Cascina Granbego: l’incontro tra uomo, arte e natura

Scritto da Ettore Benigni
Giornalista

Alessandra Giacardi e Massimo Ferrando, lei architetto e lui artista, hanno dato vita al loro progetto di vita a Sassello, in Liguria. Una storia iniziata 25 anni fa che ora conta su un’associazione culturale, un B&B, e un rifugio per escursionisti nel parco del Beigua. Tutto all’insegna della sostenibilità e dell’attenzione al territorio e alle persone

“Il luogo in cui viviamo si chiama Cascina Granbego. È una vera e propria cascina, che Massimo comprò 25 anni fa, prima che ci conoscessimo e che formassimo una famiglia, per tornare alle sue origini di Sassello. L’idea era quella di poter avere a disposizione un luogo in mezzo alla natura e creare un presidio culturale, soprattutto poetico”. A raccontare la propria storia e quella della Cascina Granbego in quest’intervista è Alessandra Giacardi, che di questo luogo e del progetto che rappresenta è la promotrice oltre che la memoria storica, insieme al compagno Massimo Ferrando.

“Lui è di Sassello, un artista a 360 gradi, con la passione per la poesia e la fotografia – prosegue Giacardi – Io sono di Savona, e faccio l’architetto: 15 anni fa ci siamo conosciuti e da allora abbiamo iniziato a spostarci alla cascina ogni volta che abbiamo potuto, per fuggire dalla frenesia delle città e per rilassarci tra un viaggio di lavoro e l’altro. E il luogo non è stato scelto a caso: siamo all’interno del parco del Beigua, nel punto d’incontro tra gli Appennini e le Alpi, a 25 chilometri dal mare, area ancora in parte incontaminata”.

Di cosa parliamo?

Alessandra, quand’è che il vostro progetto attorno a questo luogo ha iniziato a prendere forma?

Dopo il nostro incontro, io e Massimo abbiamo iniziato a fare avanti e indietro da Genova, ogni week-end che era possibile. Inizialmente riuscivamo a organizzare un paio di eventi l’anno, come quelli con il teatro dei Cattivi maestri di Savona, e workshop residenziali di fotografia in collaborazione con Alberto Terrile, per realizzare l’idea originaria di creare un presidio culturale e poetico, un luogo che mettesse al centro il rapporto tra arte, natura e uomo. Tutto sempre attorno alla Cascina, perché essendo entrambi architetti siamo legati molto non solo all’aspetto naturalistico e del luogo ma anche alla casa, che nel tempo abbiamo curato nei particolari.

Come è nata l’idea dell’associazione culturale e la gestione del rifugio La Sciverna?

Proprio nel periodo in cui stavamo cercando di dare una forma stabile alle attività della Cascina Granbego uscì un bando per la gestione del rifugio La Sciverna. L’associazione culturale Cascina Granbego è nata il 7 giugno 2012: l’abbiamo fondata insieme a Francesca Lissoni e Roberto Colombo, entrambi di Milano, ma poi altri soci si sono aggiunti nel tempo. Insieme abbiamo deciso di partecipare e siamo riusciti ad aggiudicarci il bando, e abbiamo portato al rifugio tutte le attività, con la possibilità di gestirle meglio, in un posto che contava tra l’altro su 30 posti letto, e che quindi poteva ospitare i partecipanti più comodamente. Anche perché nel frattempo avevamo formato una famiglia, avevamo avuto due figli, e gestire tutte le attività alla Cascina era diventato più difficile.

Quindi workshop residenziali, ritiri di yoga, attività di meditazione, con Francesca e Roberto che hanno portato nell’associazione e nel rifugio la loro competenza nell’educazione.

Quali sono le motivazioni che vi hanno spinto a prendere in gestione il rifugio?

L’obiettivo è stato da subito di accogliere non soltanto il turismo “tradizionale”, fatto da escursionisti, ma anche un turismo esperienziale, di cui ancora nel 2012 non si parlava molto, e che oggi è diventato molto di moda. Questo ci ha consentito anche di utilizzare i nostri spazi nei periodi di cosiddetta bassa stagione, come l’autunno, puntando anche sul turismo sociale, e offrendo ospitalità e le nostre attività anche a centri diurni, categorie protette, comunità per disabili. Tutto questo prevedendo anche scambi culturali, in virtù dei quali offriamo vitto e alloggio ai giovani che sono interessati in cambio di una mano nello sviluppo dei nostri progetti culturali. La Cascina rimane ancora, in ogni caso, il cuore di tutto il nostro progetto e anche il centro e la sede dell’associazione, mentre il rifugio è uno dei nostri progetti, ed è per sua natura a tempo, è un bene pubblico che ci è stato affidato e che cerchiamo di gestire al meglio.

persone di sera in cascina

Quali altri progetti avete sviluppato nel corso degli anni?

