2hands Ancona, i giovani fanno rete per ripulire la città

Scritto da Ettore Benigni
Giornalista

Il presidente dell’associazione locale, Tommaso Mattia Pretto, 22 anni: “Siamo attivi da due mesi, e abbiamo ripulito dai rifiuti tanti parchi e tratti di litorale. C’è una grande sensibilità, coinvolte già più di 300 persone grazie alle call to action via social”

Ripulire dai rifiuti ampi tratti del litorale e aree verdi cittadine, dando l’esempio e facendosi notare dai residenti e dalle istituzioni, per coinvolgere e sensibilizzare al rispetto dell’ambiente gli abitanti di Ancona. È questo l’obiettivo di Tommaso Mattia Pretto, che ad Ancona ha dato vita alla “cellula locale” dell’associazione locale di 2hands, una rete di persone attive in tutta Italia che si sono riunite attorno all’obiettivo del rispetto per l’ambiente e della sostenibilità.
L’idea di 2hands Ancona è nata a settembre, ma l’associazione è ufficialmente attiva sul territorio da circa due mesi, organizzando un incontro a settimana grazie alle call to action pubblicate su Instagram e Facebook. Tommaso Mattia racconta in questa intervista i motivi e i principi attorno a cui si sta sviluppando questa mobilitazione.

Di cosa parliamo?

Come è nata l’idea di fondare ad Ancona un nucleo di attivisti di 2hands?

Per me è stata una scelta naturale. Ho 22 anni, abito ad Ancona e amo questa città di mare. La passione per la natura è effettivamente sbocciata qualche anno fa, quando ho avuto l’opportunità di passare un quadrimestre, da studente liceale di 16 anni, in Australia. Un territorio dove la natura è sempre protagonista, che mi ha cambiato la vita. In Italia ho conseguito una laurea triennale in economia, in inglese, studiando a Roma.
Poi con il lockdown sono tornato ad Ancona e piuttosto che proseguire gli studi a distanza ho preferito prendermi un anno sabbatico, in cui ho potuto dedicarmi ad alcuni progetti che avevo in cantiere, come quello di dare vita a un brand, LivetheSeeds: produco collane e braccialetti riciclando il filo da pesca raccolto in spiaggia e i semi stagionali e locali, quelli di anguria, melone, zucca, ciliegia, oliva, albicocca o girasole. Il 20% del ricavato lo uso per finanziare l’associazione. Tutto ispirato al riciclo e al riuso, a partire dal packaging, che è completamente plastic free. I monili sono poggiati su un letto di foglie in una scatolina di carta al 100% riciclabile.
Oltre a questo, praticando vela e surf, ho potuto toccare con mano come le nostre spiagge e le nostre acque siano spesso maltrattate e invase dai rifiuti. Da qui è nata l’idea di dare vita a un progetto ecologico, che è partito proprio con LivetheSeeds dalle call to action su Instagram.

Qual è stato il percorso che vi ha portato a fondare l’associazione?

Il primo passo lo abbiamo fatto a settembre, quando abbiamo iniziato con gli appuntamenti per i volontari che avevano voglia di ripulire i parchi e le spiagge. In poco tempo siamo arrivati a coinvolgere più di 30 persone a ogni incontro, e questo ci ha spinti dopo un paio di mesi a pensare di fondare un’associazione di volontariato ambientale. Volevamo fare qualcosa di concreto a livello cittadino, e abbiamo deciso di unirci alla rete 2hands, una rete nazionale con una decina di sedi in tutta Italia, nata in Puglia nel 2018.

Perché proprio 2hands?

La scelta è caduta su un network già strutturato perché non volevamo creare l’ennesima società di volontariato fine a sé stessa, ma unirci con altri per avere più voce, per dare più forza al gruppo.

Quali sono le principali attività che svolgete sul territorio?

