Recup, i ragazzi che salvano il cibo sprecato nei mercati

Scritto da La Redazione di Sorgenia

Per ora presenti a Roma e Milano, i volontari dell’associazione raccolgono i generi alimentari che viene scartato a fine giornata e li redistribuiscono gratuitamente a chi ne ha bisogno

Anche il cibo ha un costo in termini di emissioni di gas serra. Ogni tappa della filiera, dalla produzione al trasporto alla distribuzione, causa inquinamento. Per la precisione, la produzione di cibo è responsabile del 26% delle emissioni globali di gas serra annue. È il secondo settore più inquinante al mondo, dopo quello energetico. Ma non tutto il cibo prodotto arriva a essere consumato. Una parte sostanziosa (un terzo secondo il rapporto FAO “Food wastage footprint & Climate Change” del 2011) va sprecata, sia durante la lavorazione post-coltivazione a causa di inefficienze nella conservazione (soprattutto nei paesi a basso reddito) o di canoni estetici di selezione (soprattutto nei paesi ad alto reddito), sia durante il trasporto, sia durante la vendita. Sia, infine, al livello del consumatore, ossia nelle nostre cucine e in quelle dei ristoranti, dove parte del cibo finisce nella spazzatura. In inglese questo spreco di cibo si chiama tecnicamente food waste. Anche il food waste è causa di emissioni di gas serra, dal momento che è cibo che viene prodotto e, a seconda del punto della filiera in cui viene sprecato, trasportato e distribuito. In particolare il food waste causa il 6% delle emissioni globali di gas serra annue. È una cifra sorprendentemente alta: per metterla in prospettiva, il trasporto aereo è responsabile dell’1,9% delle emissioni, quasi tre volte di meno. Se il food waste fosse un paese, sarebbe il terzo più inquinante al mondo, dopo Cina e Stati Uniti.

Di cosa parliamo?

L'associazione che lotta contro lo spreco del cibo

A Roma e Milano l’associazione Recup si oppone allo spreco di cibo che avviene nei mercati, quando a fine giornata i commercianti scartano gli avanzi e la frutta e verdura dall’aspetto estetico fuori dal canone. Sono nati a Milano nel 2016, costituendo un’Associazione a Promozione Sociale, da un’idea della fondatrice Rebecca Zaccarini, e da un anno sono attivi anche a Roma. Con Recup, Rebecca ha anche vinto il premio Terre de femmes, concorso della fondazione Yves Rocher che premia le imprenditrici in campo etico e sociale. A Milano i ragazzi di Recup coprono nove mercati, tra cui il grandissimo Ortomercato (uno dei mercati più grandi d’Italia) dove recuperano ogni volta tra le due e le tre tonnellate di cibo. Lo sanno perché in ogni mercato in cui sono presenti portano una bilancia e pesano tutto il cibo recuperato, segnando in un database il rendiconto della giornata. A Roma i circa 30 volontari che in media partecipano a una giornata di recupero coprono sette mercati sparsi in tutta la città. 

Come funziona l'attività di recupero?

L’attività di recupero nei mercati è svolta da volontari e soci dell’Associazione. Il giorno del mercato i volontari di Recup si danno appuntamento all’ingresso, verso l’orario di chiusura, che di solito è l’ora di pranzo, e in un punto adeguato sistemano una postazione con un tavolo e la bilancia. Poi cominciano a girare tutti i banchi. Così ci racconta Michele Clemente, responsabile di Recup per Roma insieme a Federico Valentini, che dopo un po’ di tempo che sono presenti in un mercato, i vari commercianti dei banchi imparano a conoscerli, si crea una bella complicità, per cui capita che preparino le cassette di frutta e verdura che per varie ragioni scarterebbero già prima del loro passaggio. “Principalmente parliamo di frutta e verdura. Nei mercati provvisti di forno anche pane e focacce. – spiega Michele – Si tratta di eccedenze che quasi sempre sono ancora buone ma che loro non avrebbero modo di vendere il giorno successivo perché sanno che per una questione o un’altra, spesso di aspetto estetico, non sarebbero scelte”. A quel punto, recuperate in giro per il mercato le varie cassette, raggruppano tutto nella postazione con il tavolo e la bilancia, fanno una selezione per eliminare quel poco che proprio non è più edibile (“la stragrande maggioranza di cibo che ci viene dato è ancora super buono, però effettivamente può capitare che qualcosa purtroppo non sia recuperabile”), pesano il cibo e lo dividono in cassette da 4-5 kg (cioè secondo i loro studi il fabbisogno di una persona per una settimana), e infine lo distribuiscono. In maniera totalmente gratuita.

A chi viene donato il cibo recuperato?

Il cibo raccolto è distribuito in loco sia ad associazioni del territorio che si occupano di case-famiglia, di assistenza a persone e nuclei in difficoltà, o di distribuzione di pacchi alimentari, sia a cittadini che li conoscono, sia agli stessi volontari. Solo per fare un esempio, a Roma collaborano con l’associazione La Villetta, che usa il cibo ricevuto nel suo social market gratuito per persone indigenti a Garbatella. Insomma, ora che sia a Milano sia a Roma sono conosciuti non capita mai che avanzi del cibo: “Siccome lo spreco è molto abbiamo sempre cibo per tutti. Solo all’inizio, quando ancora non avevamo contatti con le associazioni, ci capitava di dover caricare il cibo in macchina e fare letteralmente il giro delle sette chiese per trovare delle associazioni a cui regalarlo” racconta ancora Michele. 

In quali mercati trovare Recup?

Ecco i mercati in cui Recup è presente: a Milano sono ai mercati di via Mompiani, di via Esterle/Cambrini, di piazzale Martini, l’Ortomercato, di via Catone, di via Termopili, di via Tabacchi, di via Valvassore Peroni, e di viale Papiniano. Poi sono nel mercato di piazzale Bersaglieri a Busto Arsizio. A Roma sono al mercato della Montagnola di viale Pico della Mirandola il mercoledì, e il sabato al mercato Ostiense di via Corinto, al mercato di via Talli, al Metronio di via Magna Grecia a San Giovanni, al mercato Trieste di via Chiana, al mercato di via Franco Sacchetti, e infine al mercato Trionfale di via Andrea Doria. 

Per chi fosse interessato, tramite questa pagina si può diventare volontari o soci. I soci, versando una quota associativa di 10 euro, ricevono una copertura assicurativa e la maglietta di Recup. L’Associazione si dice aperta a chi volesse prendere l’iniziativa anche in altre città.