Si è da poco celebrato il World Wildlife Day, giornata mondiale della fauna selvatica istituita dalle Nazioni Unite. E riparte la campagna ReNature del Wwf per bloccare o ridurre la perdita di biodiversità in atto. In Italia a rischio l’orso bruno marsicano, il lupo e alcune specie di rapaci
Celebrare fauna e flora della Terra, e riconoscere il contributo fondamentale che le specie selvatiche danno alla salute degli ecosistemi e quindi alla nostra vita di tutti i giorni. È questo l’obiettivo del Wildlife Day, la giornata mondiale della fauna selvatica promossa dalle Nazioni Unite che si è celebrata il 3 marzo. L’edizione 2023 cade tra l’altro nel cinquantesimo anniversario della convenzione di Washington sul commercio internazionale delle specie di fauna e flora selvatiche minacciate di estinzione, che risale al 1973.
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Il rischio della perdita di biodiversità
In occasione del World Wildlife Day il Wwf è ripartito con la sua campagna ReNature, che vuole focalizzare l’attenzione su come bloccare o ridurre la perdita di biodiversità in atto, promuovendo con l’occasione progetti di tutela e ripristino della natura. Il quadro globale è preoccupante: l’attività dell’uomo, infatti ha nel tempo provocato il degrado di foreste, praterie, terreni agricoli produttivi, oceani, fiumi, mari e laghi, e circa 1 milione di specie sono sull’orlo dell’estinzione. L’obiettivo dell’iniziativa è di mettere in campo una serie di iniziative per ridurre la perdita di biodiversità sulla terra, ripristinando l’ecosistema, le popolazioni selvatiche e le porzioni di habitat in pericolo.
La situazione in Italia
A rischiare l’estinzione non sono soltanto elefanti, rinoceronti, tigri o gorilla, ma anche diverse specie in Italia, alcune delle quali vengono definite dal Wwf “Specie chiave”, “con uno stato di conservazione precario, che necessitano di azioni concrete e ambiziose”. Si tratta quindi di specie particolarmente rilevanti all’interno del loro ecosistema, la cui presenza garantisce i corretti equilibri e permette l’esistenza di altre specie. “Con la loro scomparsa – spiega il Wwf – l’ecosistema perderebbe molte delle sue caratteristiche e molte altre specie, la cui esistenza dipende da queste, andrebbero incontro ad estinzione”.
La natura italiana, secondo l’analisi del Wwf, è a cavallo tra due ecoregioni prioritarie a livello globale, le Alpi e il Mediterraneo, ed è tra le più ricche d’Europa. Ma il 50% delle specie di vertebrati presenti in Italia è minacciato d’estinzione, e il 52% delle 570 specie di fauna italiana protette dalla Direttiva Habitat (approvata il 21 maggio 1992 dalla Commissione europea con lo scopo di promuovere il mantenimento della biodiversità mediante la conservazione degli habitat naturali nel territorio europeo) mostra secondo il Wwf uno stato di conservazione inadeguato.
Problemi dello stesso tipo riguardano anche gli habitat: l’86% di quelli tutelati dalla Direttiva Habitat versa in uno stato di conservazione inadeguato o sfavorevole. “Negli ultimi anni – spiega il Wwf – sono stati fortemente ridotti alcuni importanti ambienti quali boschi di pianura e zone umide, il 64% delle quali è andato distrutto nell’ultimo secolo, mentre molti altri sono stati frammentati o degradati. Il 41% dei fiumi italiani monitorati non è in uno stato di conservazione adeguato e l’80% dei laghi italiani non presenta un buono stato ecologico e stanno perdendo la loro capacità di fornire i tradizionali servizi ecosistemici, a partire dal contrasto al dissesto idrogeologico e al cambiamento climatico”. Ogni giorno in Italia perdiamo 16 ettari di territorio: suolo fertile, ecosistemi con i loro servizi, piccoli e grandi habitat, vengono trasformati da cemento e asfalto.
Le specie a rischio in Italia
L’orso bruno marsicano è una sottospecie endemica dell’Appennino centrale a elevato rischio estinzione: per tutelarlo il Wwf ha dato vita al progetto Orso 2×50, che punta a raddoppiare la popolazione entro il 2050, riducendone la mortalità legata all’uomo e favorendone l’espansione nell’area del parco nazionale della Majella.
A rischio anche la popolazione dei lupi, per tutelare i quali il Wwf è impegnato a mantenere in equilibrio l’ecosistema in cui vivono, riducendo ad esempio la mortalità antropica causata da incidenti stradali e dal bracconaggio, favorendo la coesistenza con le attività umane e prevenendo i danni all’allevamento.
Infine i rapaci, tra i quali quelli più a rischio nel nostro Paese sono l’aquila di Bonelli, il falco lanario e l’avvoltoio capovaccaio, che per essere salvati sarà fondamentale tutelare gli habitat che li ospitano.
I dati del rapporto Ispra sulla biodiversità in Italia
Secondo i dati pubblicati nel 2021 da Ispra l’Italia è tra i Paesi europei con maggior ricchezza di specie e habitat e con i più alti tassi di specie esclusive del proprio territorio. Dallo studio emerge che, per l’avifauna, nonostante il 47% delle specie nidificanti presenti un incremento di popolazione o una stabilità demografica, il 23% delle specie risulta in decremento e il 37% è stato inserito nelle principali categorie di rischio di estinzione.
Il Rapporto evidenzia che “le attività di prelievo e le catture accidentali rappresentano le maggiori fonti di pressione sulle specie di interesse comunitario, accompagnate dall’inquinamento, dai trasporti marittimi e dalla costruzione di infrastrutture, che insistono anche sulla maggioranza degli habitat marini, insieme alle attività con attrezzi da pesca che interagiscono fisicamente con i fondali”.
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