Foreste, un patrimonio di tutti: intervista a Chiara Bruni di WOWnature
Scritto da
Ettore Benigni
Giornalista
La Forestry Project Manager della piattaforma digitale creata nel 2018 da Etifor: “Non ci limitiamo a piantare alberi, ma ci prendiamo cura dell’intero ecosistema forestale, nella sua complessità e multifunzionalità"
“Il valore che ci contraddistingue è che vogliamo focalizzare l’attenzione non tanto sugli alberi, ma su tutto quello che gli alberi creano attorno a sé, sugli ecosistemi. Non proponiamo di piantare alberi come un’attività fine a se stessa, ma siamo impegnati a piantare quelli giusti al posto giusto e per il motivo giusto. Selezioniamo le specie adatte a ogni contesto grazie alla ricerca, pensiamo all’adattamento ai cambiamenti climatici per creare e mantenere foreste che siano il più possibile polifunzionali”.
A spiegare i valori su cui è nata e si sta sviluppando wownature.eu, piattaforma digitale nata su iniziativa della società di consulenza ambientale Etifor, società benefit spin-off dell’università di Padova attiva dal 2011, è Chiara Bruni, Forestry Project Manager:
“Le foreste – sottolinea – non sono soltanto un insieme di alberi, e nemmeno un semplice serbatoio di carbonio. Hanno un ruolo molto più complesso e importante, dal momento che aiutano a regolare il ciclo idrico, limitando tra l’altro il dissesto idrogeologico, e che hanno anche un valore estetico: sono belle, e possono assumere anche una funzione turistica e ricreativa, perché sono veri e propri parchi giochi, o più in generale luoghi in cui è piacevole trascorrere il tempo. Ancora, svolgono un ruolo di primo piano per il mantenimento della biodiversità, attirando altre specie vegetali e animali”.
La responsabilità che ci siamo assunti con wownature.eu è di portare i nostri clienti a essere consapevoli di tutti questi valori che vanno a beneficio della collettività. In questo percorso il nostro riferimento è la scienza, che ci consente anche di staccarci dallo status quo, di non pensare semplicemente di ricostruire quello che c’è e che rischia di andare perduto, interrogandoci su come possiamo creare qualcosa di migliore per la collettività.
Chiara, come è nato il progetto WOWnature?
La nascita è legata strettamente a un evento funesto nella storia forestale d’Italia e internazionale, la tempesta Vaia del 2018, che con i suoi venti fortissimi si è abbattuta sulle regioni del Nord Est, Veneto, Trentino-Alto Adige, Lombardia e Friuli Venezia Giulia, danneggiando in poche ore e in maniera molto grave oltre 42mila ettari di boschi. Un evento estremo che ha devastato ecosistemi, foreste molto antiche, patrimoni di biodiversità e di bellezza molto importanti. Vaia, oltre a distruggere il paesaggio, ha anche aperto la strada per problemi successivi, alcuni dei quali fanno sentire le loro conseguenze ancora oggi, come il dissesto idrogeologico o l’epidemia di bostrico, un parassita che attacca le piante più deboli di abete rosso. Per noi è stato un evento spartiacque, perché ha toccato da vicino un sistema montuoso che consideriamo “di casa”, le Dolomiti. È nata così l’idea di fare la nostra parte, e di creare un sistema per aiutare a ricostituire quello che era andato perso guardando al futuro, e quindi a ecosistemi più resilienti, in grado di resistere a quello che verrà, in conseguenza ad esempio della crisi climatica e dei grandi cambiamenti che sta provocando.
Quale “ricetta” avete scelto per realizzare questi obiettivi?
Abbiamo pensato all’opportunità di mettere insieme cittadini, aziende, comunità locali, in un grande progetto di conservazione del patrimonio forestale, partendo dai territori colpiti da Vaia. Si è trattato di mobilitare competenze scientifiche e tecniche, reperire finanziamenti pubblici e privati per supportare i progetti e mettere tutto questo al servizio del territorio. Oggi, trascorsi sei anni, continuiamo a lavorare in ambito Vaia, ma abbiamo anche ampliato il nostro raggio d’azione. Una delle caratteristiche dei nostri progetti è che ci piace portare chi li sostiene con pacchetti di sponsorizzazione a vedere di persona il momento dell’impianto, per mostrare che il contributo ha un effetto concreto, ma anche per cogliere l’occasione di fare educazione forestale spiegando dal vivo il progetto e creando un’occasione in più per rafforzare il rapporto tra le persone e la natura, che oggi non sempre è scontato.
Quali sono oggi i numeri di WOWnature?
