Ambiente

Come scegliere creme solari davvero cruelty-free: norme e consigli utili

Scritto da 12 Agosto 2025 • 1 min di lettura
Ettore Benigni

Giornalista specializzato in economia circolare

Dal divieto europeo del 2013 alla realtà di un mercato dove i test sugli animali non sono del tutto scomparsi. Una guida per capire come riconoscere i prodotti che rispettano gli animali e cosa controllare in etichetta

L’Unione Europea ha compiuto un passo storico l’11 marzo 2013, vietando in modo totale la sperimentazione su animali per i cosmetici e i loro ingredienti. Questo significa che nell’UE non è più possibile effettuare test sugli animali né per i prodotti finiti né per le singole materie prime a uso cosmetico, né tantomeno commercializzare cosmetici che li contengano se testati su animali.

Il divieto è stato introdotto gradualmente: già dal 2004 era proibito testare i prodotti finiti, dal 2009 anche gli ingredienti, e dal 2013 si è esteso anche ai test più complessi, come quelli per la tossicità a dose ripetuta, la cancerogenicità e la tossicità riproduttiva.

La Commissione Europea ha ribadito più volte che si tratta di un impegno etico e di un segnale importante sul valore attribuito al benessere animale, sostenendo parallelamente lo sviluppo di metodi alternativi e il dialogo con i Paesi terzi.

INDICE DEI CONTENUTI

I limiti e le eccezioni al divieto

Nonostante il divieto, non tutti gli ingredienti usati nei cosmetici sono coperti esclusivamente dalla normativa cosmetica. Molti componenti – come sostanze chimiche di uso industriale o ingredienti impiegati anche in farmaci, detergenti, vernici o alimenti – possono essere ancora testati su animali nell’ambito di altre leggi, ad esempio per obblighi di sicurezza chimica o sanitaria.

Inoltre, al di fuori dell’UE, in alcuni mercati come la Cina, la sperimentazione animale per i cosmetici è ancora richiesta per legge in determinati casi. Di conseguenza, pur non potendo eseguire test nell’UE, alcune aziende europee commissionano studi a laboratori esteri per rispettare le normative locali, con il risultato che ingredienti testati altrove possono comunque finire nei prodotti venduti in Europa.

Metodi alternativi e sfide ancora aperte

Negli ultimi anni sono stati sviluppati e validati diversi metodi alternativi alla sperimentazione animale, come i modelli di pelle umana ricostruita per testare l’irritazione cutanea, e altre tecniche. Tuttavia, la sostituzione completa non è ancora possibile, soprattutto per valutare effetti complessi sull’organismo nel suo insieme.

L’UE ha investito oltre 238 milioni di euro tra il 2007 e il 2011 in ricerca su metodi alternativi, e il settore cosmetico ha cofinanziato iniziative ponendosi lo stesso obiettivo. La sfida è estendere l’accettazione internazionale di questi metodi, così da ridurre la pressione normativa che ancora oggi porta alcune aziende a ricorrere ai test animali fuori dall’Europa.

Come riconoscere i prodotti cruelty-free

Secondo la Lav, orientarsi tra i cosmetici realmente non testati sugli animali non è semplice. La soluzione più sicura è scegliere marchi che aderiscono allo Standard internazionale “Stop ai test su animali”, identificabile con il logo del coniglietto “Leaping Bunny” accompagnato dalla dicitura “Lav – Dalla parte degli animali”.

Questa certificazione, riconosciuta a livello internazionale, garantisce che l’azienda non effettui test sugli animali né direttamente né tramite terzi, che vigili affinché fornitori e produttori rispettino lo stesso impegno e che non utilizzi ingredienti derivanti dall’uccisione di animali. Si tratta quindi di una scelta concreta per chi vuole acquistare cosmetici senza contribuire in alcun modo alla sperimentazione animale.

Scelte consapevoli per il consumatore

Per essere certi di acquistare prodotti davvero cruelty-free, il consumatore deve prestare attenzione non solo alle etichette ma anche alla politica aziendale e alla presenza di certificazioni affidabili. La semplice dicitura “non testato su animali”, infatti, può riferirsi solo al prodotto finito e non agli ingredienti, lasciando aperta la possibilità che questi ultimi siano stati testati in altri contesti.

Informarsi attraverso le liste ufficiali delle aziende certificate dalla LAV o da organizzazioni internazionali, preferire marchi che operano in mercati dove la sperimentazione animale è vietata e scegliere consapevolmente ogni acquisto sono azioni che permettono di contribuire concretamente alla tutela degli animali.