Progetto M.A.R.E., il diario di bordo di Maria Teresa Arata e Angelica Fogu

Scritto da Ettore Benigni
Giornalista

La tax specialist e la legal specialist di Sorgenia sono state a bordo del catamarano nella tappa tra Marina di Arechi e Capri: “Esperienza unica, ci ha aperto gli occhi sullo stato del nostro mare e sull’importanza di tutelarlo”

Nella tappa di Progetto M.A.R.E. che ha portato l’equipaggio da Marina di Arechi a Capri, tra il 18 e il 21 giugno, c’erano tra gli ospiti di Sorgenia Maria Teresa Arata, tax specialist della digital energy company, che concentra la propria attività lavorativa in particolare sugli adempimenti accise e sulle tematiche fiscali dell’area mercato, e Angelica Fogu, legal specialist dell’area Mercato. In questa intervista raccontano la loro esperienza dal punto di vista velico e di impegno per la tutela del mare.

Di cosa parliamo?

Mansioni e rapporti con l'equipaggio

Appena salita a bordo si è creato un ottimo feeling con tutto l’equipaggio: siamo stati una bella squadra – racconta Maria Teresa – Nei momenti in cui era necessario dare una mano al capitano per le varie manovre, ognuno assumeva un compito in modo da rendere le manovre il più semplici possibili. E poi avere a bordo due veliste ha sicuramente reso tutto ancora più semplice”. “Io sono una neofita della barca – aggiunge Angelica – quindi ho cercato di mettermi in ascolto per essere collaborativa senza, però, risultare d’intralcio. Ognuno e ognuna di noi ha fatto la sua parte; ci siamo avvicendati e avvicendate ai fornelli, cercando di tenere sempre tutto in ordine, abbiamo supportato Alberto, il nostro “Capitano”, nei momenti di manovra e abbiamo tenuto alto l’umore con musica e tante risate… Del resto anche questo è importante, no?”.
A confermarlo è anche Maria Teresa, che aggiunge: “Anche nei momenti non propriamente ‘velici’, come i pasti, siamo stati tutti collaborativi e ognuno ha sempre cercato di dare il proprio contributo. Io ho messo alla prova le mie doti culinarie cucinando una sera per tutto l’equipaggio: bistecche al vino bianco e timo, accompagnate da julienne di zucchine saltate in padella: spero che il menù sia stato apprezzato. Il ritmo in barca è comunque lento, e nei momenti di relax abbiamo giocato a carte, letto, siamo stati insieme a chiacchierare e abbiamo ascoltato musica, anche se il capitano non ha sempre condiviso i nostri gusti!”.
“Ho trovato a bordo un capitale umano meraviglioso – sottolinea Angelica – È una rara occasione quella di condividere in un tempo così ridotto un’intimità così importante. La barca, in questo, è stata una grande maestra. Mi sono sentita davvero parte dell’equipaggio”.

I risultati del progetto scientifico

Quanto al progetto scientifico, entrambe le ospiti di Sorgenia hanno partecipato alle attività delle biologhe a bordo: “Durante la tratta, in posti prescelti dalla biologa Carlotta, abbiamo prelevato campioni di acqua per analizzare il Dna ambientale e ricavarne informazioni sulle specie marine e su eventuali specie aliene che abitano il nostro mare – spiega Maria Teresa – Inoltre, abbiamo prelevato campioni di plancton per monitorarne lo stato di salute e verificare la presenza di agenti inquinanti come microplastiche e metalli. Con l’aiuto di Carlotta e Angelica, abbiamo ‘giocato’ a individuare col microscopio, da un campione di plancton, alcune specie animali presenti nel campione”.
“Tra i momenti che ricordo con maggiore piacere ci sono proprio le chiacchierate con Carlotta – aggiunge Angelica – la biologa di bordo, che, con un entusiasmo e una passione davvero fuori dal comune, ci ha raccontato del progetto e dello stato di salute del nostro mare. Ci siamo ritagliate spesso dei momenti, al di fuori di quelli previsti, per inondarla di domande e curiosità e per cercare di capire, nel concreto, come supportare il suo lavoro”.
Rimanere a contatto a bordo con due biologhe e assistere e partecipare alle loro attività ha contribuito ad aumentare in Maria Grazia e Angelica la consapevolezza dell’emergenza ambientale che riguarda i nostri mari: “Grazie a questo progetto mi sono resa conto di quanti agenti esterni, molte volte sottovalutati, minaccino la salute e l’equilibrio del nostro mare, e quindi indirettamente anche la nostra – sottolinea Maria Teresa – È importante la divulgazione di questi progetti, in modo che si crei consapevolezza sugli effetti negativi sull’ambiente di nostre abitudini o comportamenti sbagliati”.

Cosa hanno riportato a terra Maria Grazia e Angelica

“Trovo fondamentale che le aziende supportino la ricerca, e le piccole realtà il cui impegno quotidiano fa la differenza – prosegue Angelica – e sono orgogliosa che Sorgenia abbia scelto di investire in tal senso. tra Dna ambientale, mappatura delle specie che abitano il Tirreno, estrazione del plankton e specie aliene arrivate a popolare i nostri mari nei più disparati modi, abbiamo cercato di raccogliere quante più informazioni ed aneddoti possibile e ora cerchiamo, nel nostro piccolo, di diffonderli e condividerli”.

Al momento di tirare le somme di “riportare a terra” qualcosa di questa esperienza, il bilancio delle due ospiti della tappa è senza dubbio positivo: “Sono orgogliosa della mia azienda che ha sponsorizzato questo progetto e che ha permesso ai suoi  dipendenti di partecipare – afferma Maria Teresa – È stata un’esperienza unica, mi ha aperto gli occhi sullo stato del nostro mare e sull’importanza di tutelarlo. E mi ha permesso di mettermi in gioco a livello umano, vivendo quattro giorni in barca con persone sconosciute”.
“Questa esperienza ha radicato ancora di più in me la consapevolezza di quanto necessario sia l’impegno costante di ognuno e ognuna di noi – aggiunge Angelica – Anteporre la salute del Pianeta alle nostre piccole pigrizie quotidiane ci aiuta a prestare la giusta attenzione ai gesti che facciamo ogni giorno. Vedere da vicino le ripercussioni concrete delle nostre azioni aiuta ad aprire davvero gli occhi e vivere in barca restituisce lucidità. Lo dico con un esempio tanto banale quanto immediato: in barca il sapone che si usa in doccia lo si vede in mare pochi istanti dopo. Usavamo quelli adatti, naturalmente, ma è stato un momento ugualmente epifanico per me. Così, tornata sulla terra ferma – conclude – pongo attenzione a tanti piccoli gesti automatici che prima compivo con superficialità. Praticare la cura è sempre un buon esercizio, anche se talvolta ce ne dimentichiamo, e trovare altre persone con cui farlo è un bellissimo privilegio”.