Caldo e consumi: guida al risparmio energetico estivo
Scritto da
Ettore Benigni
Giornalista
I mesi estivi sono quelli in cui si registra il picco di consumi elettrici, soprattutto a causa di condizionatori e altri strumenti che si attivano per rinfrescare gli ambienti. Ecco come fare per adottare abitudini sostenibili e risparmiare sui costi delle bollette
L’estate è il periodo dell’anno in cui i consumi di energia elettrica degli italiani si impennano: il maggior numero di ore di luce, infatti, non serve a controbilanciare l’aumento dell’utilizzo degli elettrodomestici che servono per rinfrescare gli ambienti sia nelle abitazioni private, sia negli uffici e nei negozi, con in prima fila condizionatori e ventilatori. Le conseguenze sono un consumo più alto energia, che si traduce in due generi di costi: quello ambientale e quello economico della bolletta.
Di cosa parliamo?
I consumi elettrici in estate
A contribuire all’aumento dei consumi elettrici in Italia durante i mesi estivi ci sono anche alcune dinamiche proprie di un Paese immerso nel Mediterraneo: il turismo infatti è più intenso nei mesi più caldi, e alcune località che durante il resto dell’anno contano su un numero limitato di abitanti vengono prese d’assalto dai bagnanti, tutti alla ricerca di un po’ di refrigerio dalla calura estiva.
Se in inverno la parte del leone è giocata, nei consumi di energia, da elettrodomestici come il forno, lo scaldabagno e gli strumenti per riscaldare gli ambienti, come le stufe o gli impianti di climatizzazione, in estate lo scenario cambia completamente, e a consumare più energia sono i condizionatori d’aria, i ventilatori e anche i frigoriferi, che fanno più fatica a mantenere i cibi alla giusta temperatura quanto fuori fa più caldo.
I consigli per consumare meno
Il primo accorgimento – e vale per tutti gli elettrodomestici e tutte le stagioni – è di considerare con grande attenzione la classe energetica del condizionatore, del frigorifero o della lavatrice che si sta per acquistare. Nella nuova classificazione europea la classe A indica gli elettrodomestici più efficienti, per scendere fino alla G che indica quelli con i consumi più alti.
Oltre alla questione della classe energetica, consumare meno può voler dire anche sfatare qualche falso mito, come quello secondo cui quando l’ambiente è esterno è molto caldo è meglio impostare gli elettrodomestici come condizionatori e frigoriferi su temperature molto basse. Una scelta del genere fa impennare i consumi e influisce negativamente sull’impatto ambientale, senza risultati particolarmente brillanti per il comfort degli utenti.
Il condizionatore
È una scelta di buon senso impostare il condizionatore in modo che la differenza tra la temperatura in casa e quella esterna non sia di oltre cinque o sei gradi. Generalmente, la scelta più oculata potrebbe essere di programmarlo per mantenere gli ambienti a circa 26 gradi. Per fare in modo che la macchina lavori al meglio, inoltre, è importante effettuare periodicamente le revisioni di cui ha bisogno, come la pulizia dei filtri.
La tecnologia: un alleato green
Avere la possibilità di controllare da remoto gli elettrodomestici e di programmarne l’attività è un modo per gestire i consumi in modo oculato, evitando gli sprechi e quindi spese inutili oltre che danni all’ambiente. Nel caso dei condizionatori, ad esempio, grazie alla domotica è possibile farli lavorare soltanto quando è effettivamente necessario e soltanto in alcuni ambienti selezionati. Anche quando non è possibile controllarli tramite un’app dallo smartphone, i condizionatori si possono comunque programmare in modo da attivarli soltanto quando è necessario, ad esempio impostandone l’attività per diminuire gradualmente nelle ore notturne, fino allo stop completo. Lo stesso discorso vale anche per i ventilatori, che possono essere programmati via internet, se predisposti per questa possibilità, o attraverso una semplice presa smart.
Condizionatore vs ventilatore
Un ventilatore utilizza generalmente tra i 50 e 100 watt di potenza, contro il condizionatore che invece varia tra i 500 e i 2mila. Anche da questi dati deriva il fatto che le emissioni di un ventilatore – e quindi il suo impatto ambientale – sono più contenute rispetto a quelle di un condizionatore, a partire dalle fasi di produzione fino alla gestione del fine vita dei dispositivi.
Dalla loro parte i condizionatori hanno il vantaggio di essere in grado di abbassare effettivamente le temperature all’interno degli ambienti, ma il difetto di contribuire all’aumento della temperatura degli ambienti esterni a causa dell’aria calda che emettono i motori, e di utilizzare refrigeranti chimici che hanno un impatto – anche se contenuto nel caso dei modelli più tecnologicamente avanzati – sul riscaldamento globale.
La soluzione ideale per il rispetto dell’ambiente e per contenere il più possibile i consumi e quindi le spese è quella di mettere in pratica un mix attento tra questi strumenti. Condizionatori, condizionatori portatili e ventilatori possono essere utilizzati ognuno per le proprie caratteristiche, scegliendo ad esempio il climatizzatore soltanto nelle condizioni più estreme, e utilizzandolo lo stretto necessario per non soffrire l’afa, sfruttando i modelli portatili ogni volta che può rivelarsi utile invece dell’installazione di un impianto fisso, e lasciando al ventilatore il compito di dare comfort quando le temperature non sono insostenibili.
Il boom del mercato dei condizionatori
Secondo i dati di Meticolous Research il mercato dei condizionatori su scala globale arriverà a valere 46,8 miliardi di dollari entro il 2030, con una crescita media annuale vicina al 6%, trainato dal segmento residenziale, attirato in particolare dai modelli con inverter e da quelli che montano anche sistemi per purificare l’aria. In Italia, secondo Istat, quasi una famiglia su due può contare su un condizionatore d’aria in casa, che nei periodi più caldi rimane acceso per poco più di sei ore al giorno.