Aumenta la diffusione delle piante e presto nuove specie potrebbero “colonizzare” il territorio
Il riscaldamento globale sta cambiando rapidamente e profondamente i lineamenti del continente di ghiaccio: un recente studio rileva come l’aumento delle vegetazione sia proporzionale all’aumento delle temperature dell’Antartide.
È firmato da un gruppo di ricercatori italiani lo studio che dimostra come i cambiamenti climatici in Antartide stiano accelerando costantemente, tanto da mettere a rischio il tradizionale paesaggio dell’area. La ricerca, “Acceleration of climate warming an plant dynamics in Antarctica”, è stata pubblicata il 14 febbraio sulla rivista scientifica Current Biology, ed è stata ripresa il giorno successivo sulle pagine del quotidiano britannico The Guardian.
A firmare lo studio è un team dell’Università degli studi dell’Insubria, composto da Nicoletta Cannone, docente di Botanica e presidente dei corsi di laurea in Scienze dell’ambiente e della natura e in Scienze ambientali, Mauro Guglielmin, direttore del centro di ricerca sul cambiamento climatico e docente di Geografia fisica e Cambiamento climatico, e dai ricercatori Francesco Malfasi, Sergio Enrico Favero-Longo e Peter Convey.

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Quali sono le evidenze che emergono dallo studio?
Lo scenario è quello di un ecosistema in rapido mutamento, che va di pari passo con l’innalzamento delle temperature, e mostra un’accelerazione decisa nel decennio che va dal 2009 al 2018 se confrontato con i 50 anni precedenti, quindi con il periodo 1960-2009.
Per rendere chiaro questo cambiamento lo studio analizza il comportamento delle due principali specie native di piante superiori dell’Antartide, quelle cioè – per semplificare – composte da radici, fusto, foglie e che si riproducono per semi: la Deschampsia antarctica e il Colobanthus quitensis.
Per le rilevazioni la ricerca si è concentrata sul territorio dell’isola di Signy, dove grazie alla collaborazione con il British Antarctic Survey è stato possibile verificare che queste specie abbiano “conquistato terreno” proprio in proporzione con l’aumento delle temperature nell’area.
Si tratta di un cambiamento che può essere definito rapido rispetto alle tendenze registrate in passato, e che potrebbe incidere con forza su un ecosistema fragile come quello dell’Antartide.
Tramite il monitoraggio della vegetazione sull’isola è stato possibile constatare che l’espandersi della vegetazione ha coinciso, anche nei ritmi, con l’aumento delle temperature. In pratica, il tasso di accelerazione del riscaldamento è paragonabile al proliferare delle due specie sull’isola. A rendere possibili questi calcoli è stata la durata del monitoraggio dell’area, tra i più lunghi mai realizzate in Antartide.
Nello specifico, tra il 2009 e il 2018 l’accelerazione della diffusione delle piante si è moltiplicata per cinque nel caso della Deschampsia antartica e per dieci per il Colobanthus quitensis. Nello stesso arco di tempo le temperature sono passate da un aumento di 0.02 gradi centigradi per anno a 0,27 gradi centigradi per anno, con un’accelerazione anche in questo caso che ha visto una moltiplicazione per dieci, nonostante un raffreddamento consistente ma breve che si è verificato nel 2012.
Quali sono le conclusioni che si possono trarre da questi dati?
Gli studiosi dell’università dell’Insubria sottolineano il rischio che un ecosistema fragile come quello dell’Antartide possa subire mutamenti profondi a causa dell’aumento delle temperature, che potrebbero minacciare le specie che si adattano meno alla “competizione”, favorendo l’ingresso nell’area di quelle che provengono da altri territori e che potrebbero sfruttare le condizioni meno “estreme” per conquistare terreno, cambiando così l’aspetto e le caratteristiche “tradizionali” dell’area antartica.
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