Tra quelli a cui teniamo di più c’è un festival, “La Città dei Bambini”, dedicato alla creatività per l’infanzia. Si svolge nel centro storico di Sassello, a sottolineare il nostro legame con il territorio, il rapporto che vogliamo mantenere vivo con gli enti locali e con gli altri Enti e associazioni della zona. Quest’anno è arrivato alla nona edizione, e si svolgerà il 23 e 24 luglio: coinvolge i nostri soci e i nostri collaboratori insieme alle altre associazioni culturali del territorio, riunendoci per rivitalizzare il nostro bel centro storico, dedicando lo spazio urbano all’attività per i bambini. Ci saranno presentazioni di libri, conferenze, musica, laboratori a cielo aperto, diffusi tra le vie cittadine, con un laboratorio diverso in ogni piazzetta. Avevamo iniziato con un solo piccolo laboratorio, ma oggi siamo arrivati a un’offerta molto più ampia e soprattutto a un bel successo di pubblico.

Possiamo dire che la vostra esperienza stia facendo scuola? Che feedback ricevete dall’esterno?

Molte persone in questi anni ci hanno contattato per partecipare alla nostra esperienza e anche per imparare da noi. Alcuni, nel tempo, addirittura hanno deciso di fermarsi e hanno comprato casa per poter far parte dell’associazione e condividere un certo tipo di visione del mondo, dello stare al mondo e della socialità. Ad esempio, lavoriamo molto anche sulle tematiche ambientali e con una visione ecologista: questo attrae le persone soprattutto quando vengono dalla città e hanno bisogno di trovare lo spunto per cambiare il loro stile di vita. Stiamo progressivamente diventando un punto di attrazione culturale e di riferimento per il nostro stesso territorio: perché siamo sempre aperti verso l’esterno.

In più da qualche anno i nostri progetti vengono sostenuti e finanziati sia dalla Fondazione Agostino De Mari sia dalla Compagnia di San Paolo di Torino. Abbiamo vinto il primo bando Space che finanzia gli spazi culturali, 100 in tutto tra Valle D’Aosta, Piemonte e Liguria: una bellissima esperienza, che ci ha consentito di incontrare altre comunità e di fare rete con gli altri.

yoga

Quali sono le vostre scelte e le vostre attività sulla sostenibilità?

Abbiamo cercato di sfruttare al meglio le nostre competenze di architetti per rendere Cascina Granbego energeticamente autosufficiente, utilizzando, soltanto per fare due esempi, i pannelli fotovoltaici e la caldaia a biomassa. Ma non guardiamo soltanto alla sostenibilità ambientale, per noi è fondamentale anche quella sociale. Così sia alla Cascina sia al rifugio abbiamo dato vita a progetti di orti collettivi, e siamo impegnati nel trasmettere il valore dell’orto. Grazie ai soci Francesca e Roberto facciamo laboratori non solo espressivi e artistici, ma anche su come si fa il pane e su come si cura l’orto, con l’obiettivo di insegnare il saper fare.

Il progetto orti è sostenibile perché ci consente di avere verdure buone e a km zero: tra il 70 e l’80% delle verdure che consumiamo è frutto del nostro lavoro. E in più è una forma di insegnamento, di didattica, con la logica di sperimentare diverse pratiche, tra le quali l’orto sinergico. In questo caso seguiamo un discorso di sinergia tra le persone, di scambio, di aiuto reciproco con l’obiettivo di ottenere un risultato migliore. E crediamo nel rapporto tra l’artigianato e il design e nel valore della lentezza. Tutte nozioni che abbiamo cercato di mettere in pratica sul campo.

Sicura che riusciate a vivere con lentezza, con così tanti impegni?

È vero, a volte anche la nostra vita è frenetica, ma vorrei sottolineare che anche quando sono stra-impegnata e faccio tante cose insieme, la lentezza sta nel fatto che tutto questo tempo lo dedico alla mia vita, al mio lavoro e ai miei amici, e soprattutto lo gestisco completamente io. Mi sento la più fortunata del mondo per questo motivo. Diciamo che la nostra frenesia è nella maggior parte dei casi dettata dall’eccesso di entusiasmo e dalla curiosità, dalla voglia di esplorare nuove possibilità e nuove attività, dalla nostra vitalità interiore. Anche se poi durante l’anno, soprattutto in autunno e in inverno, ci sono molti momenti di relax, di riflessione, e a volte anche di ozio. La nostra vita è dettata dalla sintonia con la natura e va al ritmo della natura. A ben vedere tutto quello che abbiamo costruito lo abbiamo fatto lentamente: ormai sono passati quasi 20 anni, e solo ora riusciamo a vedere davvero i frutti del nostro lavoro, e possiamo dire di aver consolidato il nostro progetto.

vista di un campo con fienile e balle di fieno

Che progetti avete per il futuro?

Siamo curiosi. Nel futuro sono sicura che arriveranno altre mille opportunità, e questo mi stimola molto. Nel concreto sicuramente continueremo ancora per una decina di anni con il rifugio La Sciverna, con La Città dei Bambini, io ho iniziato a collaborare con l’università e faremo tanti progetti anche grazie alle idee dei ragazzi che arrivano e che ci portano conoscenza. A livello di progettualità si stanno aprendo alcune opportunità grazie al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, noi ci siamo dentro con tre progetti legati al territorio e alla cascina e al rifugio, che ha bisogno di essere ristrutturato e perfezionato energeticamente. Quando abbiamo iniziato pensavamo a realizzare non soltanto la nostra casa ma anche un presidio di cultura: il futuro sarà in continuità con questa idea iniziale.