Il nuovo report di info.nodes e onData fotografa un Paese in cui il potere resta declinato al maschile. Anche in politica, con solo il 15% di sindache e appena due presidenti di Regione. Un’analisi che evidenzia come la rappresentanza femminile sia ancora la frontiera irrisolta della democrazia
C’è una frase che apre il report di info.nodes e onData e che da sola riassume la situazione: “Il potere è stabilmente in mano agli uomini”. È la sintesi estrema di un’analisi accurata che, anno dopo anno, conferma lo stesso squilibrio.
Nel Paese di una premier donna e di scienziate nello spazio – emerge dall’osservatorio – le posizioni di comando restano saldamente maschili. I numeri raccolti lo dicono senza giri di parole, analizzando l’ambito politico, quello economico, quello mediatico e quello accademico.
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Contare per cambiare
Alla base del progetto c’è un’idea semplice: contare è un atto politico. Scegliere cosa misurare e come raccontarlo significa prendere posizione. “Non è un lavoro neutro – scrive Donata Columbro, giornalista e data humanist che ha curato l’introduzione del report – perché decidere cosa contare vuol dire stabilire cosa consideriamo importante.”
Il report osserva la variabile biologica e non del genere, per limiti nei dati disponibili, ma resta chiaro l’obiettivo: rendere visibile chi può prendere decisioni che incidono sulla vita di tutti.
La politica, dai Comuni alle Regioni
Nel capitolo sulla politica, firmato da Paola Chiara Masuzzo, ricercatrice in bioinformatica e attivista per la scienza aperta, la fotografia è impietosa: in Italia solo il 35% delle cariche elettive è ricoperto da donne. Nei Consigli comunali la presenza femminile è al 34,9%, nelle Giunte al 41,6%. Ma la carica di sindaco resta quasi esclusivamente maschile: solo il 15% dei comuni è guidato da una donna. Nei grandi centri, oltre i 100mila abitanti, le prime cittadine sono appena 9 su 44.
A livello regionale, su venti presidenti solo due sono donne: Stefania Proietti in Umbria e Alessandra Todde in Sardegna. Il 90% delle presidenze regionali è maschile, e la partecipazione femminile nei consigli e nelle giunte non supera il 30%.
Governo e Parlamento
Anche nei palazzi romani la parità resta una promessa. Nel governo attuale, solo sei ministeri su 24 sono guidati da donne, mentre tutti i sottosegretari alla Presidenza del Consiglio sono uomini.
La Camera e il Senato restano diretti da due uomini, Lorenzo Fontana e Ignazio La Russa, e la rappresentanza femminile si ferma rispettivamente al 33% e al 36,6%.
Una presenza che non basta a incidere. Come osserva il report, “la politica italiana continua a essere un’arena dove la rappresentanza femminile esiste, ma non determina le scelte.”
Diplomazia e potere internazionale: un’altra lingua maschile
Delle 177 ambasciate italiane nel mondo, solo 24 sono guidate da donne — appena il 13,6%. Tra le poche figure femminili spiccano Maria Angela Zappia (Stati Uniti), Emanuela d’Alessandro (Francia), Federica Favi (Belgio) e Cecilia Piccioni (Russia). Il resto della rete diplomatica parla ancora al maschile.
Oltre la retorica della “donna al comando”
Una donna a Palazzo Chigi, lascia intendere il report, non basta a trasformare un sistema. Si rischia invece una “femminilizzazione del lavoro”, dove vengono celebrate capacità “femminili” come empatia e mediazione, ma senza mettere in discussione la gerarchia maschile del potere. Il risultato che emerge dal report è un paradosso: più donne nei ruoli intermedi, ma poche nei posti dove si decide davvero, con una partecipazione che cresce in quantità ma non in influenza.
La “maschiocrazia” che non molla
I grafici del report scattano una fotografia in cui il 65% delle cariche politiche, 88% di quelle economiche e 91% di quelle mediatiche sono occupate da uomini. Soltanto nel mondo dell’istruzione e della ricerca la quota femminile supera di poco il 20%.
Dietro queste cifre, spiega la ricerca, si nasconde un modello culturale che continua a riprodurre sé stesso: le donne studiano di più, lavorano di più, ma restano lontane dai vertici, e quando ci arrivano, spesso restano isolate.
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