Il pellet green del Trentino
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La Redazione di Sorgenia
La storia di Sartorilegno, società fondata nel 1981 e oggi tra gli esempi dell’eccellenza italiana che punta alla sostenibilità per la lavorazione e il riciclo del legno. Il fondatore Luigi Sartori: “Impegnati a rafforzare l’impegno per migliorare l’offerta sotto il profilo ambientale”
La sostenibilità e la rigenerazione ambientale delle foreste sono i due princìpi cardine al centro della strategia di Sartorilegno, società fondata da Luigi Sartori nel 1981, quando aprì la sua prima segheria, prima di spostarsi – tre anni dopo – in un locale più grande a Ronzone. Fino ad arrivare nel 1997 alla sede attuale, uno stabilimento di 30mila metri quadrati, di cui 6mila al coperto, a Borgo D’Anaunia, frazione del Comune di Fondo, in Trentino, per la precisione in Val di Non. Un percorso di crescita che ha portato l’azienda a ottenere un ruolo di primo piano nel campo degli imballaggi in legno, in un’area – quella della Val di Non – ricca di foreste e in cui questo genere di lavorazioni fa parte della tradizione locale.
Di cosa parliamo?
Investire in innovazione per valorizzare la materia prima locale
A caratterizzare la storia dell’azienda sono i continui investimenti in innovazione, con un’attività di ricerca e sviluppo che ha l’obiettivo di valorizzare e utilizzare al meglio il legno, partendo proprio dalla materia prima locale. Oggi Sartorilegno arriva a produrre 2 milioni e mezzo di pallet, in 300 modelli, oltre a 60mila tonnellate di biomassa, 50mila di segatura e 15mila di corteccia. I dipendenti sono a oggi circa 50, per un’azienda che da sola arriva a lavorare il 20% del legno che viene tagliato in Trentino, complessivamente circa 80mila metricubi di tronchi.
A caratterizzare i due stabilimenti produttivi dell’azienda c’è il fatto che entrambi rispondono a un’esigenza di sostenibilità, grazie all’utilizzo di tecnologie che consentono di garantire l’efficienza e l’economicità delle attività. Proprio a questa esigenza risponde l’installazione di un impianto fotovoltaico, che risale al 2011, e che consente di produrre 600mila kilowatt all’anno, mentre otto milioni di kilowatt vengono prodotti dalla centrale termica di proprietà. Guardando al futuro, la prospettiva è quella di inaugurare un nuovo impianto di produzione che sia in grado di realizzare pellet dagli scarti del legno che provengono dalle altre lavorazioni aziendali, mettendo così in pratica un progetto che punta all’economia circolare e alla valorizzazione delle risorse locali. In questo modo sarà possibile anche abbattere le emissioni dovute al trasporto su gomma di questi materiali, che in precedenza, non potendo essere lavorati e riutilizzati sul posto, venivano ceduti ad aziende terze.
Sartorilegno, eccellenza made in Italy, è supportata da Sace con “garanzia green”
Proprio per questa iniziativa Sartorilegno ha ottenuto un finanziamento da tre milioni di euro erogato da Deutsche Bank e coperto dalla “garanzia green” di Sace, società del Gruppo Cassa Depositi e Prestiti. Questa opportunità, il fondatore Luigi Sartori, “rafforza la strategia di miglioramento continuo della nostra offerta sotto il profilo ambientale e conferma il nostro forte impegno verso il green”. Un impegno per la sostenibilità riconosciuto anche da Sace, come conferma Stefano Retrosi, responsabile Pmi Nord: “Sartorilegno oltre a essere un’eccellenza 100% Made in Italy nella lavorazione e nel riciclo del legno, è una delle prime Pmi supportate da Sace con garanzia green – afferma – Con questa operazione rafforziamo il nostro sostegno alla transizione ecologica del Paese per il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione fissati dall’Agenda 2030″.