Storie virtuose: il rammendo creativo, con la Guardarobiera
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La Redazione di Sorgenia
La storia di Paola che ha fatto di un'attività antica un'arte e un lavoro. Un nuovo modo di concepire la moda in maniera sostenibile e originale
Talvolta la soluzione a problemi nuovi è vecchia di cent’anni, ma dimenticata. Come ci insegna Paola Pellino, La Guardarobiera, che ha fatto del rammendo la sua professione. Anzi, per la precisione di rammendo creativo, ovvero la versione rinnovata (e pregiata) del vecchio rammendo che le nonne e le bisnonne d’Italia praticavano nel secolo scorso, quando non esisteva il fast fashion, e i vestiti si passavano di padre in figlio, e di sorella in sorella. Oggi, proprio come per il comprare usato, il rammendo è una buona pratica sostenibile che fa parte di un cambio di abitudini che siamo chiamati a compiere per aiutare il mondo, anche quello della moda contemporanea, con i suoi tanti problemi.
Di cosa parliamo?
Cos’è il rammendo creativo?
Rammendare significa riparare i buchi dei tessuti, dei vestiti, delle tende, delle poltrone, dei cappelli, persino delle scarpe. Creativo significa che invece di farlo con il solo scopo di riparare, come facevano le nonne, si fa anche con lo scopo di rendere più bello, unico e pregiato il tessuto che si ripara, usando appunto la creatività, i colori, i fili di materiale di qualità. È un’arte. Così, ciò che prima era qualcosa che si nascondeva, perché indicava povertà, diventa qualcosa da esibire, perché è bello.
Come nasce l'idea
Paola lavorava nel campo della moda per un atelier di lusso a Torino e andava in giro per l’Europa per trovare e comprare i vestiti di qualità da vendere nell’atelier. Per dieci anni ha fatto questo, stimando molto il suo luogo di lavoro, ma anche osservando da vicino alcuni fenomeni, come la scomparsa di molti piccoli brand, la crescita del fenomeno del fast fashion, o il fenomeno del subappalto infinito della produzione dei vestiti, che porta i marchi stessi a non sapere dove viene fabbricato il loro prodotto. “Oggi non sappiamo niente dei vestiti che compriamo, perché nella moda non c’è tracciamento, e manca una normativa chiara. E subappaltano tutti, anche i brand di lusso” ci spiega. La riflessione su questi temi, insieme a un incontro casuale, la portano nel 2016 a lasciare il suo posto di lavoro, senza sapere ancora bene quale sarebbe stata la sua futura professione. L’illuminazione arriva quando incontra un artista olandese, Tom of Holland, che pratica il “Visibile Mending”, proprio l’arte del rammendo creativo. La cosa la affascina molto (lei che aveva avuto una madre sarta di alto livello), al punto che invita Tom a Torino per tenere un workshop, in una location bucolica. Al workshop vengono molte persone e anche molte aziende, da Milano, Bologna e anche dalla Francia. In Italia nessuno aveva mai sentito parlare di Visibile Mending. Paola scopre una nuova filosofia e una pratica sostenibile, e decide di farne una professione.
Come diventa una professione
Paola inizia così la sua attività, grazie anche alle clienti affezionate dell’atelier comincia a fare i rammendi creativi per privati: “Me li spediscono con il corriere (dall’Italia ma anche dall’estero), oppure chi è a Torino me li porta direttamente. Alcune clienti addirittura arrivano con i sacchi pieni di vestiti”. E parallelamente comincia a organizzare workshop per insegnare il rammendo creativo, ci vuole solo la voglia e pochi semplici strumenti: degli aghi da rammendo (un po’ più lunghi di quelli normali) – “ma vanno benissimo anche quelli normali” ci svela Paola – dei filati e il fungo, uno strumento per appoggiare i vestiti.
Non solo un lavoro
A volte gli abiti che le persone le affidano sono capi di poco valore, che capita valgano anche dieci volte meno il costo del rammendo creativo, ma non importa, perché sono capi con una storia: magari il maglione di un nonno, un calzino a cui si è affezionati. Paola se ne prende cura, ed evita di farlo diventare un rifiuto. “Il rammendo creativo è un progetto, è visibile, non è come andare dalla sarta sotto casa che fa la riparazione. Il mio lavoro è un lavoro di studio, e, quando si tratta di un recupero importante, ha dei costi”. Continua Paola: “A me piace conoscere la storia dei capi che mi vengono affidati. Quando un o una cliente viene qui da me con tanti di vestiti, io lo faccio sedere, ci mettiamo a vedere bene il lavoro da fare, a parlare, a scegliere i filati, i colori. Io faccio delle proposte scegliendo colori e tessuti adatti al capo e alla personalità del cliente. Poi qualcuno mi lascia carta bianca, altri giustamente vogliono decidere come deve apparire il loro rammendo”.
I workshop in presenza e online, li tiene affinché le persone possano imparare a rammendare in autonomia, provando la soddisfazione di realizzare un rammendo creativo con le proprie mani, gratuitamente: “Così non faccio una cosa elitaria”. Imparare il rammendo creativo è al tempo stesso un investimento e una filosofia di vita.