ORMA Guides, l’app per orientarsi tra i luoghi del turismo rigenerativo

Scritto da Ettore Benigni
Giornalista

Il cofounder della startup, Federico Gavioli: “Al turismo di massa oggi non c’è una soluzione, ma si può fare molto per renderlo più sostenibile, anche con piccole scelte dal grande valore. Perché ogni viaggio può contribuire a rendere migliore il posto che si visita, e non a depauperarlo”

Il mondo del turismo si sta lasciando alle spalle gli anni difficili, quelli a cavallo della pandemia, e stando alle ultime proiezioni potrebbe tornare a registrare i numeri pre-Covid entro la fine del 2024. Si tratta di un’opportunità per tutto il comparto, che però deve tenere in considerazione il tema della sostenibilità, declinata in tutti i suoi aspetti. Proprio seguendo questo solco è nata nel 2022 la startup ORMA Guides, con il progetto di un’app che punta a mettere i turisti nelle condizioni di scegliere il turismo rigenerativo, fornendo loro guide su un numero crescente di città, in Italia e in Europa, con l’obiettivo di fare qualcosa per lasciarle migliori di come le hanno trovate. A spiegare il senso di questa iniziativa è Federico Gavioli, che di ORMA Guides è il cofounder.

Federico, come è nata l’idea di dare vita a ORMA Guides?

Siamo partiti da un dato interessante: oggi l’80% dei turisti ha voglia di un’esperienza di viaggio che abbia aspetti di sostenibilità, e il 40% ritiene di non avere strumenti adeguati per programmarla. Se ci proiettiamo in una situazione in cui il turismo di massa sarà tornato a regime, dobbiamo essere consapevoli che questo porterà con sé diverse criticità per le città. Soltanto per fare qualche esempio, oggi circa l’11% delle emissioni di CO2 su scala globale è dovuto al turismo, mentre stiamo assistendo a un impoverimento del patrimonio delle città, dove le piccole attività locali spariscono per fare spazio a grandi catene internazionali. Con ORMA Guides vogliamo dare una risposta a chi scegliere di mettere anche la sostenibilità tra gli obiettivi dei propri viaggi, che diventano così anche un’occasione di miglioramento, di rigenerazione dei luoghi che si visitano.

Cosa ha di diverso il turismo rigenerativo dal turismo green o dal turismo sostenibile?

Noi lo vediamo come un’innovazione del semplice turismo green, che si limita a preservare l’aspetto ambientale, o di quello sostenibile o responsabile, che dà importanza anche alla parte della sostenibilità economica e culturale. Il turismo rigenerativo porta un valore aggiunto, perché ha lo scopo di cambiare il paradigma, di far diventare il viaggiatore un soggetto in grado di dare un contributo al miglioramento delle città che visita.

È importante, dal mio punto di vista, partire dalla consapevolezza che a oggi non c’è una soluzione per bloccare il turismo di massa, perché – al di là di piccoli accorgimenti possibili – le persone continueranno ad andare nelle grandi capitali europee e mondiali, che sono patrimoni dell’umanità. Il senso profondo del turismo rigenerativo può essere riassunto in una celebre frase di Baden Powell, considerata in qualche modo il suo testamento spirituale: “Cercate di lasciare il mondo un po’ migliore di come l’avete trovato”. Per fare questo non vogliamo limitarci al turismo green, ma sentiamo molto forte l’urgenza della conservazione delle comunità locali.

Qual è allora la soluzione possibile?

Si può fare molto per rendere questi viaggi un po’ più responsabili. A Barcellona, ad esempio, non diciamo ai nostri lettori di non andare a visitare la Sagrada Familia, ma consigliamo loro di andare, dopo, in una caffetteria che non sia di una grande catena internazionale: ad esempio un’attività che ha un progetto per aiutare persone svantaggiate o in difficoltà, perché questo può generare un impatto positivo. Vogliamo che passi il concetto che non è strettamente necessario stravolgere le proprie abitudini, ma che basta un piccolo impegno per ottenere un risultato. Soprattutto oggi, in un momento in cui l’offerta di servizi improntati alla sostenibilità inizia a diventare alta e interessante, uscendo dalla nicchia in cui era stata relegata in passato.

A che punto siete nel vostro percorso di crescita?

Siamo ancora nella fase iniziale: siamo partiti nel 2022 con la costruzione del progetto, e a fine 2023 l’abbiamo lanciato. Oggi siamo nella fase della costruzione delle partnership.

Riusciamo a suscitare l’attenzione del pubblico soprattutto attraverso i social media, a partire da Instagram, che è il nostro principale canale di acquisizione. Attualmente le guide sono fruibili esclusivamente tramite applicazione, ma abbiamo un sito web da cui è possibile anche scaricare l’app. E non escludiamo che in futuro possano uscire le edizioni cartacee delle guide, perché si tratta ancora di un mercato interessante. Oltre alle guide, proponiamo anche tour sostenibili, itinerari con una guida che accompagna le persone a scoprire un lato nuovo e sostenibile delle città in cui siamo presenti. E permettiamo anche la compensazione delle emissioni prodotte nei viaggi tramite una piattaforma di compensazione di crediti di CO2 basata sull’approccio a portfolio e che supporta progetti innovativi tecnologici e non solo ambientali.

Come è strutturata l’app di ORMA Guides?

Si tratta di una guida digitale che indica delle proposte per scoprire una città: dove mangiare, fare shopping, dormire, raccogliendo le realtà che nel loro business model non hanno soltanto un piano di revenue, ma anche valori legati alla sostenibilità. Parliamo ad esempio di ristoranti gestiti da organizzazioni non profit, negozi sfusi, bar caratterizzati dalla filiera corta e responsabile, o che si approvvigionano da una filiera etica, o ancora hotel che sono impegnati in progetti di inclusione sociale o che sorgono in spazi rigenerati.

Qual è al momento la vostra copertura?

A oggi abbiamo nell’app le guide per nove città, ci cui tre sono capitali europee: Amsterdam, Barcellona e Londra. E l’obiettivo è di arrivare a 20 entro la fine dell’anno, con un focus specifico sull’Europa, dal momento che il nostro target principale sono i turisti internazionali che visitano anche le grandi città italiane.

Come avviene la mappatura delle città?

Per ogni città individuiamo un city manager, che si proporrà come punto di riferimento con il mondo locale del non profit e con i tour operator sostenibili per individuare i punti di interesse da inserire nelle nostre guide. Si tratta nella maggior parte dei casi di studenti che hanno un lifestyle particolarmente orientato verso la sostenibilità, e che quindi hanno la sensibilità giusta per valutare le proposte. Alla base di questo lavoro, però, c’è una serie molto ben definita di criteri alla quale attenersi: le realtà che valutiamo devono rispettarne in pieno almeno uno per entrare nelle nostre guide. Oltre a questo, siamo direttamente autori di tutti i contenuti che pubblichiamo.

Che feedback state ricevendo in questi primi mesi di attività?

Sono positivi, anche perché ci posizioniamo su un mercato che non è ancora particolarmente affollato, e in cui uno dei valori aggiunti che ci vengono attribuiti è la qualità del design branding che ci rende riconoscibili. Riceviamo anche molte richieste sull’arricchimento dei contenuti, perché vengano inserite più proposte nelle guide già online e perché vengano aggiunte nuove città. Ovviamente nel tempo i contenuti saranno sempre più completi, dal momento che le mappature vengono continuamente aggiornate.