Non serve guardare lontano a Europa 2020: per tagliare del 20% le emissioni di CO2 nell’atmosfera basterebbe prestare più attenzione ai nostri gesti quotidiani, comprendere il costo ambientale della nostra routine domestica per salvare più aria, acqua e alberi di qualsiasi grande intesa internazionale. È quanto sostiene l’Agenzia ambientale europea (Eea) nel suo ultimo studio dal titolo “Raggiungere l’efficienza energetica cambiando i comportamenti dei consumatori: cosa comporta?”, pubblicato il 9 aprile.
Da sempre le iniziative nazionali e internazionali per la promozione dell’efficienza energetica e la riduzione dei consumi sono basate su alcuni punti cardine: pubblicità e comunicazione, incentivi economici o disincentivi, leggi e regolamenti. È mancata invece, sostiene l’Eea, un’attenzione specifica ai comportamenti dei cittadini, alla loro routine quotidiana di consumi (e sprechi!) dettata da norme sociali e tradizioni culturali. Si è cercato, cioè, di cambiare abitudini radicate attraverso la normativa o interventi sul prezzo di acqua, elettricità e gas anziché studiare quei comportamenti per modificarli dalla base.
Stando ai risultati della ricerca è stato dimostrato che una delle iniziative più efficienti, al di là delle grandi manovre governative, è quella di installare a domicilio contatori “intelligenti”, cioè in grado di mostrare in tempo reale il consumo di energia per le attività domestiche. Farsi una doccia oppure la barba e leggere sul display quanta CO2 ci “costa” quel semplice gesto quotidiano aiuterebbe, insomma, a modificare tante cattive abitudini.
Lo stesso vale per le bollette: secondo la ricerca dell’Eea più sono dettagliate e più i consumatori sono portati a imparare il costo ambientale della propria routine, secondo il principio del learning by reading. Si stima che queste due piccole accortezze potrebbero indurre i consumatori a cambiare le proprie abitudini e a tagliare le emissioni di gas serra rispettivamente del 5-15% i contatori smart, e del 2-10% le bollette, con punte più alte in caso di crisi economica (mentre l’emergenza climatica ancora non è percepita come un’urgenza in grado di modificare i comportamenti e i consumi degli utenti).
Un altro strumento che si è rivelato utile per aiutare gli utenti a capire se il proprio dispendio di energia è eccessivo sono gli audit energetici (monitoraggi su come viene utilizzata l’energia) che la direttiva 2010/31/EC sulle performance energetiche degli edifici ha reso obbligatori per le grandi imprese e facoltativi per le pmi. Ad esempio in Norvegia un programma di audit rivolto alle imprese ha contribuito a far risparmiare il 6% di energia.
Restano fondamentali infine, per accrescere la consapevolezza dei cittadini, le iniziative sociali cioè tutti quei piccoli e grandi eventi in grado di mobilitare la comunità e coinvolgerla in progetti green. Il programma di informazione e comunicazione EcoTeam ad esempio, che ha coinvolto 153 utenti olandesi e oltre tremila inglesi nella seconda metà del Duemila, ha contribuito a tagliare i consumi di gas del 21%, di acqua del 15%, di elettricità del 7%.
Per salvare il Pianeta, insomma, oltre alla green economy e alle tecnologie verdi bisogna investire nelle scienze sociali. Un cittadino europeo di oggi inquina il 25% in più rispetto ai primi anni Novanta: modificare la nostra routine quotidiana è allora il primo e più importante passo per invertire la rotta. Studiare il comportamento delle persone in termini di consumo di acqua ed elettricità aiuterà a tagliare gli sprechi, tanto quanto le politiche di incentivi economici e i regolamenti internazionali.