Mare e delfini, Worldrise in campo per difendere i tesori di Golfo Aranci

Scritto da Ettore Benigni
Giornalista

Cristina Fiori (Ph.D), Project Manager e Responsabile Scientifica de “Il Golfo Dei Delfini”, progetto di ecoturismo e ricerca scientifica sui delfini costieri della specie Tursiops truncatus: “Grazie al Dolphin Watching Sostenibile tuteliamo le specie marine e l’ecosistema del pianeta blu, creando nuove opportunità per un turismo più responsabile”

Nelle acque di Golfo Aranci, in Sardegna, si è stabilita una colonia di tursiope, specie di delfino costiero presente nel Mediterraneo. Si tratta di un numero variabile tra i 30 e 50 esemplari, che vivono nei pressi della baia e si cibano di specie comuni, come polpi, calamari e triglie. Per monitorare la loro presenza e difenderli dalle minacce che ne mettono a rischio la permanenza nella zona, l’associazione Onlus Worldrise ha dato vita a “Il Golfo Dei Delfini”: un’iniziativa per il turismo sostenibile affiancata al progetto scientifico che indaga la possibilità che l’area sia utilizzata dagli esemplari come nursery e, per questo, meritevole di protezione. Il monitoraggio scientifico nell’area è attivo dal 2019, coinvolgendo volontari e studenti provenienti da Università nazionali e internazionali. A illustrare l’iniziativa è la Project Manager e Responsabile Scientifica Cristina Fiori (Ph.D), esperta in ricerca e monitoraggio di mammiferi marini.

Di cosa parliamo?

Cristina, ci dice qualcosa di più di Worldrise? Come nasce e in cosa è impegnata l’associazione?

Worldrise nasce dalla visione della biologa marina Mariasole Bianco che, tornata in Italia dopo un periodo di studi all’estero, ha voluto mettere le proprie competenze a disposizione del territorio.  Worldrise è un’associazione che agisce per la salvaguardia dell’ambiente marino attraverso progetti creativi di sensibilizzazione: lavoriamo con scuole, università, aziende, media, istituzioni e altre associazioni, promuovendo il cambiamento necessario a costruire, insieme, un futuro migliore per il nostro Pianeta Blu. I progetti di Worldrise vengono coordinati e realizzati coinvolgendo le nuove generazioni per favorire conoscenza e formazione dei futuri custodi del patrimonio naturalistico del Mediterraneo. Crediamo che la soluzione parta dalla conoscenza, passi per la consapevolezza e si manifesti attraverso il rispetto e l’azione. Per noi: “ogni goccia conta”, e ognuno di noi può fare una profonda differenza. Partendo da questa base, Worldrise ha messo a punto una serie di progetti che fanno riferimento a 9 tematiche principali. A partire dalla campagna 30×30.it, per la protezione del 30% dei mari italiani entro il 2030 attraverso l’istituzione di Aree Marine Protette, uno sforzo nazionale che si inserisce all’interno di un contesto internazionale per la tutela e la valorizzazione del mare. A questo si affianca il Golfo Dei Delfini, il progetto che ha dato vita ad una rete di operatori per il dolphin watching sostenibile incentrato sul turismo responsabile. Sul tema della pesca sostenibile è stata realizzata la SEAstainable Seafood Guide, una guida al consumo consapevole di pesce, che aiuta le persone a diversificare le proprie scelte e a conoscere anche le specie meno note. Ci occupiamo inoltre di Ocean literacy e divulgazione, portando la nostra proposta di educazione ambientale nelle scuole. Siamo poi impegnati a combattere l’inquinamento da plastica in mare con No Plastic More Fun e in progetti di sensibilizzazione che hanno come focus l’arte per il mare, come Worldrise Walls, per la realizzazione di murales con pitture antismog, e la mostra Ars Maris appena presentata a Milano. Insieme alle aziende abbiamo dato vita a progetti per sensibilizzare i dipendenti sulla “ocean responsibility”. Abbiamo in cantiere anche due corsi per il empowerment professionale dei giovani leader ambientali e per i futuri custodi del Pianeta Blu: il Leadership Training, per formare i changemakers di domani, e l’Action & Biology Campus, per fornire ai giovani l’ABC del monitoraggio marino costiero. Siamo in tutto un gruppo di 18 persone, ma al nostro fianco abbiamo una vasta rete di volontari che ci supporta sul territorio, contribuendo allo sviluppo e alla buona riuscita dei progetti.

