La fotografia scattata da Istat: il climate change è in cima alle preoccupazioni sull’ambiente. Poi l’inquinamento atmosferico, lo smaltimento dei rifiuti e il dissesto idrogeologico. E il 71,3% fa attenzione a non sprecare energia
In cima alle preoccupazioni degli italiani sull’ambiente ci sono i cambiamenti climatici. A evidenziarlo sono i dati Istat sul 2024, secondo cui il 58,1% degli over 14 mettono questo aspetto in prima posizione tra i cinque problemi più gravi. Si tratta di una percentuale che rimane stabile rispetto all’anno precedente, e che è presente e in crescita costante da più di dieci anni nelle rilevazioni dell’Istituto Nazionale di Statistica. A dimostrarlo c’è il fatto che rispetto al 1998, quando preoccupava il 36% del campione, si sia progressivamente assistito a un aumento percentuale di 22 punti. In calo, invece, le preoccupazioni per l’effetto serra, forse per via della mobilitazione collettiva che nel tempo ha portato a mitigarne gli effetti: questo tema preoccupava nel 1998 il 58,8% degli italiani, mentre oggi è una priorità per il 32,6%.
INDICE DEI CONTENUTI
Inquinamento atmosferico e dissesto idrogeologico
L’inquinamento dell’aria è secondo i dati Istat la seconda “preoccupazione ambientale” per gli italiani, in crescita del 2% rispetto al 2023 ed è particolarmente sentita nei centri urbani.
Quanto al dissesto idrogeologico, che passa in un anno dal 26,5% al 28,5%, dai dati emerge che si tratta di un’emergenza amplificata dai recenti disastri ambientali che si sono verificati in Emilia-Romagna e nel Nord Italia, che sono anche le aree in cui l’aumento della preoccupazione è stato più sensibile, con rispettivamente un +8,7% e un +4%. In passato questo tema aveva registrato anche picchi più alti, a testimoniare quanto nel Paese l’attenzione nei confronti di eventi meteorologici estremi e dei rischi geologici che provocano sia alta.
Il ruolo di genere, età e istruzione nella sensibilità ambientale
È interessante notare come dalle rilevazioni Istat risulti le donne sono più preoccupate degli uomini per tutti i problemi ambientali, in particolare tra i più giovani, e che i laureati sono significativamente più consapevoli dei rischi ambientali rispetto a chi ha solo la licenza media, sia che si prendano in considerazione i cambiamenti climatici, sia che si sposti l’attenzione sull’inquinamento delle acque o sulla gestione dei rifiuti.
Le differenze di approccio tra Nord e Sud
Il Paese risulta inoltre diviso anche per aree geografiche: al Nord Italia emerge un’attenzione più alta nei confronti dei cambiamenti climatici e della distruzione del paesaggio, mentre al Mezzogiorno la sensibilità si sposta di più sullo smaltimento dei rifiuti e sull’inquinamento del suolo.
Se si prendono in considerazione i comportamenti ecocompatibili, al Sud c’è una particolare attenzione verso i prodotti a chilometro zero, mentre al Nord viene data priorità alla diffusione di pratiche di mobilità sostenibile e guida non rumorosa.
In primo piano energia, acqua e consumo consapevole
Spostando l’attenzione sui comportamenti quotidiani e sulle pratiche virtuose a difesa dell’ambiente, il 71,4% degli italiani fa attenzione a non sprecare energia, e il 68,8% evita lo spreco di acqua, numeri in leggera flessione rispetto al 2023. Si ferma inoltre al 50% la percentuale dei cittadini che mettono in pratica comportamenti per limitare l’inquinamento acustico.
Quanto al consumo consapevole, il 36,4% del campione analizzato da Istat legge le etichette degli ingredienti e il 23,5% acquista prodotti a chilometro zero, cona una prevalenza, ancora una volta, delle donne rispetto agli uomini.
Le emergenze individuate dai giovani
A tenere banco tra le preoccupazioni della porzione di campione rappresentata dai giovani ci sono la biodiversità, le foreste e l’esaurimento delle risorse, anche se non sempre questi temi hanno un riflesso coerente nei comportamenti quotidiani. Soltanto il 52,5% del campione tra i 14 e i 24 anni, infatti, evita lo spreco d’acqua, contro il 74,7% degli over 55, e il 51,6% presta attenzione all’uso di energia contro il 77,4% dei più “anziani”. Tra gli under 24, invece, è più spiccata la propensione a utilizzare per gli spostamenti mezzi di trasporto alternativi.
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