La nuova vita degli pneumatici esausti

Scritto da Ettore Benigni
Giornalista

Una ricerca del Cnr mette a punto una tecnologia per rilevare le microplastiche prodotte dall’abrasione delle gomme delle auto. Potrà essere utile per sviluppare in futuro prodotti più sostenibili. E intanto si moltiplicano le startup per il riciclo dei copertoni esausti

Sapere con esattezza cosa succede quando, con una brusca frenata o con un’accelerazione decisa, si provoca l’abrasione degli pneumatici di un’automobile, può essere estremamente utile per progettare copertoni più sostenibili, meno inquinanti e meno pericolosi per la salute dell’uomo. È da questa constatazione che è partita la ricerca realizzata dall’Istituto per i processi chimico-fisici del Cnr in collaborazione con le Università di Göteborg e Le Mans sulla rilevazione delle micro e nanoparticelle generate dalle gomme delle automobili, che è stata pubblicata su Environmental Science: Nano.

Di cosa parliamo?

L’impatto dei segni neri da frenata sull’ambiente

Il fenomeno indagato dallo studio è il rilascio di microplastiche dovuto all’abrasione degli pneumatici: sostanze che si accumulano ai bordi delle strade fino a defluire nei corsi d’acqua e inquinare l’ecosistema idrico. La ricerca mira a rilevare anche le microplastiche più piccole, quelle di diametro inferiore ai 5 micrometri, che attualmente vengono identificate con difficoltà.

 

Il Cnr-Ipcf, insieme al Soft-Matter Lab dell’Università di Göteborg e all’Institut des Molécules et Matériaux dell’Università di Le Mans, è riuscito a mettere a punto un metodo non-convenzionale per intrappolare queste particelle per rivelare e identificare la natura chimica del particolato nel range tra 500 nanometri e 5 micrometri.

"I risultati dello studio - dichiara Giovanni Volpe di Uni-Göteborg - potrebbero essere utilizzati per sviluppare pneumatici o sistemi di frenaggio a minore impatto ambientale".

Contaminazione da nanoplastiche nei cibi

“Ma questo aprirebbe le porte, oltre che alle applicazioni nell’analisi ambientale, anche allo studio della contaminazione da nanoplastiche nei cibi – conclude Pietro Gucciardi del Cnr-Ipcf e coordinatore dello studio – e ai suoi effetti sulla salute dell’uomo, tema che la European Food Safety Authority ha identificato come una delle sfide più importanti dei prossimi anni”.

Che il tema dell’inquinamento da pneumatici sia particolarmente sentito lo dimostra anche il fatto che sono sempre di più le startup e le aziende che operano in questo campo, anche per dare una nuova vita – secondo i principi dell’economia circolare – alla gomma ricavata dai copertoni esausti.

Promix, dalle gomme usate agli impianti sportivi

La mission di questa azienda è legata ai principi della crescita sostenibile e dell’economia circolare: utilizza infatti gli pneumatici fuori uso per trasformarli nella base sabbiosa per i campi da calcio in erba sintetica, i campi da tennis, i campi da rugby e per l’equitazione, nei sottotappeti e nelle piastre con finitura in erba sintetica per le aree ludiche, i campi sintetici e per l’arredo urbano.

Lo stabilimento di Promix, attivo dal 2000, è in grado di raccogliere 8mila tonnellate di pneumatici fuori uso per riconvertirli in intasi prestazionali in gomma.

Greenrail: dagli pneumatici fuori uso alle ferrovie hi-tech

Greenrail è stata premiata nel 2017 come startup dell’anno da Sartupitalia, e prosegue nello sviluppo del proprio progetto di sostenibilità: quello di riconvertire gli pneumatici fuori uso e le plastiche da rifiuti urbani in traversine per le ferrovie. Fondata da Giovanni De Lisi nel 2012, l’azienda si è specializzata nella realizzazione di traverse ferroviarie ecosostenibili, pensate per sostituire quelle “tradizionali” in calcestruzzo, garantendo una durata maggiore (50 anni contro 30), meno vibrazioni e meno rumore, con la possibilità di generare energia al passaggio dei treni. Grazie inoltre a una collaborazione con la multinazionale spagnola Indra l’azienda è impegnata a mettere a punto un sistema per rendere le traversine “intelligenti”, dotandole di sensori in grado di trasmettere le informazioni sul traffico ferroviario e sullo stato delle infrastrutture in tempo reale.

Rubber Conversion, da Verona la ricetta per la devulcanizzazione delle gomme

Riciclare la gomma da prodotti e scarti pre e post consumer grazie a una tecnologia proprietaria che consente di produrre mescole di gomma devulcanizzata di altissima qualità, prive di sostanze chimiche nocive e a basso impatto ambientale. È questa la mission di Rubber Conversion, la startup di Verona nata nel 2017 che alla fine di marzo ha chiuso un round di raccolta di capitali da 2,5 milioni di euro.

Le mescole vengono realizzate da Rubber Conversion a partire da prodotti post consumo, inclusi gli pneumatici fuori uso e scarti di produzione; sono utilizzabili anche in percentuali significative nella produzione di prodotti e articoli nuovi in gomma e rappresentano una soluzione efficace per ottimizzare la sostenibilità del ciclo produttivo, riducendo l’impiego di materia prima vergine.

Syntoil: riciclare gli pneumatici per produrre nuova gomma

La startup polacca, fondata nel 2015, si occupa di trasformare gli pneumatici esausti in nero di carbonio, sostanza che può essere riutilizzata per produrre nuova gomma. Tutto questo con procedimenti a basso impatto ambientale, limitando al massimo le emissioni e l’utilizzo di combustibili fossili. L’obiettivo dell’azienda è quello di arrivare a trasformare ogni anno 2 milioni di pneumatici giunti alla fine del loro percorso di vita.