Sea the Change, soluzioni sostenibili per la tutela dei mari

Scritto da Ettore Benigni
Giornalista

Il cofounder e sales director Alberto Carpanese: “Siamo sul mercato da soli 4 mesi ma abbiamo già ricevuto importanti segnali di interesse. Con i nostri servizi aiutiamo le aziende a definire la loro strategia di sostenibilità attraverso la compensazione di emissioni di gas serra e con progetti per la tutela del mare e della sua biodiversità”

Sea the Change è una startup innovativa a vocazione sociale: nasce per legare il sistema economico con la tutela degli ecosistemi marini. In sintesi, la nostra mission è di tutelare i mari e gli oceani dando la possibilità alle aziende di diventare più sostenibili. Il nostro claim è “dive into the next level of sustainability”. A parlare è Alberto Carpanese, co-founder e sales director di Sea The Change, che in questa intervista ne racconta la storia e i progetti per il futuro.

Di cosa parliamo?

Alberto, come è nata Sea the Change?

Il debutto ufficiale è del febbraio 2022, anche se informalmente il progetto esiste da maggio 2021. L’idea nasce dalla collaborazione di tre amici economisti ambientali, dopo un percorso di studi focalizzato sulle interazioni tra l’economia e i problemi del cambiamento climatico e ambientale. A darci una spinta importante è sicuramente stata la pandemia: io ad esempio mi son laureato proprio durante in lockdown: durante il periodo più duro era estremamente difficile trovare un lavoro che fosse in linea con le nostre competenze. Così, insieme a Luca Barani e Francesco Suzzi ci siamo tenuti in contatto, e durante uno dei nostri incontri, a pranzo, mentre salutavo i miei amici prima di partire per un lavoro che mi avrebbe portato in Spagna, l’idea ha preso forma.

Da quali basi siete partiti?

Il punto di partenza è stato il nostro amore per il mare. Io, ad esempio, ho origini sarde, e faccio snorkeling da sempre, scherzando a volte dico che mi sento più le branchie che i polmoni. L’altro elemento fondamentale è che tutti e tre abbiamo studiato a Rimini, dove abbiamo potuto toccare con mano i problemi che il turismo di massa può provocare alla salute del mare. Queste sono state le prime scintille, insieme alla voglia di fare qualcosa di positivo per il mare, che è fortemente colpito dai cambiamenti climatici nonostante sia la risorsa più importante per combatterli.

Qual è stata l’idea di partenza?

Siamo partiti da un progetto B2C, rivolto quindi ai singoli utenti finali, con l’intenzione di dare la possibilità ai turisti di avere un impatto positivo sulla salute dei mari. E infatti la nostra piattaforma ha ancora una sezione B2C, che permette agli individui di partecipare direttamente ad alcuni progetti di salvaguardia dell’ambiente marino. Ma con il tempo abbiamo cambiato il nostro business model portandolo al B2B2C, rivolgendoci quindi principalmente alle aziende.

Come avete strutturato la vostra offerta?

Abbiamo voluto proporci come provider di servizi per integrare le strategie di sostenibilità delle aziende con un portfolio di proposte originale basate sulla tutela degli ecosistemi marini, che vanno dalla compensazione delle emissioni alla protezione di praterie di Posidonia fino alla rimozione di rifiuti dal mare. Supportiamo anche i nostri clienti nella comunicazione degli impatti positivi che riescono a raggiungere attraverso i nostri servizi. Ma quello che ci caratterizza e che per noi è importante è che la compensazione degli impatti che può essere ottenuta attraverso i nostri progetti sia sempre affiancata ad un percorso di misurazione e riduzione delle emissioni.

Da quando siete effettivamente sul mercato?

Dalla fine di dicembre 2022, quindi da poco più di quattro mesi, dopo aver finito un percorso di incubazione, MITDesignX con il MIT di Boston per affinare i servizi. Nel 2022 abbiamo concluso il nostro percorso di incubazione con Climate Kic, e ci siamo anche aggiudicati tre premi al Web Marketing Festival a Rimini, tra i quali l’ufficio in Giudecca nello stabile H3 factory che si trova nell’ex-chiesa dei santi Cosmo e Damiano gestito da SerenDPT. Come ultimi risultati c’è il fatto di essere stati accettati nel programma Blu Invest, strumento gestito dal Fondo Europeo per gli investimenti del gruppo Bei e da Social tides, programma di accelerazione per soluzioni volte a perseguire gli SDGs, nel nostro caso il 13 (Climate action), 14 (Life below water), e 17 (Partnerships for goals).
Oltre a questo, nei primi 4 mesi di attività abbiamo ricevuto una bella risposta dal mercato: le aziende hanno iniziato a interessarsi ai nostri prodotti e servizi. Stiamo facendo un bel percorso con un tour operator di Venezia per offrire tour a impatto zero della città, lavoriamo con diverse realtà di grandi dimensioni e ci siamo ritagliati anche un po’ di visibilità grazie alla partecipazione al Salone nautico di Genova. Nel tempo abbiamo costruito partnership strategiche come quella con C.L.A.S.S, agenzia di consulenza del mondo della moda sostenibile e Amer Yatchs cantiere navale che si impegna a integrare i principi della sostenibilità nell’azienda.

