Lo zafferano del Re: la storia delle sorelle Linardi
Scritto da
Ettore Benigni
Giornalista
In quattro anni di vita l’azienda agricola fondata da Benedetta e Maria Concetta a Castiglione Cosentino ha superato il lockdown dovuto alla pandemia e - la scorsa estate - l’emergenza incendi, con le fiamme che hanno raggiunto una parte delle coltivazioni. E ora punta a portare lo zafferano calabrese sui più importanti mercati in Italia e all’estero.
Lo zafferano trova casa in Calabria. Le piantagioni da cui proviene un prodotto molto apprezzato nella cucina gourmet e in alcune preparazioni regionali ormai note a livello internazionale, come il risotto alla milanese, sono arrivate anche a Castiglione Cosentino, a pochi chilometri da Cosenza, nella bassa pre-Sila di questa provincia. L’iniziativa parte da Benedetta Linardi, che insieme alla sorella Maria Concetta, entrambe under 40, ha fondato quattro anni fa un’azienda agricola “al femminile” sui terreni di famiglia, che negli ultimi anni erano rimasti incolti. In questa intervista l’imprenditrice racconta la sua storia, le difficoltà affrontate nell’ultimo periodo e i progetti per il futuro.
Di cosa parliamo?
- Benedetta, come nasce l’idea di dare vita a “Lo zafferano del Re”?
- Quali sono le caratteristiche della coltivazione dello zafferano?
- Come ha risposto il mercato a questa vostra iniziativa?
- Quest’estate l’emergenza incendi vi ha riservato una brutta sorpresa…
- Al di là dell’emergenza incendi, nei vostri pochi anni di vita avete dovuto affrontare anche la pandemia e i lockdown. Come è andata?
- Che programmi avete per il futuro, dopo aver superato tante sfide?
- Siete un cliente Business di Sorgenia. Come è nata questa collaborazione?
Benedetta, come nasce l’idea di dare vita a “Lo zafferano del Re”?
La decisione di metterci in gioco con un progetto nuovo è nata quattro anni fa, quando abbiamo pensato di utilizzare i terreni che avevamo a disposizione per colture “particolari”. Dopo diverse prove ci siamo interessate allo zafferano, e da lì è nata una passione. Abbiamo voluto specializzarci, abbiamo fatto diverse prove per testare i terreni e la qualità dei prodotti, e man mano che arrivavano le prime certezze abbiamo proseguito fino a dare vita a un vero e proprio progetto di business, con l’ambizione di diventare un punto di riferimento per altri coltivatori locali e dare vita a un ecosistema che in futuro potrà dire la sua non soltanto sul mercato di nicchia dei ristoratori e degli appassionati locali, ma anche su mercati più grandi e strutturati, prendendo esempio da quello che nel tempo sono state capaci di fare le realtà più organizzate del Centro Italia.
Quali sono le caratteristiche della coltivazione dello zafferano?
Si tratta di una coltivazione stagionale. Il ciclo di produzione della pianta dura pochi giorni l’anno, la fioritura dura circa 20 giorni. Ad agosto vengono piantati i bulbi, messi a dimora nel terreno, mentre la fioritura avviene tra ottobre e novembre. Nel resto dell’anno l’impegno nei campi si limita a mantenere la pulizia per evitare la crescita di infestanti, mentre nei periodi “di punta”, come in questi giorni, il lavoro occupa in azienda una decina di persone tra i campi e lo stabilimento.
Come ha risposto il mercato a questa vostra iniziativa?
La prima risposta è senza dubbio incoraggiante, anche se siamo consapevoli che il processo di crescita in questo campo è lento e ha bisogno di puntare sulla riconoscibilità del marchio e del prodotto. Per riuscire a centrare questo obiettivo abbiamo scelto un modello di promozione quasi porta a porta: una volta testato e fatto analizzare il prodotto, certe della sua qualità, siamo andate dai maggiori esponenti della cucina calabrese, chef e ristoratori, a presentare il nostro prodotto. E molti di loro oggi sono diventati “ambasciatori” del nostro zafferano.
Quest’estate l’emergenza incendi vi ha riservato una brutta sorpresa…
Nei mesi scorsi tutta la Calabria, e in particolare tutta la fascia della pre-Sila cosentina è stata colpita da numerosi incendi, che sono stati una costante dei mesi di luglio e agosto. Nella nostra zona quello degli incendi è un fenomeno che negli ultimi anni si è sempre verificato, anche se prima di agosto quando uno dei nostri campi è andato distrutto, non ci aveva mai colpito direttamente. Il rammarico è che le fiamme hanno distrutto un campo in cui stavamo testando l’impianto biennale, per vedere se la qualità della produzione può rimanere invariata anche senza la “classica” rotazione annuale, e se i bulbi lasciati a dimora possono raggiungere comunque le dimensioni da fiore. Ora dovremo ricominciare con lo stesso progetto su un altro appezzamento.
Al di là dell’emergenza incendi, nei vostri pochi anni di vita avete dovuto affrontare anche la pandemia e i lockdown. Come è andata?
Abbiamo avuto gli stessi problemi che hanno afflitto le piccole aziende a carattere familiare dalla primavera del 2020, aggravati dal fatto che lavorare con il mondo della ristorazione non ci ha aiutato. Abbiamo subito una battuta d’arresto importante con il lockdown, con un blocco iniziale delle vendite oltre che dell’intera filiera e una ripresa lenta, aiutata dal fatto che quando in Italia era tutto chiuso abbiamo ricevuto richieste dall’estero, dove i lockdown erano meno drastici. Attualmente per fortuna siamo in piena ripresa, con la riapertura delle attività di ristorazione e con l’iniziativa di vendere al dettaglio in formati più piccoli. Non tocchiamo la grande distribuzione né ancora i mercati più grandi, come quello della Lombardia, perché non abbiamo i numeri per sostenere una grande richiesta, ma siamo presenti nei punti vendita di diversi commercianti al dettaglio che propongono alla loro clientela prodotti di alta qualità. Copriamo la Calabria, abbiamo una decina di clienti sparsi tra Germania e Svizzera e Olanda.
Che programmi avete per il futuro, dopo aver superato tante sfide?
La prospettiva che ci piacerebbe realizzare, come le dicevo, è di aumentare la produzione, impostando anche un discorso di “rete” dei produttori locali. Non è semplice fare grandi numeri con lo zafferano, servono estensioni di terreno non indifferenti e tutto va lavorato a mano. Stiamo cercando di mettere insieme più produttori per avere una massa critica che ci consenta di essere presenti anche sui mercati più importanti.
Siete un cliente Business di Sorgenia. Come è nata questa collaborazione?
La scelta iniziale è avvenuta perché conoscevo una persona che si occupa del commerciale per questa compagnia, e sapevo di potermi fidare. Credo che anche in questioni di business tutto parta dai rapporti umani, dalla sintonia tra le persone. E devo dire che con il tempo ho potuto apprezzare le qualità di questo fornitore, tanto che l’ho scelto anche per le mie utenze domestiche.