Un libro in cambio di plastica: a Taranto cultura fa rima con sostenibilità

Scritto da Ettore Benigni
Giornalista

L’associazione Plasticaqquà, nata nel 2013, ha dato vita a un’ecolibreria nel parco Cimino: ogni dieci vuoti consegnati si ottiene un volume. Il presidente Giuseppe Internò: “Invece che lamentarci ci rimbocchiamo le maniche per tutelare il nostro territorio”

Plasticaqquà è nata nel 2013, e da allora è impegnata a fondo per difendere l’ambiente nella zona di Taranto, sensibilizzando la cittadinanza e promuovendo una serie di iniziative, dalla pulizia delle spiagge all’ecolibreria ospitata all’interno del parco Cimino. L’ultima campagna di pulizia, sabato 7 maggio, ha battuto il record storico di partecipanti, e ha registrato la presenza di oltre 300 volontari impegnati a pulire il litorale a Lido Taranto. A raccontare in questa intervista come è nata l’idea di dare vita all’associazione è il presidente, Giuseppe Internò, 41 anni, che è anche la memoria storica di Plasticaqquà.

Di cosa parliamo?

Giuseppe, come è scattata la scintilla nel 2013?

Avevo da poco preso casa nella città vecchia di Taranto, stavo ristrutturando la casa e nei momenti di relax mi piaceva andare a godermi la vista sul Mar Piccolo. Soltanto che, a rovinare quei momenti di pace, c’erano sempre i rifiuti che galleggiavano in acqua e quelli abbandonati sulle sponde. Così, grazie anche a un’esperienza di 15 anni nello scoutismo, che ha contribuito a fare di me un cittadino attivo e responsabile, è nata l’idea di fare qualcosa di pratico, di dare un contributo personale per migliorare il luogo in cui vivo. E insieme a un gruppo di amici abbiamo creato l’associazione.  Il nostro primo impegno è stato così quello di far fronte ai rifiuti abbandonati su tratti costieri e in mare, un tema che poi è diventato sempre più attuale con il trascorrere degli anni, fino alla grande attenzione che c’è oggi sulle microplastiche e le nanoplastiche. Abbiamo pensato a questo come a un primo passo, propedeutico anche al rilancio – ad esempio – del turismo.

Vogliamo dare qualche numero sulla vostra attività?

Fino al 2021 abbiamo effettuato 111 raccolte rifiuti rimuovendo dall’ambiente 2.871 sacchi di rifiuti indifferenziati e 316 di vetro. Poi ci sono gli ingombranti: 98 boe, 82 sedie o sdraio, 74 pneumatici, 23 frigoriferi, 18 ombrelloni, 14 tv,11 materassi, 9 tavoli, 7 barche, solo per fare gli esempi più lampanti. Per un totale complessivo di 43,4 tonnellate di rifiuti.

Ma le campagne di raccolta dei rifiuti non sono la vostra unica attività…

No, certo, ci piace andare alla riscoperta di tratti costieri abbandonati, coinvolgendo le persone e dando loro qualche strumento in più per apprezzare il loro territorio, come nel caso del fiume Galeso, decantato anche da Virgilio, il più corto corso d’acqua d’Italia.
E poi al centro della nostra filosofia c’è il fatto che non abbiamo l’ambizione di risolvere il problema, ma di fare sensibilizzazione e anche denuncia: così abbiamo ampliato il nostro piano di iniziative con un laboratorio di educazione ambientale per le scuole medie e superiori, e uno di riciclo creativo per i più piccoli, i bambini delle elementari.

E l’ecolibreria?

I locali ci sono stati messi a disposizione dal gruppo sportivo della Polizia locale di Taranto. I libri sono frutto di donazioni, e li diamo in cambio di rifiuti: un modo per dare un esempio di economia circolare e un’occasione per spiegare le buone pratiche della raccolta differenziata. Ci piace pensare che immettiamo gratuitamente nuova cultura in città, perché di cultura c’è sempre un grande bisogno. Abbiamo avviato l’iniziativa a febbraio 2020, poche settimane prima del primo lockdown per l’emergenza Covid-19. è stata una partenza difficile: al primo marzo avevamo già raccolto 1.041 bottiglie, ma poi abbiamo dovuto fermarci per qualche mese, per riaprire a fine maggio. In tutto il 2020, senza contare i mesi di stop, siamo riusciti ad avviare a raccolta differenziata 34mila bottiglie, e numeri simili li abbiamo registrati anche nel 2021. Nel frattempo abbiamo attrezzato anche un’ecolibreria itinerante, e nei primi tre mesi del 2022 siamo arrivati a raccogliere oltre 6.000 bottiglie.

Che feedback avete avuto dalle istituzioni e dai cittadini?

Sul versante istituzionale non posso dire che siano nate grandi sinergie o che ci siano stati riconosciuti meriti o contributi. Ci sosteniamo grazie alle quote sociali, alla vendita di gadget o alle offerte: facciamo tutto con le nostre risorse. L’anno scorso abbiamo potuto beneficiare dei risultati della campagna di crowdfunding di un nostro sostenitore che per raccogliere fondi ha fatto il percorso da Como a Taranto in bicicletta. Al momento contiamo su una trentina di soci, e ultimamente se ne sono aggiunti una decina di nuovi: la cosa incoraggiante è che alcuni sono ragazzi, studenti.

Come fate a coinvolgere le persone?

I social in questo campo giocano un ruolo importante. Molte persone entrano in contatto con noi attraverso questi canali: i più giovani con Instagram, gli altri grazie a Facebook. Ma una misura del nostro successo è anche il fatto che dal 2013 sono nate almeno altre quattro associazioni che promuovono iniziative simili alle nostre a difesa dell’ambiente.

Che piani avete per il futuro?

Idee ne abbiamo parecchie, anche perché siamo un’associazione vera: ci riuniamo una volta a settimana e tutti hanno l’opportunità di avanzare le proprie proposte. Tra i nostri progetti c’è quello di acquistare due kajak gonfiabili per potenziare la raccolta in acqua: purtroppo non abbiamo lo spazio per il rimessaggio di quelli rigidi. E poi ci piacerebbe realizzare un festival sull’ambiente, e riuscire ad avere i mezzi per trasformare la plastica che oggi raccogliamo e avviamo al riciclo: sia producendo in proprio i gadget sia i filati, che potrebbero essere utili ad esempio per la stampa 3D. Se riuscissimo a offrire qualche opportunità di lavoro sarebbe un bel segnale per frenare l’emorragia di giovani che affligge il nostro territorio, convincendoli a rimanere per realizzare qui i loro progetti di vita, anche nell’ambito dell’ambiente.