#Spieghiamolenergia, ecco tutte le fake news sull’eolico
Scritto da
Ettore Benigni
Giornalista
A sfatare 15 falsi miti sui parchi eolici è il Sabin Center della Columbia University Law School, che lancia l’allarme sul fatto che la disinformazione sulle energie rinnovabili è molto diffusa e rischia di compromettere la transizione energetica
Tra le cause che minacciano il raggiungimento degli obiettivi internazionali di decarbonizzazione ci sono anche le fake news: sia quelle dovute all’ignoranza, sia quelle che nascono dalla cosiddetta “disinformazione coordinata”. Entrambe prendono di mira il mondo delle energie rinnovabili diffondendo una serie di informazioni che creano allarme e puntano a indebolire il sostegno pubblico alla transizione energetica. Per fare luce attorno a queste iniziative, ristabilendo la verità grazie al fact checking, è in un recente rapporto il Sabin Center della Columbia University Law School, che ha preso in esame trenta delle false affermazioni più diffuse sul mondo delle rinnovabili per “smontarle” una per una. La metà, per l’esattezza 15, riguardano l’eolico.
Di cosa parliamo?
La campagna “In vento veritas” dell’Anev
Ad accendere i riflettori contro le fake news nei confronti dell’eolico è intervenuta, a fine 2024, anche la campagna social “In vento veritas” di Anev, l’associazione nazionale che riunisce circa 70 aziende che operano nel settore eolico. L’iniziativa, su Facebook, X e LinkedIn, punta a fare chiarezza e rispondere alla disinformazione con dati reali, informazioni certe, ricerche scientifiche e testimonianze dirette, per dare a tutti gli strumenti di comprendere come l’energia eolica sia un alleato essenziale nella lotta contro il cambiamento climatico.
Le 15 fake news spiegate dal Sabin Center
Ma ecco di seguito una rapida carrellata delle 15 fake news sui parchi eolici sfatate dal Sabin Center:
1. Le radiazioni elettromagnetiche e i pericoli per la salute umana
La tesi che gli impianti eolici emettano onde elettromagnetiche pericolose per l’uomo, emersa durante incontri pubblici e procedimenti legali, non risulta fondata, dal momento che i livelli di onde elettromagnetiche generati dalle pale eoliche, spiega la ricerca, risultano essere inferiori a quelli prodotti dalla maggior parte degli elettrodomestici comuni, e rientrare negli standard internazionali di sicurezza.
2. I crolli delle pale eoliche e i problemi di sicurezza
Gli allarmismi su crolli o rotture delle pale eoliche e sui pericoli per la sicurezza pubblica sono smentiti dai fatti citati dallo studio: stando ai dati del Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti, oggi sono “praticamente impossibili” grazie ai progressi ingegneristici e all’uso di sensori di sicurezza.
3. Il rumore a bassa frequenza delle turbine e i danni per la salute
Secondo alcune teorie il rumore a bassa frequenza emesso dalle turbine eoliche provocherebbe disturbi alla salute umana, come la cosiddetta “Wind Turbine Syndrome”. Ma le evidenze scientifiche raccolte dalla Sabin Center non confermano nessi causali diretti tra questo tipo di rumore e problemi di salute.
4. L’effetto stroboscopico delle pale eoliche e l’epilessia
Lo studio rassicura anche chi teme che il cosiddetto “shadow flicker”, l’effetto stroboscopico causato dall’ombra intermittente delle pale, possa essere tra le cause di crisi epilettiche per i soggetti fotosensibili. Il fact checking portato a termine dal Sabin center evidenzia infatti che le turbine eoliche operano generalmente a frequenze comprese tra 0,5 e 1 Hz, ben al di sotto della soglia di 3 Hz potenzialmente pericolosa per scatenare crisi epilettiche.
5. Le pale eoliche mettono in pericolo gli uccelli?
Ai timori che le turbine possano rappresentare una grave minaccia per uccelli e pipistrelli, la ricerca risponde evidenziando un impatto limitato se messo in confronto, ad esempio, con le conseguenze del cambiamento climatico. Secondo la National Audubon Society, infatti, due terzi delle specie di uccelli nordamericani sono oggi a rischio elevato di estinzione a causa del riscaldamento globale, mentre in termini di mortalità diretta, le turbine eoliche risultano essere una causa marginale. Tanto che per ogni gigawattora prodotto le fonti fossili causano 5,2 morti di uccelli, contro le 0,3–0,4 per l’eolico.
