Nasce a Pergine il liceo scientifico “a curvatura ambientale”

Scritto da Ettore Benigni
Giornalista

A coordinare il progetto dell’istituto Marie Curie è un gruppo di 5 insegnanti. Il referente Luca Zampedri, docente di matematica e fisica: “Per il prossimo anno abbiamo già 20 iscritti. Proporremo lezioni di ambiente e sostenibilità in collaborazione con enti e centri di ricerca del territorio”

Quello che nascerà l’anno prossimo all’istituto Marie Curie di Pergine, centro di circa 25mila abitanti della Valsugana (provincia di Trento), è uno dei primi licei scientifici “a curvatura ambientale” in Italia. Il progetto si deve al lavoro di una “task force” di cinque insegnanti dell’istituto, che avevano già provato a realizzare l’idea per l’inizio di questo anno scolastico, ma avevano dovuto fermarsi a causa dell’emergenza Covid.
Nessuna resa però: infatti per il 2021-2022 il progetto, che nasce in un polo scolastico che conta complessivamente su circa mille studenti, di cui cento sono quelli della sezione del liceo scientifico, è stato inserito nel piano dell’offerta formativa. Le preiscrizioni parlano già di una classe di 20 studenti pronta a partire da settembre, ai quali potrebbe aggiungersi qualche altro ragazzo prima della chiusura ufficiale delle iscrizioni, prevista per giugno.
A spiegare il senso di questa iniziativa è Luca Zampedri, docente di matematica e fisica e referente del progetto: “Insieme agli altri colleghi abbiamo deciso di attivarci per rilanciare questo liceo che, come molte scuole in condizioni simili, soffre un po’ della vicinanza di Trento, con molti studenti che preferiscono spostarsi verso il capoluogo per le scuole superiori. Così abbiamo pensato a dare vita a un’offerta formativa originale, che potesse fare la differenza non soltanto dal punto di vista quantitativo, attraendo nuovi iscritti, ma anche da quello qualitativo, offrendo formazione su uno dei temi verso i quali i ragazzi sono molto sensibili ma spesso non hanno l’opportunità di approfondire, quello del rispetto per l’ambiente e della sostenibilità. Un settore che in prospettiva potrebbe offrire loro anche sbocchi per proseguire gli studi all’università o per trovare la loro via nel mondo del lavoro”.

Di cosa parliamo?

Quali sono le caratteristiche del liceo scientifico “a curvatura ambientale”?

Rimanendo nel quadro di un liceo scientifico tradizionale, visto che la normativa non consente di stravolgere i programmi, abbiamo deciso di sfruttare le due ore a settimana che ogni istituto può gestire in autonomia per vivacizzare l’offerta formativa e coinvolgere alcuni enti d’eccellenza del nostro territorio. In sostanza, invece di utilizzare queste due ore per “rinforzare” la didattica in latino o in matematica, come avviene spesso, abbiamo pensato di utilizzarle in modo diverso. La prima riunione l’avevamo fatta il 4 marzo 2020, ma poi l’emergenza Covid ci ha costretto a uno stop.
A settembre di quest’anno siamo tornati alla carica, e siamo arrivati a definire un calendario in cui introduciamo di fatto una nuova materia: ambiente e sostenibilità. Le due ore settimanali verranno gestite ad anni alterni dal docente di fisica e da quello di scienze, e saranno sfruttate per attività laboratoriali. Questo non in senso classico, non soltanto a scuola, ma anche organizzando uscite e iniziative legate al piano didattico.

Ad esempio?

Abbiamo già stretto accordi con il Muse, il museo delle scienze naturali di Trento, e con diversi enti della Provincia autonoma di Trento, come l’Appa, l’agenzia provinciale per la protezione dell’ambiente, con Meteotrentino, con FBK (Fondazione Bruno Kesler), con la fondazione E.Mach e con i Dipartimenti di Fisica e Ingegneria dell’università di Trento. Ognuna di queste realtà gestirà dei moduli di circa dieci ore l’anno per ogni classe, coinvolgendo gli studenti rispetto ai temi di competenza, e seguendo un filo conduttore che sarà deciso anno per anno. Il tema portante del prossimo anno scolastico sarà “Acqua, aria e gestione dei rifiuti”. Cerchiamo in questo modo di andare incontro alle esigenze dei ragazzi, sensibilizzandoli a un tema che spesso loro stessi riconoscono come fondamentale, quello dei cambiamenti climatici e della sostenibilità, offrendo loro un approccio e una prospettiva di formazione dal punto di vista culturale, analizzando i problemi e le questioni aperte e cercando di rendere chiaro come ognuno possa intervenire.

