Il 2022 è stato l’anno dei record per l’Europa: ondate di caldo ed eventi metereologici estremi

Scritto da La Redazione di Sorgenia

Il rapporto “The State of the Climate in Europe 2022” di OMM e Copernicus ha contato più di 16mila vittime del cambiamento climatico

Il 2022, dal punto di vista climatico, è stato un anno dei record, quasi tutti negativi. Secondo quanto rilevato dal servizio europeo sui cambiamenti climatici Copernicus e dall’Organizzazione meteorologica mondiale (Omm), in Europa abbiamo assistito a un riscaldamento più che doppio rispetto al resto del mondo. I dati arrivano dal rapporto “The State of the Climate in Europe 2022. L’anno scorso la temperatura media in Europa è stata di 2,3 gradi superiore rispetto al periodo preindustriale (1850 – 1900). 

Di cosa parliamo?

Tutti i record del caldo

I dati del rapporto mostrano che il 2022 è stato tra il secondo e il quarto anno più caldo mai registrato nella regione, a seconda del set di dati utilizzati per l’analisi, con un aumento di circa 0,79 °C al di sopra della media 1991-2020. Non solo i mesi estivi, da giugno ad agosto, sono stati i più caldi ma anche in autunno lo scorso ottobre ha segnato il suo record di caldo. Le temperature sono state quasi di due gradi superiori alla media 19912020. In Francia, Svizzera, Austria, Italia, Spagna e alcune regioni della Germania il clima è stato eccezionalmente caldo.

Il 2022 è stato l'anno più siccitoso degli ultimi decenni

Secondo i dati del rapporto di Copernicus e OMM nel 2022 le precipitazioni sono state inferiori alla media in gran parte dell’Europa. È stato il quarto anno secco consecutivo nella penisola iberica e il terzo anno secco consecutivo nelle regioni montuose delle Alpi e dei Pirenei. La Francia ha registrato il periodo più secco da gennaio a settembre, mentre il Regno Unito e il Belgio hanno avuto il record negativo di precipitazioni tra gennaio ad agosto, mai così scarse dal 1976, con conseguenze di vasta portata per l’agricoltura e la produzione di energia. La riserva idrica della Spagna è scesa al 41,9% della sua capacità totale entro il 26 luglio. Inoltre, la combinazione tra siccità e caldo estremo ha alimentato numerosi incendi soprattutto in Francia, Spagna, Portogallo, Slovenia e Repubblica ceca.

Gli eventi meteorologici estremi hanno causato più di 16mila vittime

Il nostro continente sta assistendo al ripetersi, con una certa frequenza, di eventi estremi. Ondate di calore straordinarie con afa, vento caldo carico di sabbia e temperature che, spesso, superano i 40 gradi, lunghi periodi di siccità a cui seguono eventi temporaleschi eccezionali. L’ultimo ha interessato l’Emilia Romagna nel corso delle prime due settimane di maggio, causando 15 vittime e danni economici stimati in poco meno di 9 miliardi di euro. Ma l’Italia non è l’unica interessata dalle intemperanze del clima, anche in Francia orientale si sono abbattuti acquazzoni torrenziali a Digione, a Strasburgo e in altre città, dopo giorni di temperature in aumento. Secondo l’Emergency Events Database (EM-DAT) nel 2022 in Europa si sono verificati 40 pericoli meteorologici, idrologici e climatici, che hanno provocato 16.365 vittime. Circa il 67% degli eventi è stato correlato a inondazioni e tempeste.

In Europa surriscaldamento a velocità doppia

Le ragioni dell’aumento delle temperature in Europa sarebbero da andare a ricercare nel surriscaldamento dell’Artico, che ha un grande impatto sulla parte settentrionale dell’Europa. “Nell’Artico lo scioglimento delle nevi e dei ghiacci contribuisce al riscaldamento – ha detto Petteri Taalas, direttore generale dell’Organizzazione meteorologica mondiale -. E nella regione mediterranea, il clima sta diventando sempre più secco, quindi non c’è abbastanza evaporazione per smorzare il riscaldamento in atto”. Il cuore del surriscaldamento dell’Europa è proprio il “nostro” mar Mediterraneo che è la seconda regione che si sta riscaldando più rapidamente.

