Lago della Duchessa, per salvarlo una petizione su Change.org
Scritto da
Ettore Benigni
Giornalista
Il bacino tra Lazio e Abruzzo rischia di sparire a causa dei troppi animali che pascolano nell’area. Ma c’è chi vuole salvare il paesaggio del “cammino dei briganti"
Troppi animali pascolano nei pressi del Lago della Duchessa. Il bacino d’acqua di origine carsica, che si trova a 1.788 metri sul livello del mare, è uno dei laghi più alti dell’Appennino centrale, subito sotto alla cima del Monte Velino, nel Lazio ma al confine con l’Abruzzo. Ad accendere i riflettori sulle condizioni precarie dello specchio d’acqua è un pastore di 69 anni, Americo Lanciotti, nato e cresciuto in queste zone, che della salvaguardia del Lago della Duchessa ha fatto la propria battaglia, sostenuto dal popolo dei “camminatori”, gli appassionati di trekking e, nello specifico, del “Cammino dei Briganti”. Si tratta di un itinerario a piedi di circa 100 kilometri che tocca le zone frequentate ed elette come nascondiglio dai briganti che 150 anni fa vivevano nell’area di confine tra lo stato Pontificio e il territorio governato dai Borbone.
Attorno alla sopravvivenza del lago è nata anche una petizione online su change.org, su iniziativa di Luca Gianotti, che è coordinatore della Compagnia dei Cammini, associazione nata con lo scopo di diffondere la cultura del camminare in Italia.
Di cosa parliamo?
Il Lago della Duchessa
La caratteristica principale di questo specchio d’acqua, che si estende per circa quattro ettari e ha un perimetro di poco inferiore al kilometro, è quella di non essere alimentato da sorgenti o da un fiume, ma semplicemente dagli eventi atmosferici, quindi pioggia e neve, ed è legato allo sfruttamento stagionale degli animali da pascolo in alpeggio, che sono prevalentemente ovini, equini e bovini. Proprio la presenza di molti animali al pascolo sta di fatto determinando un cambiamento delle caratteristiche della zona, a causa del calpestio e dell’abbeveraggio, che mettono a rischio la sopravvivenza del lago e delle specie – anche rare – che ne hanno fatto il proprio habitat.
Altra caratteristica importante del lago è la presenza di un inghiottitoio che non consente alle acque di superare un determinato livello nei periodi più favorevoli, soprattutto quando si sciolgono le nevi.
L’habitat ideale del tritone crestato
Tra le specie che vivono nel Lago della Duchessa, il Tritone Crestato è probabilmente la più caratteristica; si tratta di una specie protetta di anfibio che per riprodursi non può fare a meno dell’acqua: il periodo della riproduzione ha il suo inizio in inverno e finisce nella tarda primavera.
Tra le altre specie caratteristiche della zona anche la cosiddetta vipera dell’Orsini, che abita in Italia soltanto nell’Appennino centrale, tra le rocce calcaree e il ginepro nano. Quanto alla flora, molte delle specie presenti attorno al Lago della Duchessa sono rare e in pericolo di estinzione.
La battaglia di Americo Lanciotti e la petizione
A riassumere in poche parole il senso dell’impegno del pastore 69enne è la frase che ripete ai cronisti che si occupano delle sue denunce: “Se riesco a salvare il lago a favore delle prossime generazioni posso morire serenamente, altrimenti sarò un fallito”. Una battaglia, quella di Lanciotti, che gli ha procurato anche diversi nemici, come dimostra il fatto che nei mesi scorsi qualcuno ha avvelenato, probabilmente per ritorsione, i suoi otto cani. Un fatto che non ha lasciato indifferente il “popolo dei camminatori” che frequentano l’area, e che tramite una petizione lanciata su change.org, “Io Sto con Americo e con il Lago della Duchessa”, hanno voluto far sentire il proprio appoggio e la propria solidarietà al pastore: 71mila le firme raccolte in poche settimane, tra cui quelle di rappresentanti delle istituzioni e studiosi della natura.
Il parere degli studiosi
A spiegare un po’ più nel dettaglio quali rischi sta correndo lo specchio d’acqua ci pensa proprio Luca Gianotti, tra i promotori della campagna: “Gli animali passano mesi sui bordi del lago – sottolinea – e lasciano deiezioni e urina, quando dovrebbero avvicinarsi solo per abbeverarsi e poi essere portati lontano dalla riva. Chiediamo che gli animali al pascolo non possano stazionare nei pressi del lago”.
“Il lago è già nella fase finale di un ecosistema lago – aggiunge Salvatore Moscatello, planctonologo dell’ateneo di Lecce – La porzione in direzione ‘Male Passo’ (a detta di molti uno dei punti panoramici più belli d’Italia, dal quale è possibile scorgere dall’alto la Val di Teve in tutta la sua maestosità, ndr) è già invasa da vegetazione e al centro intere mandrie di cavalli sollevano melma 24 ore su 24. Tritoni e salamandre sono già scomparsi e con la concentrazione di ammoniaca che ci sarà, quei pochi centimetri di acqua rimarranno senza ossigeno”.
1978: il momento di notorietà durante il sequestro Moro
A far finire il Lago della Duchessa su tutte le prime pagine e in apertura di tutti i telegiornali nazionali fu nel 1978 un falso comunicato delle Brigate Rosse. Erano i giorni del sequestro di Aldo Moro, presidente della Democrazia Cristiana e deputato, che fu rapito dalle BR in via Fani, a Roma, il 16 marzo di quell’anno, in un agguato in cui vennero uccisi anche i cinque uomini della sua scorta. Poco più di un mese dopo, il 18 aprile, venne reso pubblico un falso comunicato delle Br, contrassegnato dal numero sette, in cui si diceva che il cadavere dello statista si trovasse proprio nei fondali del Lago della Duchessa. Il lago fu setacciato palmo a palmo nelle ore successive, con operazioni particolarmente difficoltose: per rompere il ghiaccio e arrivare fino al fondale vennero utilizzate anche microcariche esplosive, ma alla fine fu chiaro che il comunicato non era autentico e che apriva una pista falsa. Il corpo di Aldo Moro, ucciso dopo 55 giorni di sequestro, fu infatti abbandonato dai brigatisti al centro di Roma, in via Caetani, il 9 maggio 1978, nel portabagagli di una Renault 4 rossa.
Foto copertina: Wikipedia