Perché parliamo di questo fenomeno?
In concomitanza con lo scoppio delle due principali rivoluzioni industriali, da due secoli a questa parte la biodiversità mondiale si è ritrovata ad accelerare il passo del proprio adattamento all’uomo come mai prima, secondo ritmi per lo più proibitivi per la maggior parte delle specie.
Conseguentemente sono state tante le estinzioni messe a registro in questo frangente di tempo, tanto che si è arrivati a parlare, seppure con riserbo, di sesta estinzione di massa, in riferimento ai precedenti 5 grandi eventi di moria generale conosciuti dalla Vita sulla Terra nel corso degli ultimi 450 milioni di anni (l’ultima fu quella del Cretaceo-Paleocene, circa 66 milioni di anni fa, che portò alla scomparsa, tra gli altri, di tutti i dinosauri meno che degli uccelli).
In questo quadro nefasto, dove solo la rapidissima velocità di adattamento a cambiamenti sempre più ingenti e frequenti operati dagli umani può determinare la sopravvivenza di altri interi lignaggi evoluzionistici, l’attuale caso delle cicogne in Europa ci ricorda la complessità del tema e delle eventuali soluzioni.
Scopriamo insieme di quale animale parliamo, e di quale grande sfida si trova ad affrontare oggi questa iconica specie europea.
INDICE DEI CONTENUTI
Identikit
L’animale
La cicogna bianca (Ciconia ciconia) è uno degli uccelli più grandi dell’avifauna europea, con apertura alare capace di superare i 2 m negli esemplari più maestosi e in salute. La sua stazza notevole, unita alla passata abbondanza e all’attitudine pacifica, sono i fattori all’origine del mito Nord Europeo che la vede portatrice benevola di pargoli innocenti alle rispettive speranzose famiglie. Anche se quello della balia è mestiere che non le compete, la cicogna è comunque grande lavoratrice, capace di migrare ogni anno da e verso il proprio grande nido di ramaglie seguendo precise rotte intercontinentali.
L’ambiente d’elezione
L’ambiente prediletto è la pianura alluvionale, in particolare quella dove non cresce vegetazione alta, sia essa sotto forma di prateria o di foresta. La sua dieta carnivora si basa infatti sulla biodiversità animale caratteristica delle zone più fertili, ancor meglio se acquitrinose, quindi quelle contemporaneamente ricche di anfibi, rettili e grandi artropodi. È questa la ragione dietro la sua forte espansione in epoca medioevale, l’epoca in cui gli ultimi lembi di foreste vergini europee vennero tagliati per far posto ai grandi campi coltivati, ben adatti alle sue esigenze di vita.
Successivamente, tuttavia, con il progresso sempre più veloce dell’industrializzazione e con la conseguente evoluzione delle pratiche agricole, le popolazioni di cicogne, fino a quel momento temporaneamente favorite dall’uomo, andarono diminuendo drasticamente ovunque, fino a scomparire dalla maggior parte dei paesi europei in cui solevano passare la primavera e l’estate.
Oggi, grazie a molti progetti di reintroduzione distribuiti qua e là per il continente, la cicogna è tornata a popolare nuovamente l’Europa con numeri discreti, seppure incomparabili con quelli medioevali.
Ebbene, nonostante questi sforzi, nuove sfide ora attendono la specie, che sembra non trovare pace definitiva accanto all’uomo. Vediamole.
La sfida
Le discariche
Complice il crescente surriscaldamento globale, negli ultimi 30 anni inaspritosi particolarmente nei paesi affacciati sul bacino del Mediterraneo, l’inaridimento generale di vastissimi territori prima ricolmi di verdi distese e fertili acquitrini ha comportato la perdita di grandi aree di foraggiamento sicuro per le cicogne bianche.
Queste hanno trovato quindi modo di ovviare al problema della fame adattandosi allo sfruttamento delle risorse presenti nelle grandi discariche a cielo aperto, che in maniera puntiforme popolano i sobborghi delle grandi metropoli: così facendo, resti di cibo, roditori, insetti, vermi decompositori e, inevitabilmente, anche molti materiali artificiali, sono diventati la nuova dieta della cicogna in molti paesi, uno su tutti la Spagna. Nonostante i rischi associati all’ingestione di materiali artificiali di ogni sorta, la costante abbondanza e disponibilità di cibo ha inoltre spinto queste popolazioni di cicogne a sospendere le migrazioni, interrompendo una prassi vecchia milioni di anni e con tutte le conseguenze ecologiche del caso.
Lo scenario futuro
In questo inusuale scenario di nuova normalità, ora incombe per la specie l’ennesima sfida di adattamento all’uomo: la legislazione europea infatti dal 2020 incentiva i propri paesi membri al progressivo abbandono dello smaltimento dei rifiuti in discariche a cielo aperto, ritenendo la pratica ormai non più compatibile con gli alti standard di sostenibilità ambientale richiesti per fronteggiare adeguatamente la crisi climatica globale. Così, le popolazioni di cicogne adattatesi a quei contesti negli ultimi decenni di evoluzione si troveranno presto ad affrontare l’ennesimo capovolgimento paesaggistico umano, ma questa volta con una carta in meno, quella delle migrazioni. Quale futuro dunque per la specie?
Uno sguardo più approfondito alla storia della cicogna bianca in Europa ci insegna molte cose, specialmente la complessità della sfida che rappresenta oggi per molte categorie della biodiversità animale la convivenza con l’uomo, così veloce nella sua traiettoria di ‘evoluzione’ da lasciare spesso il vuoto dietro di sé. I fattori in gioco, siano essi naturali, antropici o una mix di questi, sono tanti: a noi non resta che ponderarli uno per uno, con la giusta attenzione, e prendere le decisioni migliori nell’interesse delle prossime generazioni di uomini e animali.
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