Scala dei Turchi, Lombardo di Mare Amico: “Contingentare le entrate”
Scritto da
Ettore Benigni
Giornalista
Il responsabile dell’associazione per l’area di Agrigento: “La siccità combinata con gli eventi atmosferici estremi minacciano la marna. E i turisti sono spesso irresponsabili”
Alcuni turisti si cospargono la pelle di marna, la roccia calcarea sedimentaria di cui è costituita la Scala dei Turchi, come se fosse creta. Altri piantano ombrelloni tra le rocce contribuendo al loro sgretolamento, altri ancora si impegnato in arrampicate che mettono a rischio la loro incolumità oltre che quella delle persone in riva al mare, che potrebbero essere colpite dalla caduta di detriti. E come se non bastassero questi comportamenti censurabili, a mettere a rischio la sopravvivenza della Scala dei Turchi ci sono anche le conseguenze dei cambiamenti climatici, che portano a lunghi periodi di siccità alternati a precipitazioni particolarmente intense, a volte “estreme”. A spiegare la situazione è Claudio Lombardo, responsabile dell’associazione Mare Amico per l’area di Agrigento, una delle “memorie storiche” delle vicissitudini della Scala dei Turchi, lo splendido promontorio di marna bianca che domina questa porzione di litorale nel comune di Realmonte, in provincia di Agrigento.
Di cosa parliamo?
- Lombardo, i turisti sono una risorsa ma anche un pericolo?
- In più c’è chi pensa che cospargersi di marna faccia bene alla pelle…
- A questo si aggiungono gli effetti dei cambiamenti climatici. Quali danni provocano?
- Ultimamente avete documentato una serie di buchi sulla marna. Avete scoperto da cosa sono stati causati?
- Eppure sembra sia intenzione inserire questa zona tra i patrimoni dell’umanità dell’Unesco…
- E quali sarebbero i passi successivi?
Lombardo, i turisti sono una risorsa ma anche un pericolo?
Ogni anno la Scala dei Turchi è frequentata da 700mila persone. È un flusso impegnativo, soprattutto per una zona che non è vigilata se non da volontari. Molti di questi visitatori, purtroppo, sono incivili, e portano via materiale. Ma in generale basterebbe il calpestio sulla marna di tutte queste persone per arrecare danni gravi, uno sbriciolamento progressivo e inesorabile. Per questo chiediamo la chiusura dell’area, o che le visite vengano controllate o contingentate, ad esempio con visite guidate.
In più c’è chi pensa che cospargersi di marna faccia bene alla pelle…
Siamo stati costretti a pubblicare un’intervista a un dermatologo per sfatare questo falso mito: ne è emerso che la marna non ha niente a che vedere con la creta, non è un prodotto di bellezza, ma sulla pelle fa l’effetto che farebbe il cemento. I turisti scambiano il fatto che si sentano “tirare” la pelle come un effetto purificante, invece è dannoso per la loro salute oltre che per la Scala dei Turchi.
A questo si aggiungono gli effetti dei cambiamenti climatici. Quali danni provocano?
La marna è un materiale molto fragile, e viene messa in pericolo dall’effetto combinato dei lunghi periodi di siccità che in queste zone si alternano a eventi meteorologici estremi. La mancanza di piogge contribuisce a sgretolare la marna, e le precipitazioni particolarmente intense contribuiscono allo sgretolamento della parte sommitale, facendo crollare sulla marna i blocchi calcarenitici che stanno più in alto. Questo causa danno importanti, oltre a mettere potenzialmente a rischio anche l’incolumità dei visitatori.
Ultimamente avete documentato una serie di buchi sulla marna. Avete scoperto da cosa sono stati causati?
Potrebbe essersi trattato, come pare ormai probabile dopo una serie di ricostruzioni, di alcuni prelievi a opera della facoltà di geologia dell’università di Palermo. Il fatto strano però è che questa attività non sia stata autorizzata da nessuno e che, una volta sollevato il problema, qualcuno si sia premurato di ricoprire i buchi in una notte. È una vicenda che evidenzia come il problema vero per l’area della Scala dei Turchi sia il fatto che qui non ci sia nessun controllo.
Eppure sembra sia intenzione inserire questa zona tra i patrimoni dell’umanità dell’Unesco…
Qui siamo nei luoghi di Pirandello, e anche in questa vicenda non manca un risvolto pirandelliano: soltanto nel 2013 infatti si è scoperto che l’intera area della Scala dei Turchi è di proprietà di un privato, come risulta tra l’altro regolarmente anche dai dati catastali. Ovviamente l’Unesco non può dichiarare patrimonio dell’umanità una proprietà privata, e questo al momento blocca l’iter. Il primo passo, quindi, sarà quello di trovare il modo di trasferire la titolarità del bene dall’attuale proprietario alla Regione siciliana. Questo consentirebbe anche la messa in sicurezza dell’area, dal momento che le istituzioni non possono intervenire su aree private. L’iter potrebbe essere quello dell’esproprio, e l’attuale proprietario avrebbe dato segnali di disponibilità in questa direzione.
E quali sarebbero i passi successivi?
Una volta che gli uffici legali della Regione avranno dato il loro parere su questa possibilità e che sarà possibile procedere effettivamente con l’esproprio, si potrà intervenire per mettere in sicurezza tutta la zona e riaprirla al pubblico, in maniera ovviamente controllata. Oggi, infatti, la Scala dei Turchi è chiusa da un’ordinanza del sindaco fino ai primi giorni di aprile, proprio per motivi di sicurezza. Una volta che si sarà deciso per gli ingressi contingentati, si potrà pensare a come sorvegliare l’area. Basterebbe un ticket simbolico per finanziare un servizio di guardiania 24 ore su 24 per sette giorni a settimana, tutelando così uno splendido monumento naturale.