Rosalia alpina: la gemma nascosta delle foreste europee

Scritto da Outbe
Startup innovativa e Società Benefit che avvicina aziende e persone alla natura proponendo attività e programmi outdoor rigenerativi per creare una vera cultura di sostenibilità.

Perché parliamo di questa specie?

Gemma nascosta delle foreste europee, la rosalia alpina nel 21° secolo non rappresenta soltanto un simbolo di bellezza, ma anche e soprattutto un simbolo di speranza per la conservazione di un’intera e fondamentale categoria naturale, oggi minacciata di estinzione: parliamo della biodiversità saproxilica, ossia quell’insieme di flora, fauna e funghi che, insieme, concorre alla degradazione del legno negli ecosistemi forestali e al conseguente mantenimento di questi in salute.

Di cosa parliamo?

Identikit

Nomi comuni: Rosalia alpina, cerambice del faggio

Nome scientifico: Rosalia alpina

Caratteristiche fisiche: si tratta di un insetto di medio-grandi dimensioni, con corpo grigio-azzurro compreso tra i 15 e 38 mm e antenne che, nei maschi, raggiungono il doppio di queste lunghezze. Gli adulti si possono trovare tra giugno e luglio all’interno di foreste mature e ben conservate, con presenza di legno morto di dimensione cospicua e necessario al lento sviluppo delle larve. Queste possono svilupparsi all’interno di vari tipi di latifoglie, ma al giorno d’oggi prediligono il faggio, più ubiquitario e comunque più adatto a camuffarne l’aspetto inusualmente colorato.

Caratteristiche comportamentali: la rosalia alpina da adulta si ciba di fogliame e linfa di alberi, che cerca placidamente tra un albero e l’altro spiccando brevi e caratteristici voli eleganti. La larva, invece, passa tre anni quietamente all’interno delle parti più superficiali di tronchi, morti o deperienti, di medio-grandi dimensioni. Se disturbata, può emettere un suono acuto a basse frequenze che può far desistere il predatore ignaro.

  • Foto di Federico Biguzzi (agosto 2021)

Habitat d'elezione

Oggi l’habitat prediletto dalla rosalia alpina sembrerebbe la faggeta, ma su questa preferenza gioca sicuramente la sua parte la storica omologazione del paesaggio a favore del faggio, specie coltivata estensivamente in Europa da almeno due millenni. Le larve possono infatti crescere anche dentro acero, olmo, carpino, tiglio, castagno, ontano e frassino, piante un tempo molto diffuse ma poi progressivamente rimosse e rimpiazzate, e infine relegate agli angoli più reconditi degli ecosistemi forestali. Nello specifico, gli adulti preferiscono deporre le loro uova nelle crepe del legno morto, ma ancora in piedi ed esposto al sole.

Rapporto con l'uomo e stato di conservazione

La IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura), il massimo organo mondiale deputato alla coordinazione degli stati nelle loro azioni di conservazione della biodiversità, lista la rosalia alpina come ‘vulnerabile’, primo di tre gradi di rischio di estinzione per ogni specie (gli altri due sono ‘in pericolo’ e ‘a rischio critico’). Un tempo diffusa su tutto quasi tutti gli archi alpini e appenninici, la sua rarefazione ed estinzione locale è principalmente dovuta alla pratica selvicolturale di sistematica rimozione di legno morto, oggi fortunatamente meno frequente e più contingentata.

Ogni avvistamento dell’animale fatto da un escursionista o qualsivoglia altro appassionato di outdoor è importante!

Fotografare gli adulti e caricare l’osservazione su piattaforme di citizens science quali iNaturalist può aiutare la comunità scientifica ad ampliare i dati di distribuzione di questa specie minacciata, così da spingere gli organi deputati ad attuare piani di conservazione più mirati e quindi efficaci.