzata sugli effetti del climate change negli ambienti di montagna e per le regioni a valle, racconta la sua esperienza da co-autrice del libro in uscita per Edizioni Dedalo, che si prefigge di raccontare “le voci inascoltate dello sconvolgimento climatico”.

Di cosa parliamo?

Elisa, come nasce l’idea di realizzare insieme questo lavoro?

Con Sara ci siamo conosciute all’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del clima del Cnr, dove abbiamo lavorato entrambe. Il periodo era quello della pandemia. Sara è molto esperta di comunicazione della scienza, in particolare dei cambiamenti climatici e del rapporto tra clima e salute, e ha tenuto diversi seminari a cui ho partecipato: così ci siamo piaciute già ‘da remoto’, e abbiamo avuto modo di parlare del progetto del libro. L’idea originale è stata la sua, la teneva nel cassetto da qualche tempo insieme alle storie che aveva raccolto, ma fino a quel momento non aveva trovato il contesto giusto per lavorarci.

Quale “registro” avete scelto per lavorare insieme?

Si trattava di far conoscere a tutti momenti e situazioni di vita reale, storie di luoghi che generalmente non sono molto “raccontati” e legati alle conseguenze dei cambiamenti climatici. Affiancando a questa parte più strettamente “narrativa” una sezione più scientifica, che potesse dare ai lettori gli strumenti per capre le cause e le conseguenze dei fenomeni raccontati. Così si spiega la mia presenza e il mio contributo in questo progetto, per aggiungere al racconto un tassello di approfondimento scientifico. I mezzi migliori per raccontare la crisi climatica non sono soltanto le ricerche, i numeri e i grafici, ma possono essere i racconti, perché arrivano meglio alle persone e toccano di più le corde dell’emozione. La nostra scelta è stata questa, rimanendo però allo stesso tempo rigorose e dando anche tutte le informazioni a chi volesse approfondire. Mi auguro di aver anticipato le domande dei lettori e di aver risposto alle loro curiosità, basandomi sulla letteratura scientifica e sulle principali pubblicazioni di settore.

Quali sono state le storie che - personalmente - ha trovato più stimolanti?

In generale trovo molto interessante il fatto che ogni singola parte del libro non si soffermi sulla questione dei cambiamenti climatici in sé, ma ne evidenzi le conseguenze su tutti i piani, da quello sociale a quello politico e a quello economico. Ogni storia è significativa e fa pensare quanto il cambiamento climatico sia una faccenda che riguarda il modo in cui le vite di persone come noi possono cambiare. Mi ha in particolare incuriosito la storia di Julianne, che lascia il suo paese di origine, l’Uganda, per formarsi in Olanda: ma poi vi torna per migliorare e rendere più efficiente tutto il sistema di monitoraggio meteorologico nazionale. Mi hanno colpito le storie delle donne che in Bangladesh, a causa della contaminazione delle riserve di acqua potabile costiera da parte del sale – problema legato all’innalzamento del livello del mare – sono andate incontro a problemi di salute come la pre-eclampsia durante la gravidanza.

In che modo questa pubblicazione potrà aiutare a sensibilizzare sui temi del climate change?

Io credo che uno dei problemi che ci sono nell’affrontare con determinazione la sfida al cambiamento climatico venga anche da una percezione generale che è ancora falsata. Siamo troppo spesso portati a pensare che il problema sia altrove, che non ci riguardi direttamente, o che sia destinato a presentarsi in un futuro ancora molto lontano. Invece il problema è qui e ora, e leggendo il libro questo concetto emerge e viene dimostrato con chiarezza. Raccontare storie di vite vere, di persone come noi, accorcia la distanza tra la percezione e le evidenze che vengono dalla scienza. Le storie, come solo le arti possono fare, creano un ponte tra scienza e vita, toccando le corde dell’emotività. Questo è spesso ciò di cui gli esseri umani hanno bisogno per lasciarsi coinvolgere e impegnarsi in prima persona: prendersi “a cuore” qualcosa è la prima molla che scatta quando si vuole risolvere un problema.

La buona notizia è che la sensibilità generale verso i temi del cambiamento climatico è comunque aumentata negli ultimi anni…

Sì, senza dubbio. Fino a pochi anni fa di questi temi non se ne parlava nemmeno, i media ne rimanevano lontani. Ma per fortuna la consapevolezza sta aumentando, anche e soprattutto grazie all’impegno dei ragazzi, che sono al centro di questo processo di cambiamento. Le persone con cui ho a che fare tutti i giorni sono loro, e dal mio punto di osservazione noto che hanno una consapevolezza altissima dei problemi, insieme alla rabbia e alla preoccupazione per il loro futuro. Credo sia apprezzabile la loro voglia di coinvolgere gli altri attorno a questi argomenti, e di non essere superficiali, di approfondire e non farsi trovare impreparati, un atteggiamento che tra gli adulti è molto più raro. Si è così creata una situazione in cui molti adulti si stanno lasciando coinvolgere, a partire dagli insegnanti, che da una parte sono sempre più propositivi e dall’altra sono più attenti a formarsi. Così di fatto l’agenda 2030 dello sviluppo sostenibile oggi è entrata nei percorsi scolastici. Tutto questo però non basta: si può fare ancora molto e ci sono ancora tante resistenze: dovrà essere sempre più chiaro che non bastano le azioni individuali per invertire la rotta sul clima, ma serve un’azione politica forte, è importante metterci insieme e chiedere. Di certo, se guardassi solo ai ragazzi mi sentirei molto ottimista per il futuro, ma è anche fondamentale capire che bisogna agire adesso, nessuno può più lavarsene le mani. Da questo punto di vista il Pnrr può essere un’occasione d’oro per accelerare, sia nel campo della ricerca pura sia della ricerca applicata. L’importante sarà saper scegliere con attenzione le attività più promettenti e più importanti per una concreta azione di contrasto al cambiamento climatico.