Il tema è quello di dare una base “scientifica” a una sensibilità che spesso è innata negli adolescenti?

Se pensiamo ad esempio al movimento Fridays for future, emerge chiaramente che il tema dell’ambiente e del climate change è molto interessante per i ragazzi. Ma la parte tecnico-scientifica per dare loro una consapevolezza concreta di cosa accade al clima è particolarmente impegnativa. Se andiamo a entrare nei dettagli tecnici di temi dibattuti quali le abitudini alimentari del mondo sviluppato, la tutela della biodiversità, i cambiamenti climatici, le energie rinnovabili, è difficile che riescano ad approfondire in autonomia. Qualcuno lo fa, ma se di questi argomenti iniziasse ad occuparsi la scuola potrebbe essere un percorso vantaggioso per tutti.

Al di là delle due ore settimanali e delle collaborazioni con gli enti del territorio, cosa altro caratterizza la vostra proposta?

Ci sono altri due aspetti fondamentali. Il primo è il fatto che stiamo lavorando anche per tenere aggiornati sui temi della sostenibilità i nostri colleghi insegnanti. Perché per un docente di fisica o di scienze è probabilmente più semplice entrare nei dettagli di queste questioni, mentre i colleghi che si occupano di materie umanistiche sono spesso molto interessati e sensibili, e hanno manifestato l’interesse a essere aggiornati periodicamente.
Il secondo aspetto è il fatto che nel liceo a indirizzo ambientale abbiamo pensato a introdurre i temi legati alla sostenibilità anche all’interno dei programmi delle altre materie, non solo nelle due ore settimanali dedicate: dall’italiano al latino all’educazione fisica. Ognuno dedicherà una piccola parte del programma ad approfondire un argomento in linea con il corso di studi, in modo che tutti i colleghi possano essere coinvolti dal progetto.

Avete preso esempio da qualche iniziativa simile che è già in pista per definire questo progetto?

In realtà prima di iniziare ci siamo impegnati in una ricerca per avere ben chiaro il quadro della situazione e capire se avessimo potuto mutuare qualcosa da progetti già in fase avanzata. Ma non abbiamo trovato nulla che andasse nella direzione in cui volevamo muoverci noi. Così abbiamo deciso di proseguire in autonomia, anche perché il nostro territorio ha caratteristiche uniche, e noi abbiamo tutto l’interesse a valorizzarle al meglio. Abbiamo la fortuna di avere tante strutture forti con cui confrontarci, e cerchiamo di lavorare coinvolgendole al meglio, perché questo vuol dire anche poter dare una possibilità in più ai ragazzi una volta che avranno completato il loro percorso con noi.

Per il primo anno avete registrato 20 preiscrizioni: come valutate questo risultato?

Come primo anno di attività, per di più in un periodo segnato dall’emergenza pandemia, è un ottimo numero ed è in linea con le nostre previsioni. Una classe da venti studenti è normalmente più semplice da gestire. Ovviamente punteremo a crescere nel corso dei prossimi anni, e un’opportunità potrebbe venire già dall’edizione del Trento Film Festival del prossimo anno, dove alcuni ragazzi del primo corso potrebbero essere invitati a raccontare la loro esperienza. Siamo in contatto con gli organizzatori, e speriamo di riuscire presto a dare forma anche a questa idea.

Che tipo di feedback avete registrato finora sulla vostra proposta?

L’impressione che abbiamo avuto è quella che la nostra idea abbia “sfondato” tra gli addetti ai lavori. Abbiamo ricevuto molti complimenti e molte richieste di informazioni, oltre che aver suscitato spesso l’interesse dei media. Tra i ragazzi e le famiglie è naturale che ci sia un po’ più di inerzia: in molti vorranno vedere come andranno i primi anni, altri sono stati penalizzati dal fatto che non abbiamo potuto organizzare open day in presenza, anche se numeri alla mano c’è soddisfazione perché abbiamo aumentato gli iscritti rispetto all’anno precedente. E proseguendo con il nostro impegno siamo convinti che i risultati continueranno ad arrivare, anche grazie al passaparola, che in questi casi funziona sempre molto bene.