In sei mesi siamo arrivati a raccogliere quasi 5 tonnellate di rifiuti. E non facciamo la classica pulizia, ma differenziamo fin dall’inizio tutto quello che raccogliamo, dando un valore al rifiuto, in modo che gli enti che li gestiscono possano lavorare in modo più efficiente.
Poi siamo attenti a raccogliere i dati, a tenere nota di tutto ciò che raccogliamo per trasmettere queste informazioni all’università, che li utilizza per le proprie ricerche.
Senza tralasciare il fatto che la nostra attività è una testimonianza per tutte le persone che ci vedono al lavoro e che possono decidere di partecipare o di adottare nella loro vita di tutti i giorni comportamenti più responsabili e sostenibili.

Come hanno risposto i giovani di Ancona a questa vostra mobilitazione?

Molto bene, grazie anche al fatto che la nostra iniziativa è arrivata in un momento particolare: l’emergenza Covid, infatti, ha riportato a casa molti studenti fuori sede. La nostra iniziativa è stata per molti di loro un’opportunità per rendersi utili per la propria città insieme ad altre persone unite dallo stesso intento, e anche in zona arancione poter fare un’attività all’aria aperta, in un parco o in spiaggia. È stata la dimostrazione di una coscienza ecologica che sta iniziando a venir fuori in tante persone e in tanti giovani, perché la transizione ecologica oggi è una sorta di dovere, non abbiamo tempo da perdere, ed è necessario un cambiamento culturale per rendersene conto fino in fondo e adottare abitudini più sostenibili.
Sono stati appuntamenti che hanno trasmesso a chi ci ha visto gioia, divertimento, e sono stati una testimonianza “innovativa”. Poi magari non tutti coloro che hanno partecipato hanno a cuore il tema ambientale, ma io rimango convinto che ognuno di noi ha un piccolo ecologista dentro di sé. Il ritorno alla natura è una costante delle nostre vite: quando cerchiamo tranquillità ci allontaniamo dalla città per il mare o la campagna, fuori dalla confusione.

Vi hanno seguito soltanto i giovani?

No, hanno aderito tante persone di ogni età. Certo, molti giovani, ma anche adulti, famiglie con bambini, persone che ci hanno conosciuto tramite la nostra pagina Facebook. Trovo singolare che in tanti ci chiedano se “possono” partecipare, come se le nostre fossero iniziative chiuse. Io rispondo sempre che “devono” partecipare, che sarebbe strano se non volessero farlo, e che le nostre iniziative sono sempre aperte a tutti. Finora siamo riusciti a coinvolgere circa 300 persone, e sono convinto che con il passare del tempo diventeremo sempre di più.

Come hanno risposto le istituzioni alla vostra iniziativa?

Il Comune ci ha dimostrato disponibilità, l’ultimo evento che abbiamo organizzato ha ottenuto il patrocinio dell’amministrazione comunale, che ci ha concesso l’autorizzazione per installare un info point. Inoltre, l’ente Ancona Ambiente, che gestisce il ciclo dei rifiuti in città, viene a portare via i rifiuti che abbiamo raccolto alla fine di ogni incontro. Quando possibile ci forniscono le buste, ci hanno promesso le pinze per la raccolta. Non abbiamo mai però ricevuto fondi, ci muoviamo grazie alle quote associative e a mini-donazioni.

Come avete intenzione di muovervi per il futuro?

Appena possibile vorremmo dare vita a una pulizia massiva di tutto Portonovo, in collaborazione con un gruppo di sommozzatori e con l’azienda che gestisce i rifiuti che provengono dal mare. Vorremo organizzare un’attività con canoe, surf, in collaborazione con la scuola di surf di Ancona che ci fornisce l’attrezzatura, per arrivare a pulire le calette del Conero che sono raggiungibili soltanto via mare.

Avete ricevuto richieste di informazioni da gruppi che vorrebbero replicare altrove quello che state facendo ad Ancona?

Tante persone seguono via social quello che facciamo e ci contattano per questo motivo. Ultimamente siamo entrati in contatto con un’associazione di sviluppo sociale dell’entroterra marchigiano, vicino a Offagna, che vorrebbe coinvolgere la comunità locale in attività di sensibilizzazione.

Per maggiori informazioni, consulta LivetheSeeds.