Progetto M.A.R.E., il diario di bordo di Elena Airaghi e Michela Pandiscia

Scritto da Ettore Benigni
Giornalista

Nella tappa da Ostia e Marina di Scarlino, a bordo del catamarano c’erano per Sorgenia la responsabile della contabilità clienti e la project development Gis Specialist: “Esperienza indimenticabile, abbiamo anche visto i delfini”

La partenza dal porto di Ostia è stata anticipata nel pieno della notte, e le prime ore di navigazione sono state particolarmente impegnative, soprattutto per chi a bordo soffriva di mal di mare. Ma anche questo ha contribuito a rendere indimenticabile per gli ospiti la tappa di Progetto M.A.R.E. che – dal 28 giugno al 2 luglio – ha portato il catamarano fino a Marina di Scarlino, in Toscana. Per Sorgenia hanno preso parte a questo spezzone di avventura Elena Airaghi e Michela Pandiscia, rispettivamente Client accounting manager (responsabile della contabilità clienti) della digital energy company e Project development Gis specialist: “Tradotto in termini più semplici – spiega Michela – mi occupo di individuare sul territorio nazionale aree idonee per lo sviluppo dei nostri impianti”.

Di cosa parliamo?

Prime volte ed esperienza di navigazione

“Se dovessi dire quanto sia stata una bella esperienza, da uno a dieci direi mille – spiega Elena – Si è formato da subito un gruppo molto affiatato con l’equipaggio e con gli altri ospiti, ci siamo impegnati, ognuno per le sue competenze, nella navigazione e per le manovre, sotto la guida di un capitano esperto e molto attento a spiegarci le sue scelte. Io, superata la timidezza iniziale, ho praticamente preso possesso della cucina per mettere a disposizione degli altri le mie abilità ai fornelli, mentre per il resto ho fatto quel che ho potuto, essendo una neofita assoluta della navigazione a vela”. Michela invece ha esperienze di navigazione alle spalle, anche se questa è stata la sua priva volta su un catamarano: “Sono partita già rodata sull’aspetto velico – racconta – Conoscevo le organizzazioni di cambusa, come si potesse mettersi a disposizione dell’equipaggio, come funziona l’attracco in porto. Il comandante mi ha detto una cosa abbastanza intuitiva ma a cui difficilmente si fa caso: i membri dell’equipaggio capiscono subito, soltanto da come le persone si muovono sulla barca, chi ha già una qualche esperienza e può essere d’aiuto”.

Due eventi unici

Michela ci spiega anche perché è stato anticipare alla notte la partenza della tappa: “Il mare era mosso, e per la conformazione del porto di Ostia le onde arrivavano fino a noi, per questo rischiavamo di andare a urtare contro la banchina e danneggiare l’imbarcazione – argomenta – Così il capitano ha deciso di salpare a notte fonda. Devo dire però che sul catamarano il mare mosso si sente molto di più che sulle barche a vela tradizionali: io sono abituata, non sto male durante le mareggiate, ma devo dire che è stata un’emozione forte anche per me, ho avuto momenti in cui mi sono dovuta tranquillizzare”.
La tappa è stata caratterizzata anche da un altro “evento”: “Abbiamo visto i delfini – racconta Elena – Eravamo in navigazione da quattro ore quando abbiamo sentito vociare e subito dopo spegnere i motori. Una volta fuori li abbiamo visti che si avvicinavano e saltavano intorno a noi. Vedere i delfini in mezzo al mare, nel loro habitat, è un’esperienza unica”.

La parte scientifica

Quanto alla parte scientifica e di ricerca della tappa, Elena e Michela hanno partecipato alle attività di prelievo dei campioni di acqua per l’analisi del Dna e del plancton insieme alla biologa a bordo: “Benedetta ci ha insegnato come prelevare l’acqua, un’attività abbastanza faticosa soprattutto se consideriamo che andava ripetuta continuamente, mentre lei ci spiegava anche come filtrare l’acqua per conservare i campioni. Dall’inizio di questa avventura hanno fatto molti prelievi e analisi – aggiunge Elena – e credo che alla fine avranno per un bel po’ dati da analizzare”. “È stato bellissimo vedere dal vivo il plancton – aggiunge Michela – Io non avevo idea che fosse così: sembravano delle minuscole palline di bubble tea. Inoltre, a bordo abbiamo avuto l’occasione, con la biologa, di organizzare un paio di lezioni su che tipo di esseri viventi si possano trovare nella zona del Mediterraneo che abbiamo attraversato, del perché si studiano il Dna e il plancton, di come attraverso le loro analisi sia possibile capire lo stato di salute delle acque del Tirreno. Sono nozioni di cui magari sappiamo qualcosa a livello teorico, ma che quando si ha l’opportunità di toccare con mano trasmettono tutta un’altra sensazione”.

 

Tiriamo le somme

Quando si tratta di tirare le somme, Elena è particolarmente soddisfatta dell’esperienza fatta a bordo del catamarano di Progetto M.A.R.E.; “I rapporti umani sono stati splendidi – sottolinea – sono bastate poche ore e c’è stata subito intesa: abbiamo condiviso dei momenti molto belli e quotidiani, che hanno lasciato un segno a livello umano. E poi la barca, il vivere a contatto con la natura, tutto fantastico. Abbiamo passato insieme quattro giorni, ma a me sembra che siamo stati insieme molto più a lungo per la qualità dei rapporti che si è creata. E infine è stato bello poter condividere una serie di buone abitudini per il rispetto della natura, a partire dal mio posacenere da viaggio per non inquinare”. “Io ero già al corrente di tutti i comportamenti da tenere a bordo, a partire dalle creme e dai saponi da utilizzare – conclude Michela – ma una cosa a cui ho fatto particolarmente attenzione è stato il consumo dell’acqua: quando si è in tanti e si trascorre tanto tempo in navigazione è importante utilizzarla con parsimonia per non intaccare troppo le scorte”.