Vesti la natura, la moda sostenibile a 360 gradi

Scritto da Roberta Persichino
Content editor

L’associazione che promuove ogni forma di moda responsabile dal punto di vista ambientale e sociale

Vesti la natura è una associazione per la promozione della moda etica e sostenibile. Nata nel 2016, diffonde i propri principi educando e incoraggiando i consumatori a compiere scelte d’acquisto più responsabili e nello stesso tempo supporta produttori, artigiani, brand e imprese con l’intento di portare un radicale cambiamento nel settore tessile. Ruggero Giavini, socio fondatore dell’associazione, ci ha parlato di come è nata l’idea, dell’attuale situazione in Italia e dei progetti presenti e futuri che hanno in cantiere.

Di cosa parliamo?

Come è nata l’idea

“L’idea è nata dal fatto che ci siamo resi conto che ci sono tantissimi vuoti nella comunicazione al consumatore, in particolare sul significato di sostenibilità in ambito tessile e abbigliamento – spiega Ruggero – Spesso la sostenibilità viene associata all’ecologia, ma ciò risulta riduttivo, la nostra idea parte da una sostenibilità sociale che passa anche per l’ecologia”. Da questa visione comune, è nata l’associazione Vesti la Natura: il presidente Cristian Perinelli con un gruppo di volontari, hanno messo in campo le loro competenze e le loro esperienze per creare una rete attiva nella divulgazione su questo settore. Nel 2018 nasce anche il loro primo prodotto digitale rivolto al consumatore: ecoFashion. Un portale web che  permette di trovare marchi di moda sostenibile e, grazie alla geolocalizzazione, di scoprire se sono presenti negozi ecosostenibili nella provincia in cui vivi. Ovviamente, l’impegno dei volontari di Vesti la Natura non si limita a questo, oltre alla divulgazione e allo sviluppo di ecoFashion, svolgono diversi progetti: “Abbiamo fatto progetti con la camera di commercio di
Pescara – ci racconta Ruggero – siamo andati nelle scuole in Sicilia, mettiamo a disposizione sul nostro sito corsi sulla sostenibilità legati al tessile e all’abbigliamento”.

Tra consumatore e imprenditore

Vesti la natura non si rivolge solo al consumatore finale, per guidarlo in scelte sostenibili e responsabili, ma aiuta imprenditori, artigiani e brand a rendere le loro attività sostenibili: “soprattutto micro e piccole e medie imprese, che sono poi quelle che fanno il tessuto economico del nostro Paese, come nel resto dell’Europa”- spiega Ruggero. E continua: “Girando spesso per lavoro, porto novità sulle varie fiere in Europa cercando di far capire anche le validità delle certificazioni, ché spesso l’imprenditore non conosce”. Proprio su questo tema, sul sito dell’associazione, c’è una sezione dedicata per guidare consumatori e imprenditori a comprendere meglio il valore delle tante certificazioni che ci sono in Europa. “Ad oggi posso dire che non esiste un vero certificato di filiera – afferma Ruggero – Ci sono Gots o il Grs, ma per il Gots ad esempio si è scoperto che in India si era contraffatto il QR code per due anni. Questo significa che sono entrati milioni e milioni di prodotti non certificati. Ciò avviene perché l’ente certificatore prova a fare un certificato che copra tutto, ma le realtà sono talmente tante che è impossibile controllarle tutte”. Conclude Ruggero: “Le certificazione sono necessarie, ma devono progredire perché ad oggi non ne esiste una completa che tutela il consumatore”.

Per quanto riguarda l’Italia, in tema sostenibilità nel settore tessile e abbigliamento, non siamo molto indietro, come ci spiega Ruggero, ma sicuramente siamo arretrati rispetto ad altri paesi, non solo del nord Europa, dove hanno abbracciato questa cultura ormai da anni, ma anche rispetto al Portogallo e alla Turchia.

La sostenibilità a 360 gradi

“Quando si parla di sostenibilità si pensa all’ecologia, – afferma Ruggero – ma esistono in commercio tantissimi prodotti con materie prime ecologiche realizzati da ragazzi di 12-13 anni che lavorano in condizioni sanitarie e igieniche scarse o dove non si rispettano i requisiti minimi dei diritti umani”. Spesso, si pensa subito ai paesi più poveri del mondo quando parliamo di sfruttamento minorile e non solo, ma Ruggero ci spiega che “esistono dei comprensori industriali in Italia che sono allo stesso livello. Noi vogliamo combattere questo, far capire che è molto meglio comprare dall’artigiano sotto casa oppure da grandi brand sostenibili. È molto triste vedere i ragazzini che lavorano e donne che non vengono rispettate”.
Infatti, secondo alcuni dati riportati da Vesti la natura, l’85% dei lavoratori nel tessile sono donne e oltre 100 milioni di bambini sono coinvolti nella produzione tessile. Questo avviene perché le donne a differenza degli uomini hanno meno diritti in paesi come Bangladesh o Pakistan, e quindi sono più soggette allo sfruttamento. Ma la discriminazione di genere è una realtà in cui prima o poi tutti ci imbattiamo, forse in Occidente è meno evidente e sicuramente meno violenta, ma questo non significa che non ci sia. Infatti, Ruggero ci racconta che “quando si parla di fornire l’abbigliamento per i vigili del fuoco, fino a qualche anno fa in Italia non veniva creato abbigliamento da donna. E questa è una discriminazione. La stessa cosa per la polizia di stato. Il rispetto nasce anche da lì, dal design: creare abbigliamento adatto per tutti è una forma di rispetto”.

Progetti per il futuro

Per il futuro, l’associazione Vesti la Natura punta a informare i più giovani. “L’idea è sicuramente aumentare la nostra presenza nelle scuole per fare divulgazione – spiega Ruggero – aumentare il materiale “didattico” che mettiamo a disposizione, perché abbiamo iniziato con dei percorsi basici ma vorremmo ampliare l’offerta”. In parallelo continuerà il loro lavoro di divulgazione a tutti i consumatori e imprenditori, con la nascita di una nuova rubrica dedicata al recupero delle tradizioni tessili italiane: “Abbiamo molto tradizioni nel nostro Paese che non vorremmo perdere ma recuperare – afferma Ruggero – come la lana gentile in Puglia, ad oggi utilizzata solo per gli isolanti edilizi”.
Infine, il progetto più ambizioso è quello di creare un’associazione dei brand sostenibili italiani, però il percorso potrebbe essere più lungo. Ma lo spirito positivo dei volontari porta avanti il lavoro con determinazione come ci rassicura Ruggero: “Tutto molto in divenire ma tutto realizzabile e fattibile. Ci basiamo sul concetto di mettere l’essere umano al centro con le sue esigenza, per girargli intorno e costruire il prodotto di cui ha bisogno”.