Auto elettriche, tutte le nuove opportunità della ricarica bidirezionale
Scritto da
Ettore Benigni
Giornalista
Grazie a questa tecnologia i veicoli possono non soltanto ricaricarsi, ma anche restituire l’energia accumulata agli edifici o direttamente alla rete elettrica. L’esordio “ufficiale” potrebbe avvenire nel 2026, ma l’Italia - a parte i progetti pilota - deve ancora attrezzarsi
Trasformare le automobili elettriche da mezzi che utilizzano la rete semplicemente per ricaricarsi in veri e propri accumulatori di energia itineranti, in grado di immagazzinare elettricità e restituirla connettendosi a un edificio o direttamente all’infrastruttura. È questa la novità prospettata dalla ricarica bidirezionale, tecnologia innovativa che sta emergendo a livello internazionale e che presto potrebbe dispiegare tutte le proprie potenzialità anche in Italia, una volta che il Paese avrà recepito le prescrizioni normative dettate dall’Unione Europea.
Di cosa parliamo?
Come funziona la ricarica bidirezionale
La novità principale della ricarica bidirezionale è nel fatto che inserisce un collegamento “a due vie” per l’alimentazione elettrica dell’automobile: il mezzo può immagazzinare energia per ricaricarsi e può cedere energia per alimentare una “smart home”, uno “smart building” o una “smart grid”, diventando in pratica uno elemento centrale per la gestione intelligente dell’energia.
Invertendo il flusso dell’energia, grazie alla ricarica bidirezionale è possibile configurare tre scenari principali.
- Il primo è il cosiddetto “vehicle-to-grid”, o V2G, con l’automobile elettrica che immette energia direttamente in rete, dando un contributo per la stabilizzazione del sistema nel momento in cui si verificano picchi di domanda dando un contributo nell’ottimizzazione della gestione delle fonti rinnovabili.
- A questo si aggiunge il “vehicle-to-home”, o V2H: in questo scenario l’automobile – nel momento in cui non deve utilizzare l’energia accumulata per spostarsi – può fornire energia a un’abitazione, ad esempio per ovviare a un blackout o per le ore della giornata in cui i costi dell’energia sono più alti.
- Il terzo scenario possibile è quello del “vehicle-to-load”, o V2L. In questo caso l’automobile elettrica viene utilizzata per alimentare dispositivi esterni, ad esempio strumenti o apparecchiature da lavoro, trasformando di fatto l’automobile in una sorta di accumulatore d’energia portatile.
Una soluzione win-win
Per poter dispiegare al meglio le potenzialità della ricarica bidirezionale c’è bisogno della convergenza di alcuni fattori, da quelli tecnologici a quelli normativi. Il primo requisito è ovviamente quello della compatibilità dei veicoli e delle colonnine per la ricarica, che devono essere in grado non soltanto di erogare ma anche di ricevere energia grazie a inverter bidirezionali.
I vantaggi per gli utenti consistono essenzialmente nell’opportunità di risparmio economico, grazie alla possibilità di vendere energia, ad esempio quando la domanda è più alta, mentre possono sfruttare le tariffe per la ricarica nelle ore notturne. La convenienza si amplifica, tra l’altro, nel momento in cui l’auto elettrica viene ricaricata in autoconsumo grazie all’energia prodotta da un impianto fotovoltaico, con i conseguenti vantaggi anche sul piano ambientale.
Le prime esperienze internazionali
Mentre in Italia per poter usufruire su larga scala della ricarica bidirezionale sarà necessario ancora qualche mese, diverse realtà all’estero stanno sperimentando questa possibilità.
È il caso ad esempio del Giappone, dove sono in corso più di un progetto pilota. A guidare le sperimentazioni è Nissan, che ha sviluppato uno use case permette ai veicoli elettrici di fornire energia alle abitazioni quando si verificano mancanze di corrente elettrica in situazioni di emergenza.
Spostandoci in Europa, e per la precisione in Olanda, a Utrecht è stata realizzata una delle prime infrastruttura di ricarica bidirezionale su scala globale. I residenti possono collegare le loro auto elettriche a stazioni che gestiscono automaticamente il flusso di energia, ottimizzando l’uso delle rinnovabili e riducendo i costi di sistema.
Quanto al Regno Unito, oltremanica la sperimentazione della ricarica bidirezionale si chiama “Electric Nation”: nel progetto pilota sono stati coinvolti nei test più di 100 proprietari di auto elettriche, in uno screening finalizzato a capire come il V2G possa aiutare a bilanciare la rete nazionale.
E infine la California, dove si sta testando la possibilità che i bus elettrici scolastici, una volta finiti i loro giri, possano essere utilizzati nelle ore in cui non sono in servizio per fare da “batterie mobili” o restituendo energia alla rete.
Le prospettive per l’Italia
Nel nostro Paese la ricarica bidirezionale è ancora in fase di test, grazie ai primi progetti pilota e alle prime partnership tra utilities e produttori automobilistici. Prima però che questo sistema possa essere implementato su larga scala sarà necessario che l’Italia recepisca in pieno le prescrizioni sul V2G previste dalla normativa RED e dal pacchetto Fit for 55.
Allo stesso modo, è necessario che vengano ufficializzati gli standard tecnici, con l’aggiornamento delle regole per la connessione degli impianti alla rete e la certificazione dei dispositivi bidirezionali. Infine, rispetto al perimetro del mercato dell’energia, sarà necessario che i veicoli elettrici vengano integrati tra i “soggetti attivi nei mercati dei servizi di rete”.
Quanto alle previsioni, il V2G potrebbe iniziare a diffondersi in Italia a partire dal 2026, soprattutto se a livello istituzionale si prevederanno incentivi per lanciare questa possibilità e promuovere tariffe dinamiche che rendano conveniente il servizio.