Il piccolo centro nelle isole norvegesi Svalbard ospita un osservatorio che studia i cambiamenti climatici e gli effetti delle emissioni inquinanti in atmosfera
Un villaggio nelle isole Svalbard, avamposto artico della Norvegia, che viene utilizzato dalla comunità internazionale delle sue poche decine di abitanti, tutti scienziati o ricercatori, come luogo privilegiato per monitorare i cambiamenti climatici attraverso l’analisi della qualità dell’aria. Parliamo dell’insediamento di Ny-Ålesund, la cui popolazione varia dai 45 residenti nel periodo invernale ai 150 di quello estivo, che a poco più di mille kilometri dal Polo Nord è uno dei villaggi situati più a Nord del Pianeta.
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Il villaggio senza connessioni Wi-Fi
Tra le caratteristiche più curiose di Ny-Ålesund, villaggio a cui la Bbc ha recentemente dedicato un reportage, c’è il fatto che ai suoi abitanti è vietato l’utilizzo di telefoni cellulari o device connessi in Wi-Fi, per poter assicurare un ambiente il più possibile incontaminato dal punto di vista dell’elettromagnetismo ed evitare ogni genere di interferenza alle rilevazioni che vengono effettuate dal vicinissimo “Osservatorio Zeppelin”, stazione di ricerca inaugurata nel 1989 e dedicata al monitoraggio dell’inquinamento atmosferico, gestita da Kings Bay AS, società in-house del ministero per il Clima e l’Ambiente del governo norvegese.
Ny-Ålesund sorge sulle rovine di un’area mineraria dismessa e ora diventata simbolo di sostenibilità e di lotta all’inquinamento. Oggi è composto da 30 edifici chiamati simbolicamente con in nomi di città o paesi di tutto il mondo, come Amsterdam, Londra, Messico, Italia.
Della popolazione indigena fa involontariamente parte anche una comunità di orsi polari locali, che spesso si spingono fino in prossimità del centro abitato. Per questo a Ny-Ålesund è in vigore un’ordinanza che vieta ai residenti di chiudere a chiave le porte delle abitazioni, per consentire a eventuali malcapitati che dovessero imbattersi in un orso di trovare rapidamente rifugio e non essere attaccati.
L’inquinamento atmosferico visto dall’Artico
La stazione di ricerca Zeppelin è un luogo di osservazione privilegiato da cui è possibile rendersi conto di come l’inquinamento atmosferico si sia evoluto negli ultimi decenni, perché fa parte di una rete internazionale di osservatori che condividono e confrontano le informazioni che hanno raccolto e continuano a raccogliere nel corso del tempo.
All’Osservatorio Zeppelin si effettuano i rilevamenti per monitorare i livelli di gas serra in atmosfera, tra le principali cause dei cambiamenti climatici. E tra le evidenze che emergono dai dati raccolti in questo laboratorio norvegese appare da una parte chiaro che alcuni inquinanti sono in progressivo aumento, ma anche che altre sostanze sono in regressione grazie agli sforzi compiuti dai governi internazionali negli ultimi anni.
“Quest’osservatorio si trova in un ambiente remoto e incontaminato – spiega alla Bbc Ove Hermansen, scienziato senior dell’Osservatorio Zeppelin e dell’Istituto norvegese per la ricerca sull’aria – Questa è una buona posizione per studiare il cambiamento dell’atmosfera, per rilevare la linea di base dell’inquinamento e a calcolare la tendenza globale nel tempo”.
I sensori dell’osservatorio, che preleva campioni di aria cinque giorni alla settimana, non si limitano a misurare i gas serra, ma tengono traccia anche dei gas clorurati come i Cfc, i metalli pesanti sospesi nell’aria, i pesticidi, oltre che ossidi di azoto, biossido di zolfo e particolato, prodotti principalmente dall’utilizzo di combustibili fossili.
Tra le buone notizie che provengono dall’osservatorio Zeppelin c’è il fatto che i livelli di metalli pesanti in atmosfera sono in netta diminuzione, a partire dal piombo e dal mercurio, probabilmente grazie alle limitazioni introdotte nel corso degli anni sul trattamento dei rifiuti e sulle emissioni dei grandi centri industriali.
L’allarme microplastiche
In crescita invece il livello di microplastiche presenti nell’aria, particelle minuscole trasportate nell’aria fino all’Artico.
“Le particelle di microplastica molto piccole possono percorrere distanze considerevoli per via aerea, come le altre particelle che già misuriamo allo Zeppelin – spiega ad Ana Filipova per la Bbc DorteHerzke, ricercatore senior dell’Istituto norvegese per la ricerca aerea – Ciò che è diverso per le microplastiche è che sono completamente prodotte dall’uomo, sono costituite da polimeri molto resistenti e contengono un’ampia miscela di sostanze chimiche, molte delle quali sono tossiche. Temiamo che le particelle di microplastica siano in grado di trasportare nell’Artico sostanze chimiche che altrimenti non riuscirebbero ad arrivare, causando potenzialmente danni ai fragili ecosistemi”.
I cambiamenti climatici nell’Artico
Anche l’area dell’artico è stata interessata negli ultimi anni dai cambiamenti climatici, che hanno lasciato segni sul territorio:
“Il fiordo vicino all’insediamento negli anni 80 era ghiacciato – racconta alla Bbc Leif-Arild Hahjem, che ha lavorato per molti anni a Ny-Ålesund come ingegnere dell’Istituto Polare Norvegese all’epoca – ci si poteva andare con la motoslitta. Ma dal 2006 il ghiaccio è nettamente diminuito, l’insediamento è circondato da molti ghiacciai che si stanno tutti riducendo a causa, nella maggior parte dei casi, dell’aumento delle temperature”.
“Oggi sperimentiamo gli effetti di un Artico più caldo in diverse aree – aggiunge RuneJensen, responsabile dell’Istituto Polare Norvegese diNy-Ålesund – Ad esempio, il maggiore afflusso di acque atlantiche più calde altera l’intero ecosistema del fiordo appena fuori Ny-Ålesund. Ciò influisce anche sugli orsi polari, che sono costretti ad adattare la loro dieta. Prima catturavano le foche dagli anelli sul ghiaccio marino. Ora vediamo un grande aumento del numero di orsi polari che si nutrono di uova dai nidi degli uccelli marini e catturano le foche dalla terraferma”.
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