Reborn Ideas, l’upcycling made in Italy al centro dello shopping sostenibile
Scritto da
Ettore Benigni
Giornalista
Design, arredamento, abbigliamento, accessori: una piattaforma di e-commerce che mette in vetrina il meglio dei prodotti ideati da makers grazie al recupero creativo. Il founder Maurizio Mazzanti: “Puntiamo a espandere l’offerta per clienti sempre più attenti e consapevoli”
La parola chiave attorno alla quale quattro anni fa è nata Reborn Ideas è upcycling: dare un nuovo valore aggiunto, grazie al recupero creativo, a un’ampia gamma di prodotti made in Italy progettati e realizzati da una comunità di makers che si sta ampliando nel corso del tempo. Tutto questo grazie a una piattaforma digitale che si propone come un vero e proprio aggregatore, un luogo d’incontro digitale in cui i creativi, provenienti da esperienze e background diversi, mettono in vetrina le loro idee tutte ispirate alla sostenibilità, dal design all’arredamento, dall’abbigliamento agli accessori.
A raccontare come è nata quest’esperienza, su quali valori si fonda e come vuole svilupparsi per il futuro è il founder Maurizio Mazzanti, con alle spalle esperienze nella comunicazione, nelle startup e nel marketing digitale, e ora impegnato a far crescere questa nuova esperienza di e-commerce, ampliandone la portata e dandole visibilità per una platea di clienti che sta dimostrando di essere sempre più attenta e sensibile ai temi della sostenibilità.
Di cosa parliamo?
- Come nasce Reborn Ideas?
- Ci vuole raccontare qualche esempio dei brand che promuovete?
- Chi sono i clienti di Reborn Ideas?
- Come nasce la vostra partnership con i Greeners di Sorgenia?
- Come scegliete i maker da proporre sulla vostra piattaforma?
- Quali sono i prodotti più richiesti o su cui puntate di più in vista delle festività natalizie?
- Come è cambiato il mercato in questi quattro anni?
- Quali sono i vostri programmi per il futuro?
Come nasce Reborn Ideas?
Tutto è partito cinque anni fa dall’incontro con una mia amica, che mi parlava di un progetto che aveva in mente sul recupero degli scarti tessili e sul concetto di upcycling. Io avevo appena venduto la mia azienda e andavo incontro a un anno sabbatico. L’idea mi ha colpito da subito, ho avuto l’impressione che ci stessimo muovendo attorno a un concetto che prometteva bene per il futuro: abbiamo continuato a ragionarci e così siamo stati tra i primi in Italia a pensare a dare vita a un aggregatore di prodotti realizzati tramite il recupero creativo, puntando con decisione sul Made in Italy.
Ci vuole raccontare qualche esempio dei brand che promuovete?
La maggior parte dei produttori-maker di Reborn Ideas è composta da realtà che operano nel settore del recupero, ma ci sono anche soggetti, ad esempio, che producono prodotti in cotone certificato Gots. Abbiamo Belt Bag, che realizza borse con tessuti di recupero e le maniglie e le tracolle derivano dalle cinture di sicurezza dismesse, o Big to Bag, che produce borse, pochette, svuota tasche e tanto altro recuperando la plastica Pvc delle maxi affissioni pubblicitarie. Tra i brand di abbigliamento c’è Aequae, che realizza capi e accessori donna sartoriali, tutti pezzi unici perché fatti con quello che già c’è, quantità limitate di ottimi tessuti che trasmettano il valore del tempo e sono il risultato di un’alchimia di stili e tradizione artigiana.
Lo Fo Io, invece, realizza accessori per l’inverno come sciarpe, cappelli e guanti dalla lana rigenerata. Tra i più originali ci sono Peekaboo!, che crea splendidi eco gioielli partendo dalle linguette delle lattine in alluminio per le bibite, e Greencorks, che crea oggetti di design e di arredamento riciclando sughero. Il valore aggiunto di quest’ultima idea non è soltanto nel design di qualità, ma anche nel fatto che è un’iniziativa di sensibilizzazione: il sughero infatti non viene raccolto soltanto nelle enoteche, ma anche nelle scuole, coinvolgendo i bambini e i ragazzi che portano i tappi delle bottiglie da casa.
Tra le iniziative che hanno riscosso più successo c’è infine Krill Design, l’azienda crea PLA, la cosiddetta bioplastica, con una fortissima componente di scarti alimentari, come ad esempio le bucce di arancia, di limone o gli scarti di caffè. Grazie alla stampa 3D utilizzano questo materiale per produrre lampade di design e altri oggetti di arredamento. Si tratta ancora di un’avanguardia, ma la vera svolta arriverà quando anche i più grandi utilizzatori di plastiche tradizionali si avvicineranno a questi materiali e queste tecnologie e arriveranno ad adottarle in produzioni di scala più grande.
