Plastic Bag Free Day, il 3 luglio è il giorno per dire no ai sacchetti di plastica
Scritto da
Ettore Benigni
Giornalista
Considerate come una delle principali cause della presenza inquinante di plastica nei mari, le buste sono al centro di una mobilitazione internazionale che punta a eliminarle. E uno studio realizzato negli Stati Uniti dimostra come la mobilitazione dei legislatori sia efficace per ottenere risultati
Il Plastic Bag Free Day è nato nel 2008 come una piccola iniziativa locale, promossa in Catalogna da Rezero, associazione spagnola che ha sposato la filosofia zero rifiuti. Nel giro di pochi anni però la giornata per l’eliminazione delle buste in plastica ha catturato l’attenzione del mondo ambientalista su scala internazionale, fino a ottenere il sostegno di associazioni come Zero Waste Europe, Bag Free World e Brask Free From Plastic. L’obiettivo della giornata, che è stata convenzionalmente fissata al 3 luglio, è di sensibilizzare l’opinione pubblica sui danni provocati all’ambiente dall’utilizzo dei sacchetti in plastica, considerati una delle principali cause dell’inquinamento da plastica dei mari, e sui benefici che si potrebbero ottenere eliminandoli.
Di cosa parliamo?
I numeri sull’inquinamento da sacchetti di plastica
Le buste di plastica monouso sono ancora oggi tra le principali cause di inquinamento ambientale sulla Terra. Il fatto che siano leggere e facilmente trasportabili dal vento, oltre che estremamente difficili da smaltire, comporta un loro progressivo accumulo, ad esempio nei mari, dove finiscono per scomporsi nelle famigerate microplastiche. Stando ai dati diffusi dall’UNEP, Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Ambiente, oltre 11 milioni di tonnellate di plastiche finiscono ogni anno nei mari, e il numero potrebbe essere destinato a raddoppiare entro il 2030 se non si correrà ai ripari rapidamente.
I divieti nel mondo
Proprio per mitigare il rischio di inquinamento in tutto il mondo si susseguono le iniziative legislative per il divieto di utilizzo dei sacchetti di plastica. Soltanto per fare un esempio, il primo Paese al mondo a vietare le buste non biodegradabili è stato il Bangladesh nel 2002, seguito da altri nel corso degli anni in tutti i continenti. In Italia il divieto risale al 2011, mentre l’Unione Europea nel 2015 ha adottato la Direttiva 2015/720 per ridurre l’uso di sacchetti di plastica leggeri del 50% entro il 2017 e dell’80% entro il 2019.
Lo studio di due atenei americani
Che i divieti abbiano a iniziato a dare i primi frutti è evidente da uno studio pubblicato proprio all’inizio di giugno 2025 e realizzato dall’Università del Delaware insieme alla Columbia University. Se pur limitato agli Stati Uniti, dove non esiste un divieto federale per l’utilizzo dei sacchetti di plastica, ma molte amministrazioni hanno scelto di bandire le buste dal loro territorio, la ricerca ha dimostrato come la scelta di interdire i sacchetti in plastica o penalizzarne l’utilizzo abbia avuto una certa efficacia nella riduzione dell’inquinamento da plastica nei mari.
Gli effetti dei divieti
Lo studio, pubblicato sulla rivista Science, ha infatti evidenziato come nelle aree interessate dai divieti l’inquinamento da plastica sulle spiagge sia diminuito in maniera variabile tra il 25% e il 47% rispetto alle aree senza vincoli. Per giungere a queste conclusioni i ricercatori hanno analizzato decine di migliaia di clean-up e la loro interazioni con è più di 600 interventi legislativi contro i sacchetti in plastica su tutto il territorio nazionale statunitense. A firmare la ricerca sono Kimberly Oremus, professoressa associata presso la School of Marine Science and Policy dell’Università del Delaware, e Anna Papp, economista ambientale che ha conseguito il dottorato in sviluppo sostenibile alla Columbia University nel 2025.
Le scelte più efficaci per combattere l’inquinamento da plastica
Secondo quanto emerge dallo studio dei due atenei, inoltre, alcuni tipi di politiche sembrano essere più efficaci di altri nel ridurre i rifiuti causati dai sacchetti di plastica. Ad esempio, le normative a livello statale negli USA hanno avuto un impatto maggiore rispetto a quelle a livello comunale, mentre le tasse hanno dimostrato di essere più efficaci rispetto ai singoli divieti, soprattutto dove il problema era inizialmente più grave.
Il trattato internazionale sull’inquinamento da plastica
Di fronte a questo scenario il 5 agosto 2025 ripartirà a Ginevra una nuova sessione di negoziati per arrivare a un trattato internazionale giuridicamente vincolante sull’inquinamento da plastica. A coordinare i lavori, che riprenderanno il filo del discorso interrotto nel 2024 nella sessione in Corea del Sud, sarà l’UNEP, Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente.