Salvare i trichechi: una missione spaziale

Scritto da Ettore Benigni
Giornalista

“Walrus from Space” è un progetto di ricerca nato dalla collaborazione tra il Wwf e il British Antarctic Survey, che cercano volontari per analizzare migliaia di immagini satellitari. Obiettivo: dare vita a un censimento e studiare le reazioni della specie ai cambiamenti climatici

Chiamare a raccolta almeno cinquecentomila volontari disposti a fare la loro parte per monitorare da casa, analizzando migliaia di immagini satellitari in alta risoluzione su 25mila km quadrati di territorio, le abitudini dei trichechi in Antartide nell’arco di cinque anni. Per arrivare a fare un censimento della specie “da remoto” e a studiare i comportamenti dei singoli esemplari in relazione ai cambiamenti climatici.

È questo lo scopo di “Walrus from Space”, il progetto nato dalla collaborazione tra il Wwf e il British Antarctic Survey, che punta ad analizzare le riprese effettuate dallo spazio e messe a disposizione da Maxar Technologies DigitalGlobe per dare vita a una ricerca sui trichechi atlantici e su quelli del Mare di Laptev. A finanziare l’iniziativa sono i giocatori della People’s Postcode Lottery, insieme ai sostenitori di Rbc Tech For Nature e Wwf.

Di cosa parliamo?

Grande Fratello dei trichechi: tutti a “spiare” la vita dei 30mila esemplari

Al centro del programma c’è la volontà di studiare il comportamento dei mammiferi marini in luoghi del globo dove è particolarmente difficile arrivare per le condizioni meteorologiche proibitive, e di affinare i dati di cui si dispone oggi, che spesso sono semplicemente delle stime approssimative. Secondo queste informazioni la popolazione delle due specie di trichechi oggetto della ricerca dovrebbe essere complessivamente di circa 30mila esemplari. Fuori dalle rilevazioni rimarrebbero per il momento i trichechi del Pacifico, che secondo le stime dovrebbero essere una colonia più numerosa, vicina ai 200mila esemplari.

“La differenza tra i trichechi del Pacifico e quelli dell’Atlantico è che i primi sono molto più numerosi, mentre i secondi pur essendo di meno abitano una porzione di territorio più ampia, soprattutto se si considerano in un unico insieme quelli atlantici e quelli del mare di Laptev – spiega Rod Downie, chief polar adviser del Wwf – Al momento ci stiamo concentrando su di loro, ma presto altri gruppi di ricerca nell’Artico monitoreranno anche la sottospecie del Pacifico. Questo progetto consente alle persone di agire per comprendere una specie minacciata dalla crisi climatica e per contribuire a salvaguardare il proprio futuro. La crisi climatica è un problema globale, più grande di qualsiasi persona, specie o regione”.

Quanto incide il riscaldamento globale sull’habitat dei trichechi?

A muovere la curiosità dei ricercatori c’è anche la volontà di studiare gli effetti del riscaldamento globale sull’habitat naturale di questa specie di mammiferi in un’area come quella dell’Antartide in cui il fenomeno procede in media, secondo e dati del Bas, a una velocità tripla rispetto al resto del mondo, con il 13% del ghiaccio marino estivo in procinto di scomparire nell’arco di dieci anni.

“Fare un censimento dei trichechi utilizzando i metodi tradizionali non sarebbe semplice, vivono in aree remote, passano molto tempo sul ghiaccio marino e si spostano continuamente – spiega Hannah Cubaynes, wildlife from space research del British Antarctic Survey – I satelliti e le immagini che possono mandare fino a noi contribuiscono a dare una soluzione a questi problemi logistici, dal momento che sono in grado di tenere sotto controllo grandi porzioni di territorio. Così la tecnologia può aiutarci a contare i trichechi con precisione. Ma per riuscirci servirà una grande quantità di immagini, e un importante lavoro di analisi su questi materiali, che non potrebbe essere svolto da un singolo ricercatore o da un team ristretto. Da questa constatazione è nata l’idea di dare vita a un gruppo più ampio di ‘citizen scientist’ che potesse venirci in aiuto”.

Diventa anche tu “citizen scientist”

A chi vorrà partecipare al progetto, ovunque si trovi, verrà chiesto di studiare le immagini satellitari che saranno messe a loro disposizione online, di individuare le zone in cui i trichechi si fermano sulla terraferma e di contarli.

Tutte le informazioni per chi volesse partecipare si trovano sul sito Walrus from Space alla pagina dove è a disposizione di tutti un form per la registrazione, propedeutica a un piccolo corso di formazione che darà agli aspiranti “citizen scientist” tutte le nozioni necessarie per mettersi all’opera.

“Nelle abitudini dei trichechi il ghiaccio marino viene utilizzato per riposare e per dare alla luce i piccoli – spiegano dal British Antarctic Survey – Con la diminuzione di queste superfici, però, un numero crescente di mammiferi è costretto a rifugiarsi sulla terra, in spiagge che diventano sempre più affollate, dove è facile assistere a scene di panico, dal momento che questi animali si spaventano facilmente. La permanenza sulla terraferma costringe inoltre i mammiferi ad affrontare spostamenti più lunghi e faticosi per andare a procacciarsi il cibo, che sta diminuendo per il riscaldamento e l’acidificazione delle acque. Infine, con il ghiaccio in ritirata aumenta la probabilità che i trichechi possano essere disturbati dal passaggio di imbarcazioni”.