Biagio Amantia, co-founder dell’azienda: “Proponiamo i nostri pacchetti per sostenere i borghi e i progetti delle piccole imprese dell’agroalimentare. A difesa della biodiversità e dei prodotti tipici simbolo del nostro Paese che rischiano di scomparire”

“Viviamo nel Paese più bello del mondo, siamo primi al mondo per biodiversità, contiamo su più di 5mila prodotti tradizionali censiti, ma molti di questi sono custoditi da piccoli agricoltori e rischiano di scomparire. Così come ci sono piccoli, splendidi borghi che corrono il pericolo di essere abbandonati. Abbiamo pensato che fosse una buona idea attivarsi per creare una rete in cui ognuno, che si tratti di un privato cittadino o di un’azienda sensibile al tema, possa contribuire per sostenere queste realtà e preservarne l’esistenza”. Biagio Amantia, co-founder di Coltivatori di Emozioni insieme a Paolo Galloso, racconta come è nata – nel 2016 – la loro idea e si è sviluppata fino a dare lavoro, oggi, a dieci persone, tutti giovani ed entusiasti.

Di cosa parliamo?

Biagio, come è cresciuta fino a oggi Coltivatori di Emozioni?

Oggi contiamo su una rete di più di 70 piccoli produttori in tutte le regioni italiane, che possono essere sostenuti da singoli cittadini, che si connotano come consumatori attenti e consapevoli, o da imprese che nel loro percorso di sostenibilità e nei loro obiettivi Esg scelgono di aderire al nostro progetto. Parliamo, se dovessimo fotografare la situazione al momento, di oltre 5mila persone e di circa 50 aziende, ma i numeri continuano a crescere costantemente. Proponiamo pacchetti, per adottare i produttori e i loro progetti, dal singolo contributo alla possibilità di ricevere in cambio i prodotti del territorio fino a quella, in determinati periodi dell’anno, di andare sul campo a vivere direttamente l’esperienza. Se si decide di sostenere un viticoltore del Lazio, sarà possibile andare a conoscerlo di persona, ad esempio, partecipando alla vendemmia. Quanto alle aziende, la proposta per loro comprende tre macroaree: la regalistica per occasioni specifiche, come ad esempio le festività natalizie, la possibilità di fare attività di welfare o per il team building sul campo, e i progetti di corporate social responsibility per intervenire su un territorio con progetti ad hoc.

Come scegliete le attività e i progetti da proporre sul vostro catalogo?

Siamo partiti da alcuni produttori in Puglia, dove è nato il progetto e dove Paolo ha un’azienda agricola. Poi abbiamo gradualmente ampliato il nostro raggio d’azione, fino a coprire tutta Italia. Abbiamo un disciplinare in base al quale selezioniamo i partner del progetto: si tratta di aziende che vengono scelte in base alla grandezza, quindi si deve trattare di realtà “micro”, quasi sempre a gestione familiare, che siano caratterizzate dal proporre una tradizione rappresentativa del territorio. Parliamo, soltanto per fare qualche esempio, di produttori del peperone di Pontecorvo Dop, nel frusinate, o dello zafferano di Navelli in Abruzzo, vicino a L’Aquila, o della fagiolina del Lago Trasimeno, in Umbria. In più i nostri partner si caratterizzano per il fatto di avere un progetto, un sogno che possono arrivare a realizzare grazie al sostegno della nostra piattaforma: dal recupero di un antico vitigno alla creazione di un nuovo prodotto.

Che feedback registrate rispetto alla vostra proposta?

Di sicuro la pandemia e l’emergenza che ha generato negli ultimi tre anni ha portato tutti a sviluppare una nuova mentalità, più attenta alla sostenibilità e anche alla solidarietà. Per i privati e anche per le aziende, che oggi sono più attente e spesso vogliono fare qualcosa di importante a livello sociale e ambientale, essere protagonisti con un impegno concreto. Durante il periodo più duro dell’emergenza Covid-19, ad esempio, le adesioni dei privati sono aumentate, e non era scontato. È stato per molti un modo per sostenere i piccoli produttori che senza fiere e mercati si trovavano in grave difficoltà. Nel caso delle aziende invece aumenta il numero di quelle che si rendono disponibili a sostenere interi progetti sul territorio.

Che progetti avete per il futuro?

Ci piacerebbe continuare nella collaborazione con l’associazione I borghi più belli d’Italia, lanciata più di un anno fa e che per noi è importante perché ci apre una finestra anche sulla sfera turistica. Vogliamo rafforzare questa partnership con nuove iniziative, mentre abbiamo in cantiere anche sei nuovi progetti di welfare. Altra necessità è quella di potenziare il portale migliorando la user experience, proseguendo di pari passo con l’attività di scouting per aumentare il numero di produttori che fanno parte della nostra rete.

Come è nata la vostra partnership con Sorgenia e l’inserimento nel catalogo dei Greeners?

Con Sorgenia c’è stata subito sintonia, apprezziamo l’impegno dell’azienda per l’ambiente e la sostenibilità, che arriva fino a importanti iniziative a carattere sociale. Proprio in virtù di questa sintonia siamo entrati nel catalogo del programma fedeltà della community dei Greeners. I clienti di Sorgenia hanno risposto particolarmente bene alla nostra proposta, i risultati sono stati molto positivi, e anche grazie a questo i progetti dei nostri produttori sono riusciti a crescere nel tempo.