Economia circolare: Italia leader in Europa

Scritto da Ettore Benigni
Giornalista

I dati del dodicesimo rapporto di Greenitaly: nel nostro Paese 1,3 milioni di green jobs, pari al 13,7% degli occupati. Il 37% dei consumi elettrici soddisfatto da fonti rinnovabili. Le imprese che investono sulla sostenibilità acquistano competitività.

L’Italia conta sul primato europeo quando si parla di economia circolare. Nel Paese il 37% dei consumi elettrici viene soddisfatto da energia che proviene da fonti rinnovabili, mentre i “green jobs” sono a quota 3,1 milioni e rappresentano il 13,7% del totale degli occupati. Le imprese stanno dimostrando di credere nella green economy, dal momento che sono 441mila quelle che nell’ultimo lustro hanno investito in questo settore, scommettendo sulla sostenibilità come leva per essere più competitive sul mercato.
Sono alcuni dei principali dati che emergono dalla dodicesima edizione del rapporto Greenitaly, realizzato da Fondazione Symbola e Unioncamere, con la collaborazione del centro studi Tagliacarne e con il patrocinio del ministero della Transizione ecologica.

Dalla ricerca emerge il fatto che l’Italia si candida, grazie anche alle notevoli risorse destinate al Paese dal Recovery Plan europeo, ad assumere un ruolo guida nella transizione verde, con la sostenibilità che diventa uno strumento per

  • ridurre i profili di rischio per le imprese e per la società
  • stimolare l’innovazione a ogni livello
  • rendere più competitive le filiere produttive
  • affrontare la crisi climatica

Di cosa parliamo?

Il ruolo delle energie rinnovabili

Aumenta in Italia la presenza delle energie rinnovabili: nel 2020, secondo il rapporto, il 37% dei consumi elettrici è stato soddisfatto da fonti rinnovabili, per una produzione complessiva di circa 116 terawatt. Su scala globale lo scorso anno si è registrato il record di potenza elettrica rinnovabile installata, che ha raggiunto la quota dell’83% della crescita dell’intero settore elettrico. Per quanto gli obiettivi dei target di neutralità climatica con orizzonte 2030 siano ancora lontani, dai dati sull’Italia emerge che a fine 2020 erano attivi circa 950mila impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, per più di 56 Gigawatt di potenza. Scendendo ancora più nel dettaglio, del totale degli impianti 936mila sono fotovoltaici, 5.700 eolici e gli altri alimentati da fonti idrauliche, geotermiche o da bioenergie.

I green jobs non perdono terreno nonostante la pandemia

Se il 2020 è stato un anno caratterizzato dalle difficoltà causate dalla pandemia, uno dei sintomi di reazione del Paese è stata l’attenzione ai green jobs, che ammontano al 35,7% del totale dei nuovi contratti di lavoro stipulati nell’anno. Alla fine del 2020 gli occupati con inquadramenti compatibili con i green jobs erano più di tre milioni e 100mila, di cui il 33,8% al Nord-Ovest (pari a un milione e 60mila posizioni), il 23,6% nel Nord Est (740mila persone circa), il 21,4% al centro (671,5 mila) e il 21,3% al Sud (668,6mila). Ad aiutare il conseguimento di questi risultati il fatto che nel 2020, anno funestato dall’emergenza Covid-19, il settore green non abbia subito un calo degli occupati, confermando le performance dell’anno precedente sia per investimenti sia sul versante occupazionale.

Tecnologie green al centro dell’attenzione delle aziende

Il binomio sostenibilità-tecnologia è stato uno dei protagonisti degli ultimi cinque anni, con 441mila aziende che in questo arco temporale hanno investito in tecnologie green. Poco più di un terzo delle aziende attive nel campo dell’industria e dei servizi, per l’esattezza il 31,9%, ha investito in questo campo nonostante la pandemia, con la percentuale che sale al 36,3% se si prende in considerazione il solo comparto della manifattura. La motivazione di questa dinamica, secondo l’analisi di Greenitaly, è l’impellenza di guadagnare competitività sui mercati esteri. Il 44% di chi è stato impegnato in questi investimenti si attende per il 2021 un aumento di fatturato, a fronte del 9% atteso dal resto del campione.

La leadership italiana nell’economia circolare

A rappresentare l’eccellenza italiana in questo campo è il fatto che nel riciclo sulla totalità dei rifiuti – urbani e speciali – l’Italia è riuscita ad arrivare nel 2018 a una percentuale del 79,4%, contro una media europea ferma al 49%, e con un vantaggio sostanziale rispetto alla Germania (69%), alla Francia (66%) e al Regno Unito (57%). Numeri che consentono all’Italia un risparmio annuale pari a 23 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio. Il nostro Paese detiene anche il primato nella riduzione di materie prime per unità di prodotto, con un – 44,1% di materia per unità di prodotto tra 2008 e 2019, e si attesta al quarto posto su scala globale come produttore di biogas da frazione organica, fanghi di depurazione e settore agricolo, dopo Germania, Cina e Stati Uniti.

Passando rapidamente in rassegna i principali risultati in termini di sostenibilità dei più importanti verticali dell’economia nazionale, è interessante notare come dal rapporto emerga che

Legno arredo
Nel settore del legno arredo il 95% del legno viene portato a riciclo, per un risparmio nelle emissioni di anidride carbonica pari a due milioni di tonnellate l’anno.

Tessile/moda
Per il tessile/moda l’Italia è il primo Paese su scala globale ad aver adottato la certificazione detox promossa da Greenpeace e per l’impiego di materiali di origine naturale o rigenerati da tessuti pre e post consumo.

Agricoltura
Nel comparto agricolo tra il 2011 e il 2019 è stato ridotto del 32% l’uso di prodotti fitosanitari, mentre l’Italia mantiene la leadership nel biologico, con più di 80mila aziende impegnate in questo campo e un aumento del 79% della superficie coltivata a biologico negli ultimi 10 anni.

Chimica bio-based
Quanto infine alla chimica bio-based, utile per portare sul mercato prodotti biodegradabili e compostabili, l’Italia mantiene una posizione di vetta per l’integrazione nei processi produttivi di materie prime seconde che derivano da rifiuti e sottoprodotti.

“C’è un’Italia che può essere protagonista alla COP26 di Glasgow: fa della transizione verde un’opportunità per innovare e rendersi più capace di affrontare il futuro e coinvolge già oggi 1/3 delle nostre imprese – afferma Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola – Nel Rapporto GreenItaly si coglie un’accelerazione verso un’economia più a misura d’uomo che punta sulla sostenibilità, sull’innovazione, sulle comunità e sui territori. Siamo una superpotenza europea dell’economia circolare e questo ci rende più competitivi e capaci di futuro”.

“Il Covid non ha fermato gli investimenti green, perché sempre più imprenditori sono consapevoli dei vantaggi competitivi derivanti dalla transizione ecologica. Ma ancora oltre la metà delle imprese manifatturiere percepisce questo passaggio più un vincolo che una opportunità”, aggiunge Andrea Prete, presidente di Unioncamere.