La cattiva salute dei ghiacciai

Il termometro della gravità del surriscaldamento climatico lo troviamo nell’esame che Copernicus e l’OMM hanno fatto della criosfera, ovvero dell’estensione del territorio in cui l’acqua è in forma solida, quindi calotte glaciali, i ghiacciai, la copertura nevosa, il permafrost, il ghiaccio marino e il ghiaccio di fiumi e laghi. Secondo i dati del rapporto al minimo annuale di settembre, l’estensione media mensile del ghiaccio marino nell’Artico europeo era del 6% inferiore alla media degli anni precedenti e tale è rimasta anche da ottobre in poi. A questo dobbiamo aggiungere che nel 2022, la Groenlandia ha vissuto il più grande scioglimento di settembre in oltre due decenni. Negli ultimi 25 anni, dal 1997 al 2022, i ghiacciai in Europa hanno perso un volume di circa 880 km3. Le montagne più interessate dalla perdita di ghiaccio sono state le Alpi, con una riduzione media dello spessore del ghiaccio di 34 metri. I ghiacciai delle Alpi si assottigliano a causa della quantità di neve invernale molto bassa, di estati molto calde e della deposizione di polvere sahariana. La calotta glaciale della Groenlandia ha perso 5.362 ± 527 Gt di ghiaccio tra il 1972 e il 2021, contribuendo a innalzare il livello medio del mare di 14,9 mm. In Europa, la maggior parte delle aree marine sta aumentando di circa 2-4 mm all’anno.

La febbre del mare è una sciagura per la biodiversità

La “febbre” del mare è un altro indizio per capire quanto grave possa diventare da qui a poco la nostra condizione climatica. Le temperature medie della superficie del mare nell’area del Nord Atlantico sono state le più calde mai registrate e ampie porzioni dei mari della regione sono state colpite da forti ondate di calore. Le cose sono andate peggio nel “nostro” mare, il Mar Mediterraneo orientale, nel quale, così come nel mar Baltico, il ritmo del riscaldamento è stato oltre tre volte quello registrato nel resto del mondo. Queste ondate di calore sono una sciagura per la vita degli animali che vivono in simbiosi con il mare: il surriscaldamento dell’acqua marina porta alla migrazione di specie ed estinzioni di massa, all’arrivo di specie invasive e alla distruzione degli ecosistemi e della biodiversità. Tra l’altro il riscaldamento che stiamo subendo sulla terraferma sarebbe ancora più severo se gli oceani non assorbissero fino al 90% del calore in eccesso nell’atmosfera, intrappolato dai gas serra. 

Il Po e il Reno sono andati in secca

Le alte temperature e le scarse precipitazioni hanno avuto ripercussioni anche sui corsi d’acqua. Il livello dell’acqua sul secondo fiume più grande d’Europa, il Reno, è sceso in modo significativo a causa delle alte temperature e della mancanza di precipitazioni, impedendo a molte navi di navigare a pieno regime. Problemi analoghi sono stati riscontrati in Italia. Dopo a secco di piogge anche il fiume Po si è ritirato, influenzando la produzione agricola, idroelettrica e termoelettrica e consentendo all’acqua di mare di penetrare nell’entroterra per quasi 40 km.

L'impatto del riscaldamento sul settore energetico

Il cambiamento climatico ha un impatto anche sul settore energetico. Basti pensare a come cambia la domanda di energia per refrigerare le nostre case nelle giornate di caldo intenso. A questo si aggiungono le ripercussioni sulle infrastrutture del caldo estremo o delle intemperie, elementi che vanno a incidere sull’affidabilità della rete. L’UE è impegnata nell’aumentare della produzione di energia rinnovabile almeno fino al 42,5% del consumo totale entro il 2030, quasi il doppio dei livelli del 2019. “Per la prima volta, nell’UE è stata generata più elettricità dall’eolico e dal solare che dai fossili. L’aumento dell’uso di fonti energetiche rinnovabili e a basse emissioni di carbonio è fondamentale per ridurre la dipendenza dai combustibili fossili – ha affermato il segretario generale dell’OMM, Prof. Petteri Taalas -. I servizi climatici svolgono un ruolo chiave nel garantire la resilienza dei sistemi energetici agli shock legati al clima, nella pianificazione delle operazioni e nell’informare le misure per aumentare l’efficienza energetica”.