Parliamo in concreto di quali sono i servizi che offrite?

I servizi principali sono tre: Blue Carbon, Fishing The Litter e Poseidon.

  • Blue carbon è la nostra proposta nella “Road to carbon neutrality”: si tratta essenzialmente di Blue carbon credits che vendiamo per poter realizzare progetti per la protezione della natura nella laguna di Venezia. Si tratta non soltanto della cattura e dello stoccaggio di CO2, ma di un’attività mirata ad aumentare e proteggere la biodiversità locale. I carbon credits acquistati dalle aziende che aderiscono a questo progetto vengono quindi utilizzati per compensare le emissioni che non riescono a ridurre, e vanno ad affiancarsi agli impegni che le stesse società assumono per ridurre le proprie emissioni di gas serra. Le tonnellate equivalenti di anidride carbonica acquistate vengono così inserite nel bilancio di sostenibilità delle aziende, e noi le aiutiamo tra l’altro a comunicare l’impatto positivo generato grazie anche alla creazione di contenuti personalizzati.
  • Al centro del Fishing for Litter c’è la Riviera Romagnola. L’idea è di offrire una nuova fonte di reddito ai pescatori locali, che escono in mare a recuperare rifiuti che vengono poi catalogati e smaltiti dopo averne studiato la composizione. Mettiamo a disposizione delle aziende che aderiscono pacchetti da tre a cinque uscite annuali, con obiettivi specifici. I risultati, e quindi i KPIs, una volta pesata la plastica e i rifiuti raccolti, possono essere inseriti nei bilanci di sostenibilità.
  • Quanto infine a Poseidon, parliamo in questo caso della costa della Catalogna, quindi nei tratti non protetti vicini a Barcellona. L’attività è quella del monitoraggio e della mappatura della Posidonia oceanica, con l’obiettivo di raccogliere informazioni e fornire KPIs sulla metratura e sull’aumento della biodiversità locale, che anche in questo caso possono essere inserite nei bilanci di sostenibilità.

Ma non ci fermiamo a questo: offriamo anche servizi correlati, che vanno dall’analisi di impatto se l’azienda non ce l’avesse già, con il calcolo della footprint. E abbiamo in portafoglio anche iniziative di team building aziendale in Italia e in Spagna, e attività di stakeholders engagement.

Quali sono i vostri target di riferimento?

In linea di principio i settori a cui guardiamo con più attenzione sono quelli più impattanti e quelli con un diretto interesse per il mare.

Un punto fermo è la CSR directive dell’Unione europea, che con il passare del tempo coinvolgerà un numero sempre maggiore di aziende: obbligate a presentare un documento di sostenibilità che restituisca un quadro completo degli impatti, e la nostra offerta si rivolge principalmente a questo mondo andando a fornire KPIs strategici e fondamentali. Ma ovviamente non ci precludiamo tutta la galassia delle aziende che si rivolgono a clienti finali particolarmente attenti alla sostenibilità dei prodotti, anche a costo di pagare qualcosa in più, oppure in generale alle aziende interessate ad aumentare il proprio rating ESG.

Quali sono i vostri obiettivi per il futuro?

Uno è certamente lo scale-up. Il nostro obiettivo finale è di fornire servizi in tutta l’area del Mediterraneo, perché lavoriamo con il mare e vogliamo continuare a tutelarlo nel migliore dei modi. Oggi siamo presenti a Venezia, nella Riviera Romagnola e in Catalogna, ma ci piacerebbe arrivare a coprire una porzione più ampia e completa del Mediterraneo, mantenendo sempre un legame forte con le comunità locali. Inoltre, abbiamo iniziato da poco a offrire la coprogettazione di nuovi servizi con le aziende potenzialmente interessate ad avviare partnership con Sea the Change.