Le persone che hanno creduto alla nostra idea e le stanno consentendo di svilupparsi sono tante: parliamo di 20mila privati e gruppi e di 580 aziende che stanno sponsorizzando o hanno sponsorizzato i progetti. Questo ci ha consentito di essere presenti in cinque regioni italiane: Lombardia, Veneto, Trentino-Alto Adige, Toscana e Sicilia. Inoltre, abbiamo deciso esportare il nostro modello anche all’estero con iniziative in Brasile, Vietnam, Burkina Faso, Congo, e recentemente con programmi di forestazione urbana in Spagna, Irlanda e Romania. Abbiamo deciso anche di aderire all’iniziativa europea “3 Billion Trees”, il sistema informativo che ha come ambizioso obiettivo quello di piantare nel territorio comunitario 3 miliardi di alberi entro il 2030. Inserendo i dati sui nostri progetti sul contatore dell’iniziativa siamo stati riconosciuti come la prima organizzazione in Italia per alberi piantati sul territorio europeo, e questo ci inorgoglisce molto, perché abbiamo lavorato tanto ed è bello vedersi riconosciuto questo impegno.
Cosa ha reso possibile finora il successo dei vostri progetti?
Un aspetto importante è la collaborazione pubblico-privato, che nel tempo è cresciuta e sta dando risultati, grazie anche al fatto che l’Unione Europea sta spingendo su questo aspetto prevedendo proprio la compartecipazione agli investimenti come requisito per l’assegnazione dei fondi. Ma al di là di questo aspetto vorrei sottolineare che nel nostro caso fin dal 2018 siamo entrati in contatto con tante aziende virtuose, che prima di altre e prima che si prevedessero vincoli normativi si sono mosse verso obiettivi di sostenibilità, ad esempio per neutralizzare l’impatto delle proprie attività sul clima, in maniera totalmente volontaria. Una delle chiavi più importanti è sempre stata e rimane il criterio della vicinanza: le aziende del territorio colpito da un evento estremo sono solitamente sensibili, e dimostrano il desiderio di investire in progetti che aiutino nelle attività di ripristino. Il tutto si basa su un approccio scientifico di alto livello. Noi di wownature.eu piantiamo scientificamente. Con tutte le competenze presenti all’interno del team, piantiamo foreste che hanno più di una funzione. Le nostre foreste ovviamente catturano CO2 e altri inquinanti, ma fanno molto di più. Piantando gli alberi giusti nel posto giusto e nel momento giusto riusciamo a massimizzarne i benefici: i nostri boschi diventano una casa per animali come uccelli e piccoli mammiferi, forniscono nettare agli insetti impollinatori come le api, aiutano l’acqua piovana a infiltrarsi nella falda, prevengono il dissesto idrogeologico, offrono una fonte di cibo e reddito, come nel caso del nostro progetto di riforestazione sociale in Burkina Faso. Insomma, cerchiamo di pensare alle funzioni della foresta, ancora prima che nasca.
E i due progetti WOWnature sostenuti da Sorgenia?
- Partiamo da Rincine: si tratta di un complesso forestale a circa 40 km dal centro di Firenze sull’Appennino: un luogo di una bellezza sorprendente, caratterizzato da foreste antiche con faggi, querce, castagni, conifere. A gestire il territorio in maniere estremamente virtuosa e competente è l’Unione Comuni Valdarno e Valdisieve, che applica i principi della gestione forestale sostenibile. Il nostro progetto nasce a sostegno dell’impegno per un bosco il più possibile resistente al rischio degli incendi, ad esempio con la creazione di viali tagliafuoco, cioè fasce senza vegetazione in puti strategici della foresta, con la manutenzione delle strade, o ancora facendo in modo che la vegetazione erbacea e arbustiva non si accumuli, diventando una possibile fonte di combustibile per i roghi.
- Ci spostiamo alle Torbiere del Sebino, in provincia di Brescia, vicino al lago di Iseo. Si tratta in questo caso di un ambiente umido, una delle 66 di interesse conservazionistico in Italia, come definito dalla direttiva europea che ha dato vita alla Rete Ramsar. Nello specifico, parliamo di un insieme di zone a canneto che comprende laghetti, specchi d’acqua, campi coltivati, alcune case e fabbricati, nata come depressione naturale, legata al comparire del lago di iseo nella ultima glaciazione. Oggi è un hotspot di biodiversità, come molte aree umide, dal momento che l’acqua è habitat ideale per molte specie di anfibi, pesci, uccelli, alcune delle quali sono protette. In questo caso gli interventi che mettiamo in campo sono di forestazione, necessari per mantenere la parte forestale, e poi quelli legati alle migliorie dei siti di svernamento di alcune specie animali.
Che progetti avete per il futuro?
Una delle iniziative che ci piacerebbe realizzare su scala più ampia, e per la quale stiamo già effettuando qualche test, è creare un sistema che abbini all’acquisto di biglietti per eventi pubblici come concerti o manifestazioni sportive l’acquisto di un albero o di un pacchetto di conservazione o di protezione, per contribuire alla mitigazione dell’impatto ambientale. Oltre a questo, tra i nostri obiettivi c’è quello di riuscire a espanderci di più in Italia, arrivando ad avere, idealmente, un progetto in ogni regione, accompagnati da partner sensibili ai nostri valori.