Chi sono i clienti di Reborn Ideas?
La nostra idea è quella di rivolgerci a una clientela attenta all’ambiente e alla sostenibilità, che non vuole massificarsi nelle proprie abitudini di consumo, e che vuole acquistare oggetti che hanno una storia da raccontare. Rimango convinto, da quando ero studente all’università, che il consumo è un agire sociale: tramite i nostri acquisti raccontiamo – consciamente o inconsciamente – chi siamo. Credo così che i nostri clienti vogliano distinguersi da un certo tipo di consumo che bada soltanto al prezzo e che non considera con la dovuta attenzione i danni ambientali o sociali che derivano da un certo tipo di produzione di massa. Il nostro cliente, se dovessi descriverlo con un’immagine, non è quello che aspetta il Black Friday per riempire il proprio carrello, e neanche quello che mette al primo posto il prezzo. Sono piuttosto persone che cercano prodotti belli e originali, progettati per durare e nati da un circuito virtuoso come quello del riciclo e quindi dell’economia circolare.
Come nasce la vostra partnership con i Greeners* di Sorgenia?
È un progetto di collaborazione in cui credo molto, e che fa parte di una serie di partnership in cui siamo impegnati che mirano a valorizzare i valori che abbiamo in comune rispetto alla sostenibilità. Anche in virtù di questa vicinanza di valori abbiamo inserito in catalogo qualche sconto o incentivo economico, perché è vero che siamo contro la scontistica di massa e i fenomeni iperconsumistici, ma ci piace essere attenti alle esigenze di tutti i nostri potenziali clienti.
Come scegliete i maker da proporre sulla vostra piattaforma?
Cerchiamo di differenziarci in un mercato che sta progressivamente diventando più competitivo puntando prima di tutto sulla qualità. Alcuni maker ci hanno contattato direttamente dopo aver sentito parlare di noi, per altri abbiamo fatto scouting online. Una volta che abbiamo individuato i progetti ci piace dare loro il giusto spazio per raccontarsi e per spiegare quali sono i loro valori e le loro idee. Vorremmo creare un contatto tra le idee dei maker e i potenziali clienti, aiutare queste realtà ad avere la visibilità che meritano. Vorremo diventare sempre più una social commerce community: già lo siamo, ma a piccoli passi ci piacerebbe rendere ancora più evidente questa caratteristica.
Quali sono i prodotti più richiesti o su cui puntate di più in vista delle festività natalizie?
Abbiamo integrato pochi giorni fa nella nostra piattaforma un nuovo produttore, T12 lab, un’agenzia di ricerca e un’associazione culturale che si occupa di design sociale producendo oggetti con scarti industriali pregiati attraverso la formazione-lavoro di persone sorde. E poi in questo periodo riscuotono interesse le borse, che sono tra i regali più gettonati a Natale, come nel caso di RiVelami, che per produrle utilizza le vele dismesse delle imbarcazioni.
Come è cambiato il mercato in questi quattro anni?
Sta crescendo molto l’attenzione verso il tema della sostenibilità, e questo lo vedo anche dalle statistiche del nostro sito, che registra un numero sempre più alto di visitatori. Non è un interesse che si traduce ancora proporzionalmente in un aumento di fatturato, ma è comunque un trend incoraggiante. Oggi i sustainable development goals, l’Esg e la corporate social responsibility sono temi nell’agenda di tutte le grandi aziende e anche dei cittadini: per molti si tratta semplicemente di una dinamica follow the market, ma anche questo crea nel tempo sensibilità e modifica gli scenari. Ovviamente con il crescere dell’interesse cresce anche la concorrenza, ma io sono contento che nascano piattaforma ispirate agli stessi nostri principi: mi piacerebbe che non ci considerassimo concorrenti, ma colleghi, membri di una stessa comunità.
Quali sono i vostri programmi per il futuro?
L’obiettivo principale è quello di riuscire a integrare sempre più maker, di diventare un punto di riferimento per loro e per i potenziali clienti. Puntiamo a dare a ognuno la visibilità che merita, a valorizzare nel mondo digitale la loro produzione e a metterli in contatto con chi è davvero interessato alle loro proposte. Collegato a questo c’è l’obiettivo di comunicare sempre meglio i temi dell’economia circolare, continuando a puntare sul recupero creativo, diventando una sorta di ponte tra chi crea e chi acquista.
*Greeners: la community di Sorgenia fatta di persone come te, che pensano all’ambiente nelle loro scelte quotidiane e vogliono ridurre il loro impatto.