6. I danni alle balene dei parchi eolici offshore
Risulta anche priva di fondamento, secondo quanto accertato dal Sabin Center, che lo sviluppo dell’eolico offshore stia provocando la morte di balene al largo della costa est degli Stati Uniti: studi e analisi scientifiche, spiega lo studio, smentiscono l’esistenza di un nesso causale tra i parchi eolici marini e il declino delle popolazioni di cetacei. Una volta operative, le turbine producono rumori a bassa frequenza molto inferiori rispetto a quelli delle navi, e non vi sono evidenze che questi influiscano negativamente sulle specie marine.
7. Le emissioni di CO2 lungo il ciclo di vita degli impianti eolici
Non è supportato da dati reali nemmeno il fatto che la produzione, il trasporto e la manutenzione delle turbine eoliche comportino un’emissione di CO2 superiore a quella derivante dalla combustione delle fonti fossili. Stando ai dati del National Renewable Energy Laboratory, infatti, le emissioni medie di CO2 nel ciclo di vita delle turbine eoliche, onshore e offshore, sono pari a circa 13 grammi per kilowattora, contro 486 g/kWh del gas naturale e i 1001 g/kWh del carbone. In sostanza, secondo i dati del Sabin Center, l’eolico produce circa 77 volte meno CO2 del carbone per ogni unità di energia generata.
Analizzando le emissioni durante il ciclo di vita, la produzione dei componenti incide per appena il 2,4% delle emissioni totali delle turbine eoliche, mentre la quota maggiore proviene dal trasporto, che rappresenta oltre il 90% sia per gli impianti a terra che in mare. Una volta in funzione, però, spiega la ricerca, le turbine producono energia pulita e priva di emissioni, contribuendo così a compensare rapidamente l’impronta iniziale legata alla loro realizzazione e installazione.
8. Eolico e rifiuti: nessuna minaccia per la sostenibilità
Una delle critiche più ricorrenti all’energia eolica riguarda la presunta insostenibilità dei rifiuti generati, in particolare dalle pale delle turbine. Ma dalla ricerca del Sabin Center emerge che circa l’85% della massa di una turbina eolica – torre, ingranaggi e generatore – è composta da metalli facilmente riciclabili. Solo il restante 15%, rappresentato soprattutto dalle pale, è costituito da materiali compositi come la fibra di vetro, ma grazie alle più recenti innovazioni tecnologiche oggi è possibile il riciclo completo di tutti i componenti delle turbine. E in ogni caso nel 2018 – sottolinea la ricerca – negli Stati Uniti sono state prodotte oltre 544 milioni di tonnellate di rifiuti da costruzione e demolizione, circa 187 volte la quantità annuale stimata per le pale eoliche nel 2050 su scala globale.
9. Il falso allarme sul consumo di suolo
Non risulta fondato, dati alla mano, nemmeno il fatto che gli impianti eolici richiedano troppo spazio per funzionare in modo efficiente. Secondo il report “Net-Zero America” dell’Università di Princeton (2021), per raggiungere la neutralità climatica negli Stati Uniti entro il 2050, le turbine eoliche richiederanno tra 600.000 e 2,5 milioni di acri di superficie direttamente occupata (cioè basi delle turbine e strade di accesso). Una cifra ben inferiore ai 4,4 milioni di acri già utilizzati per l’estrazione di gas naturale e ai 3,5 milioni per il petrolio.
Molte stime, spiega la ricerca, esagerano il fabbisogno di terra includendo spazi vuoti tra le turbine o considerando l’area da cui queste sono visibili, definita visual footprint. A questo il Sabin Center risponde che sarebbe come dire che i lampioni occupano tutta l’area di un parcheggio: in realtà, oltre il 95% dello spazio resta disponibile per altri usi, come l’agricoltura, soprattutto in contesti rurali.
