I dati del “Country Readiness Index” di Ey: soltanto il 24% del campione considera le difficoltà per la ricarica come un deterrente all’acquisto dei mezzi. Su scala internazionale a tirare più degli altri è il mercato interno della Cina. Poi Norvegia e Svezia
L’Italia è in dodicesima posizione nel ranking dei quattordici Paesi con i mercati della mobilità elettrica più sviluppati. In prima posizione c’è la Cina, dove il 51% della popolazione afferma di voler acquistare un’auto elettrica come prossimo mezzo, seguita da Norvegia e Svezia, che a loro volta precedono Germania e Regno Unito. Il dato emerge dalla recente analisi di EY – Electric Vehicle Country Readiness Index, che prende in considerazione offerta del mercato, domanda dei consumatori e regolamentazione in vigore. Il primato della Cina, secondo quanto emerge dallo studio, è dovuto anche allo sviluppo del comparto manifatturiero per la produzione di mezzi e componenti, e per la predisposizione delle infrastrutture. I Paesi competitor sul mercato europeo, dal canto loro, sono impegnati a recuperare il gap sul piano delle infrastrutture e della produzione dei mezzi e dei componenti, a partire dalle batterie, su cui i player più importanti stanno investendo, come testimonia il fatto che sia già in programmata la nascita di dieci nuovi giga-factory. Dopo l’Italia, per completare la classifica, compaiono soltanto Giappone, Canada e India.
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Passalacqua: “Sarà fondamentale la semplificazione normativa”
“L’indagine EY fotografa un Paese che, nonostante le sfide che sta affrontando, sostiene lo sviluppo dell’e-mobility grazie a una serie di iniziative recentemente intraprese e può contare sull’impegno di tutto il settore nel rispondere ai bisogni del consumatore – commenta Giovanni Passalacqua, Partner e Automotive Consulting Leader di EY in Italia – Secondo la nostra indagine, solo per il 24% degli italiani la difficoltà legata alla ricarica di un veicolo elettrico influisce sull’acquisto. Un dato che è più basso rispetto ad altri paesi. Tuttavia, il caro energia e la spinta inflazionistica, potrebbero frenare lo sviluppo del mercato. Per sostenere e accelerare lo sviluppo del settore nel medio-lungo termine sarà fondamentale la semplificazione normativa, oltre a far convergere incentivi e interventi di investimento pubblico con iniziative industriali esistenti e future sul territorio”.
La situazione della mobilità elettrica in Italia
A motivare la presenza dell’Italia nelle zone basse della classifica di Ey c’è il fatto che le infrastrutture e il sistema produttivo nazionale si piazzino in terzultima posizione, prima soltanto di India e Olanda. Il nostro Paese, infatti, conta su una sola fabbrica di mezzi in attività e due Giga-Factory che sono però in fase di costruzione. Da questo deriva la conseguenza che per il periodo 2022-2026, a fronte di una quota del 66% di veicoli elettrici che verranno lanciati sul mercato italiano, soltanto il 18% verrà prodotto sul territorio nazionale. A penalizzare l’Italia nel ranking di EY c’è inoltre il basso numero di colonnine Fast-DC presenti nel Paese. Tra i fattori positivi, a migliorare il quadro generale, c’è il rapporto tra il numero di auto elettriche circolanti e i punti di ricarica, di dieci a uno.
La propensione verso l’elettrico e il problema dei costi
Al ritardo in campo industriale fa però da contrappeso, per l’Italia, la propensione dei nostri connazionali per l’acquisto di auto elettriche: in questo caso, infatti, siamo settimi sui 14 Stati del campione, con una percentuale vicina al 50% – per l’esattezza il 45% – di italiani che vorrebbero acquistare come prossima automobile un mezzo elettrico: in questo caso il dato pone l’Italia in seconda posizione. Il problema più grande individuato dai consumatori come ostacolo al passaggio all’auto elettrica è il prezzo, dal momento che la parte più importante dei mezzi in vendita appartiene in questo momento al segmento “premium”.
La spinta degli incentivi
A mitigare questo problema potrebbero intervenire gli incentivi all’acquisto, che secondo l’analisi di EY è in Italia allineata alla media degli altri Paesi, come avviene anche per gli impegni in vigore per l’abbandono dei motori a combustione e il raggiungimento degli obiettivi Net zero entro il 2050. Tra gli interventi che potrebbero dare un’ulteriore spinta alla diffusione della mobilità elettrica in Italia ci sono lo snellimento delle procedure burocratiche e la messa in campo di incentivi non esclusivamente economici, ma legati ad esempio ai servizi: è il caso delle low emission zone e dei vantaggi da concedere a chi possiede un’auto elettrica, campo in cui a guidare la classifica ci sono Norvegia, Cina e Germania.
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