Uragani e venti estremi, il climate change potrebbe inasprirne l’intensità

Scritto da Ettore Benigni
Giornalista

Secondo le stime dell’Ipcc con un aumento della temperatura sulla Terra di 1,5 gradi potrebbe provocare un aumento del 10% degli eventi più estremi

Tra le conseguenze innescate dai cambiamenti climatici di cui probabilmente si parla di meno c’è l’influsso che le temperature sempre più alte che si registrano sulla terra, anche a causa dell’inquinamento e delle emissioni di gas serra, hanno sul verificarsi di eventi meteorologici estremi come gli uragani e i tornado. Finora non è emerso un nesso di causa-effetto che lega il riscaldamento globale alla crescita di questi fenomeni, dal momento che il loro numero è rimasto sostanzialmente inalterato nel tempo, ma emergono invece indizi importanti che collegano il climate change a tempeste di vento sempre più severe, che provocano conseguenze sempre più gravi per l’uomo e la natura. A questo tema la Bbc, Tv pubblica britannica, ha recentemente dedicato un approfondimento collezionando una serie di fonti autorevoli, a partire dall’IPCC, il gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite.

Di cosa parliamo?

Gli uragani: origini e conseguenze   

Gli uragani, i cicloni e i tifoni sono tempeste particolarmente intense che hanno generalmente origine dalle acque calde degli oceani tropicali, caratterizzate da venti forti, piogge intense e mareggiate, in grado di causare danni gravi all’ambiente e alle comunità che ne vengono interessate.

Un uragano, per semplificare, nasce quando l’aria calda e umida, ad almeno 27 gradi, si innalza dalla superficie dell’acqua andando a scontrarsi con una perturbazione, innescando un movimento circolare all’interno delle nubi.

La classificazione degli uragani si basa essenzialmente sulla velocità massima dei venti, che possono arrivare, nella “categoria tre”, a superare i 178 kilometri orari, fino a essere ancora più disastrosi quando raggiungono il livello “quattro” e “cinque”.

Come stanno cambiando gli uragani

Se finora i dati dell’IPCC non sono in grado di certificare un aumento del numero degli uragani che si registrano su scala globale, è anche vero che le stesse statistiche evidenziano il fatto che sono sempre più frequenti i cicloni tropicali estremi, quelli in cui la velocità del vento raggiunge le punte più alte, con un aumento delle precipitazioni medie e di picco, come nel caso degli “eventi di rapida intensificazione” nell’Atlantico.

Il ruolo dei cambiamenti climatici

Se finora non esistono studi definitivi che siano in grado di misurare l’influsso del climate change sugli uragani, l’aspetto su cui la maggior parte degli studiosi è concorde è che l’aumento delle temperature su scala globale ha degli effetti sulle tempeste, a partire dal fatto che acque più calde a causa delle emissioni di gas serra creano le condizioni perché gli uragani accumulino più energia scatenando quindi venti più forti.

A questo si aggiunge il fatto che un’atmosfera più calda è potenzialmente in grado di trattenere più umidità, portando così a precipitazioni più intense. Inoltre, il fatto che il livello del mare si stia innalzando, a causa del progressivo scioglimento dei ghiacciai e delle calotte glaciali, provoca una pericolosità maggiore delle mareggiate per le aree costiere e un rischio inondazioni più alto.

Secondo le rilevazioni dell’IPCC c’è quindi un’alta probabilità che le attività dell’uomo abbiano contribuito alle precipitazioni sempre più severe associate agli uragani e ai cicloni.

Considerando questi fattori, l’IPCC stima che la percentuale di cicloni tropicali che raggiungeranno le categorie “quattro” e “cinque” possa aumentare di una percentuale vicina al 10% se l’aumento della temperatura globale si limiterà a 1,5 gradi centigradi, per arrivare al 13% con un aumento delle temperature di due gradi e al 20% se le temperature arrivassero a crescere di 4 gradi.