10. I timori infondati su una tecnologia troppo costosa
A chi si oppone all’energia eolica – in particolare quella offshore – obiettando che sia troppo costosa e dipenda da massicci sussidi pubblici, la ricerca risponde che, considerando gli Stati Uniti, l’energia eolica terrestre presenta il costo livellato di energia più basso in assoluto tra tutte le fonti su scala industriale, anche senza sussidi: circa 50 dollari per megawattora, contro i 70 del gas a ciclo combinato, i 117 del carbone e i 168 del gas di picco. Quanto all’eolico offshore, che risulta più caro rispetto all’onshore, è comunque a molto meno costoso rispetto al carbone o al gas di picco, e può contare su costi che sono in ogni caso in calo.
11. I problemi per i contadini e i terreni
A chi teme che gli impianti eolici compromettano il suolo agricolo, alterino le falde acquifere e danneggino l’ambiente rurale, il Sabin Center contrappone una serie di studi e testimonianze che contraddicono questa visione, evidenziando al contrario come l’energia eolica possa rappresentare una risorsa economica e ambientale per le comunità agricole. I terreni agricoli ospitanti turbine restano utilizzabili quasi integralmente: secondo il National Renewable Energy Laboratory, il 98% dell’area di un parco eolico può continuare a essere coltivato o utilizzato per il pascolo. Per i contadini, inoltre, l’eolico rappresenta anche una fonte di reddito aggiuntiva, grazie ai canoni di affitto versati dalle aziende energetiche.
12. I timori per l’occupazione
Rispondendo alle preoccupazioni di chi sostiene che l’energia eolica distruggerebbe più posti di lavoro di quanti ne crei, i dati mostrano una realtà opposta: nel 2021, circa 120.000 persone lavoravano nel settore eolico negli Stati Uniti, con oltre 5.400 nuovi posti di lavoro creati rispetto al 2019 (+4,7%), e secondo il Dipartimento dell’Energia, il comparto potrebbe arrivare a impiegare fino a 600.000 lavoratori entro il 2050. Inoltre, secondo il Bureau of Labor Statistics, il tecnico per la manutenzione delle turbine eoliche è stato il mestiere in più rapida crescita tra il 2022 e il 2023, con un incremento del 45%.
13. La diminuzione del valore degli immobili
Non risulta attendibile, secondo il Sabin Center, nemmeno il timore che gli impianti eolici riducano il valore delle proprietà immobiliari circostanti. Sebbene in alcuni casi si riscontrino variazioni nei prezzi, la maggior parte degli studi accademici evidenzia effetti limitati, spiega la ricerca, spesso temporanei e concentrati solo in aree urbane o a breve distanza dalle turbine. Una ricerca del marzo 2024 ha rilevato che la presenza visiva di una turbina può ridurre il prezzo di vendita di una casa dell’1,12% in media, con effetti più marcati in contesti urbani. Tuttavia, l’impatto tende a scomparire entro dieci anni dall’installazione e non è statisticamente rilevante per le turbine installate dopo il 2017, grazie a migliori pratiche di progettazione e accettazione sociale.
14. I dubbi sull’affidabilità dell’eolico
Chi teme che la variabilità del vento possa essere una causa di inaffidabilità degli impianti eolici viene sentito dai dati del Sabin Center, che sottolineano come integrare correttamente l’energia eolica in un sistema energetico diversificato la metta nelle condizioni di contribuire in modo stabile e affidabile alla produzione elettrica nazionale.
La combinazione di eolico, solare e sistemi di accumulo può fornire la maggior parte dell’elettricità necessaria a un Paese, spiega lo studio, senza compromettere la sicurezza energetica.
15. Pale eoliche rumorose? Non più di un condizionatore d’aria
Infine la risposta a chi teme i problemi legati al rumore degli impianti eolici: i dati tecnici e ambientali citati dal Sabin Center smentiscono l’allarmismo: il livello sonoro delle moderne turbine è contenuto, ben al di sotto delle soglie che possono provocare disagio o danni uditivi. A titolo di esempio, se si considera il Rail Tie Wind Project in Wyoming – un parco eolico da 120 turbine e 500 MW, sufficiente a servire 180.000 abitazioni – il Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti ha stimato che il rumore generato raramente supera i 55 decibel ponderati A. per dare un’idea del rumore generato, 60 dBA corrispondono al suono di un condizionatore d’aria a 6 metri di distanza, mentre 50 dBA sono simili al rumore dello stesso apparecchio a 15 metri.