Riscaldamento globale, limitarlo a 1,5° è ancora possibile

Scritto da Ettore Benigni
Giornalista

L’agenzia internazionale per l’Energia pubblica l’aggiornamento 2023 della Roadmap Net Zero: “L’obiettivo si può raggiungere grazie alla crescita record delle principali tecnologie energetiche pulite. Ma è necessario aumentare lo slancio”

L’obiettivo si può ancora raggiungere. “Portare a zero le emissioni di gas serra del settore energetico mondiale e limitare il riscaldamento globale a 1,5 °C è ancora possibile grazie alla crescita record delle principali tecnologie energetiche pulite, anche se è necessario aumentare rapidamente lo slancio in molte aree”. È questa la conclusione a cui giunge l’aggiornamento 2023 della “Roadmap Net Zero” appena pubblicato dall’IEA, l’Agenzia Internazionale per l’Energia, che attualizza i dati del rapporto originale che era stato pubblicato nel 2021. Per arrivare al risultato, però, avverte l’agenzia, sarà necessario tenere alte le ambizioni e focalizzarsi sul rafforzamento della cooperazione internazionale.

Di cosa parliamo?

Roadmap Net Zero: le novità dell’aggiornamento 2023

Con la nuova release della Roadmap, IEA prende in considerazione i cambiamenti che hanno interessato il mondo dell’energia nel corso degli ultimi due anni, caratterizzati dall’ondata pandemica e dalla successiva ripresa economica, insieme all’aumento degli investimenti sui combustibili fossili dovuti anche alle tensioni internazionali, che hanno contribuito a mantenere alte le emissioni di gas serra.

Energia solare e auto elettriche

Tra le principali novità emerse nell’ultimo biennio sono secondo IEA degne di nota la crescita sostenuta della capacità di produzione da energia solare e l’aumento delle vendite di auto elettriche, rimaste in linea con le previsioni per l’azzeramento delle emissioni entro il 2050: questi due settori tecnologici, da soli, sono in grado di garantire un terzo della riduzione delle emissioni su scala globale entro il 2030.

Allo stesso modo l’ultimo biennio è stato caratterizzato da un percorso di innovazione che ha contribuito tra le altre cose a ridurre i costi delle tecnologie: a dimostrarlo c’è il fatto che se nel 2021 alle nuove soluzioni non ancora disponibili sul mercato era attribuita quasi la metà del risparmio di emissioni con obiettivo 2050, nell’aggiornamento questa percentuale è diminuita fino al 35%.

Le criticità: serve più coraggio

Per arrivare però a raggiungere i risultati, secondo il report IEA, “è necessaria un’azione più coraggiosa”. Secondo le stime aggiornate con i dati del 2023, infatti, la capacità globale di energia rinnovabile dovrà triplicare entro il 2030, mentre il tasso annuale di miglioramento dell’efficienza energetica dovrà raddoppiare e le vendite di veicoli elettrici e pompe di calore dovranno aumentare con slancio. A questo si aggiunge il fatto che le emissioni di metano del settore energetico saranno chiamate a diminuire del 75% se si vorrà raggiungere l’obiettivo di ottenere l’80% delle riduzioni necessarie entro la fine del decennio.

A fare il punto su cosa sia necessario fare entro il 2030 è Fatih Birol, direttore esecutivo di IEA, secondo cui “Per mantenere vivo l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale a 1,5°C è necessario che il mondo si unisca rapidamente. La buona notizia è che sappiamo cosa fare e come farlo – sottolinea – La nostra tabella di marcia Net Zero 2023, basata sui dati e sulle analisi più recenti, mostra un percorso da seguire. Ma c’è da lanciare anche un messaggio molto chiaro: una forte cooperazione internazionale – conclude – è fondamentale per il successo. I governi devono separare il clima dalla geopolitica, data la portata della sfida in atto”.

La strada verso una transizione equa

L’obiettivo della Roadmap proposta da IEA non è soltanto quello di azzerare le emissioni nette del settore energetico, ma anche di promuovere una transizione equa, che tenga nella massima considerazione le diverse situazioni nazionali, proponendo che le economie avanzate raggiungano l’obiettivo per prime, per consentire a quelle emergenti e in via di sviluppo di avere più tempo. Per garantire a tutti di avere accesso a forme moderne di energia entro il 2030, sottolinea IEA, saranno necessari investimenti pari a 45 miliardi di dollari ogni anno, che rappresentano poco più dell’1% degli investimenti globali del settore energetico.

Secondo la nuova roadmap la spesa globale per la produzione globale di energia pulita dovrà passare da 1.800 miliardi di dollari, la cifra del 2023, a 4.500 miliardi di dollari dei primi anni del prossimo decennio. Grazie anche a questi investimenti sarà possibile far scendere del 25% entro il 2030 la domanda di combustibili fossili, facendo in modo che le emissioni diminuiscano del 25% rispetto al picco che si è verificato nel 2022, portando la riduzione all’80% entro il 2050.

Per evitare dannose impennate dei prezzi o carenze di approvvigionamento è fondamentale che l'aumento degli investimenti nelle energie pulite avvenga in sequenza con la diminuzione degli investimenti nelle forniture di combustibili fossili.

L’ipotesi della rimozione del carbonio

Ma quali sarebbero le prospettive se non si riuscisse a contenere le emissioni entro l’obiettivo degli 1,5°? A quel punto il risultato, secondo l’analisi di IEA, dipenderebbe “dalla diffusione massiccia di tecnologie di rimozione del carbonio, che sono costose e non provate su scala”.

“Rimuovere il carbonio dall’atmosfera è molto costoso. Dobbiamo fare tutto il possibile per non immetterlo nell’atmosfera. Il percorso verso 1,5 °C si è ristretto negli ultimi due anni, ma le tecnologie energetiche pulite lo stanno mantenendo aperto. Con lo slancio internazionale che si sta sviluppando a favore di obiettivi globali chiave come la triplicazione della capacità rinnovabile e il raddoppio dell’efficienza energetica entro il 2030, che insieme porterebbero a una maggiore diminuzione della domanda di combustibili fossili in questo decennio, il vertice sul clima COP28 a Dubai è un’opportunità vitale per impegnarsi a rafforzare l’ambizione e l’attuazione negli anni rimanenti di questo decennio critico”.