Bropropriating: quando un uomo si appropria del lavoro di una donna

Scritto da Cathy La Torre
Avvocata specializzata in diritto antidiscriminatorio

Nel 1971 Linda Nochlin storica dell’arte scrive un saggio dal titolo "Perché non ci sono state grandi artiste?"

La domanda, che era volutamente una provocazione, aprì la strada a quella che venne definita la storia femminista dell’arte.

Nochlin si domandava, ad esempio, se Picasso fosse nato femmina, se si fosse chiamato Pablita avrebbe avuto lo stesso straordinario successo?

O forse sarebbe stato anche lui schiacciato dalla diseguaglianza che ha condannato per centinaia d’anni le donne a non poter assecondare le proprie vocazioni, e neppure ad indagarle, visto che, fin dall’infanzia gli veniva ripetuto che l’unica forma di realizzazione era nel matrimonio e nella cura della famiglia.

Anche le poche donne che la storia dell’arte ha conosciuto e riconosciuto come talenti avevano in comune una caratteristica: erano tutte, quasi senza eccezione, o figlie di artisti o legate a una personalità artistica maschile

Di cosa parliamo?

Che si intende per bropropriating?

Si tratta di un particolare tipo di violenza: bropropriating. Nato dalla combinazione del prefisso “bro”, “brother” e “propriating”, appropriazione.

Ovvero quando un uomo si appropria del lavoro di una donna prendendosene il merito.

Nel 1988 la fumettista Riana Duncan pubblica sulla rivista Punch una vignetta che dice: “È un’ottima idea, signorina Triggs. Forse uno degli uomini qui presenti potrebbe proporla”.

Si, perché sono state tante, tantissime, le “ottime idee” che le donne hanno avuto nel corso dei secoli e che pure sono state attribuite a uomini.

Le pittrici

Rosa Bonheur, una delle pittrici più abili e di maggior successo di tutti i tempi fu educata da un padre, socialista e libertario, all’uguaglianza dei sessi.

E nonostante fosse la pittrice più famosa del suo tempo, la prima ad essere insignita della Legion d’onore, dovette supplicare la polizia francese perché le concedesse l’autorizzazione a indossare i pantaloni.

Perché in Francia, a partire dal 1800 per una donna, portare i pantaloni era reato. Reato che venne abolito nel 2011.

Centinaia e centinaia di dipinti furono attribuiti a un uomo, invece che a lei.

Per la precisione, il marito aveva venduto per anni le opere della moglie spacciandole per proprie.  Per riavere quello che era suo Margaret  dovette portare l’ex marito in tribunale.

E quanto avrei voluto essere la sua avvocata!

Se ho imparato queste cose, devo ringraziare Roberto Pietrosanti, straordinario artista, che ha curato il progetto espositivo “L’altra metà della pittura” che potremo visitare fino al 14 gennaio 2023 alla Galleria Ticinese Art.

 

 

Rosa Bonheur

Scienziate e ricercatrici

Trota, dottoressa italiana della prima metà del 12simo secolo fu una delle prime persone a studiare l’anatomia femminile e a sviluppare trattamenti sicuri per le donne.

In sostanza la base della moderna ginecologia e ostetricia. L’avete mai sentita nominare? Già, perché dopo la sua morte, le sue opere vennero attribuite al marito e al figlio.

Se state guidando e inizia a piovere e non dovete fermarvi perché non vedete nulla ma al massimo aumentate la velocità del tergicristallo, lo dovete a una donna, Mary Anderson.

Nei primi del Novecento, durante un viaggio in tram, notò che il conducente era costretto a viaggiare con la testa fuori dal finestrino e a fermarsi spesso per togliere la neve dal parabrezza.

Tornata a casa, disegnò un tergicristallo e lo fece costruire da una ditta locale.

Nessuno volle comprarle il brevetto: non fu ritenuto un oggetto per cui valesse la pena pagare essendo stato inventato da una donna.

Il brevetto non venne rinnovato.

Ma nel 1922 Cadillac si appropriò dell’idea registrando un nuovo brevetto.

 

Negli anni cinquanta Rosalind Franklin riesce a fotografare per prima il DNA.

Grazie alla celebre Photograph 51 viene svelata la struttura a doppia elica della molecola.

Questa scoperta ha vinto il Nobel ma non porta il suo nome.

Rosalind era morta qualche anno prima per un tumore alle ovaie (causato probabilmente dalle frequenti esposizioni ai raggi X) e due colleghi si erano assunti totalmente la paternità della sua scoperta.

 

Purtroppo potrei andare avanti, raccontandovi di Alice Augusta Ball che scoprì un trattamento contro la lebbra ma si vide rubare la paternità dal rettore dell’Università presso la quale lavorava.

O dell’astrofisica Jocelyn Bell. Da dottoranda di Cambridge scoprì che le stelle di neutroni emettevano dei segnali. Per questa scoperta vinse il Nobel il suo supervisore.  

 

E se vi state dicendo, beh erano altri tempi, oggi non potrebbe succedere più succedere la risposta è nei dati

Meno di un’azienda su 10 (il 7%) è guidata da donne Ceo. In Italia la percentuale è ancora più bassa, il 3%, ma visto che le donne rappresentano la maggioranza degli studenti universitari, è stupefacente vedere che solo il 7% delle aziende in Europa sia guidato da una donna. 

E ancora, secondo il sondaggio Lei (Lavoro, equità, inclusione), condotto dalla Fondazione Libellula, una donna su due dichiara di aver sperimentato, sul posto di lavoro, una o più forme di discriminazione o molestia, come battute volgari, complimenti e contatti fisici indesiderati.

Il 53% delle donne intervistate, afferma di essere stata oggetto di battute sessiste e volgari  o di averle sentite rivolte ad altre donne.

Il 22% delle donne ha subito, a volte o spesso, contatti fisici indesiderati.

Il 46% delle donne, dichiara di non essere chiamata con il proprio titolo professionale e il 43% di essere interrotta frequentemente o ascoltata con meno attenzione di un collega uomo durante una riunione

Ecco, è arrivato il momento di dire che contro la violenza, contro la diseguaglianza, contro le molestie, contro tutto ciò che ci impedisce di sentire le nostre pari opportunità servirebbe un campanello che agisce come stimolo che attiva l’attenzione sul tema.

E perché no, come un suono che dice: “ADESSO BASTA, E’ TEMPO DI REAGIRE, NON TI VOLTARE”.

 

 

 

 

Le immagini ritraggono: Rosa Bonheur, Rosalind Franklin, Trota e Mary Anderson