Concentriamoci sul Golfo dei Delfini: come è nata l’idea, e che accoglienza ha trovato?

La prima fase di questo progetto risale al 2014. Golfo Aranci è un luogo particolare: nato come borgo di pescatori, oggi è riconosciuto a livello turistico e caratterizzato – soprattutto d’estate – da un grande traffico nautico dovuto principalmente al diporto. Dal 1992, in queste acque, è stato realizzato un impianto di acquacoltura a gabbie fisse e il mangime usato per cibare i pesci, sciogliendosi, richiama anche le specie ittiche al di fuori delle gabbie. Per i delfini è come avere a disposizione un ristorante: così si è creato un luogo di aggregazione per i tursiopi. Inizialmente i delfini non erano ben visti a causa del loro comportamento opportunistico, ma con il passare del tempo e il cambiare delle generazioni si è trovato un punto di equilibrio, grazie alle opportunità che venivano dal turismo. È nata un’economia locale basata sul dolphin watching, che coinvolge gli abitanti locali, ma non solo. Tuttavia, nonostante si parli di una specie protetta a livello internazionale, questa pratica turistica in Italia non possiede una normativa di riferimento che ne gestisca la tutela.

Nasce da qui la vostra idea di proporre un dolphin watching “sostenibile”?

Sì, con lo scopo di tutelare i delfini, ma anche per dare agli imprenditori locali l’opportunità di proseguire in questa attività a lungo nel tempo e in maniera sostenibile, ponendo le basi per una pratica a basso impatto. Abbiamo creato in loco una rete di operatori sostenibili che seguissero un protocollo di condotta a basso impatto per i delfini fin dal momento dell’avvistamento, che in queste acque ha una probabilità di incontro che si avvicina al 100%. Da qui è nata la nostra partnership con “Friends Of the Sea”, che rilascia certificazioni di sostenibilità. Abbiamo iniziato a collaborare creando la certificazione di dolphin watching sostenibile.

Come funziona?

La partecipazione al network è volontaria, offriamo agli operatori che aderiscono un corso di formazione sull’ecologia della specie, sulle minacce a cui è sottoposta e sulle buone pratiche da seguire per non creare disturbo agli animali. Abbiamo creato delle schede infografiche tradotte in 5 lingue che gli operatori possono mostrare a bordo ai propri ospiti come supporto per divulgare quanto più possibile le nozioni apprese in aula. Ad oggi, con questa attività siamo già riusciti a raggiungere circa 12mila persone. Contemporaneamente, per far partire la sensibilizzazione già dall’inizio della vacanza, insieme alla compagnia Corsica Sardinia Ferries, abbiamo dato vita a una campagna di comunicazione e sensibilizzazione sui traghetti per le tratte da Livorno, da Savona e dalla Francia. All’interno delle navi sono affissi i nostri cartelloni che riportano le regole per un avvistamento responsabile. Inoltre, nel 2016, per mostrare alle persone quanto valesse economicamente l’attività di dolphin watching e far emergere così l’importanza di preservare la risorsa su cui si basa, ovvero i delfini, abbiamo svolto uno studio sull’indotto economico indiretto che genera questa attività per il territorio. Lo scopo dell’indagine è stato di far risaltare l’importanza di portare avanti un’escursione sostenibile per la specie, questo perché quando i delfini sono sottoposti a diverse cause di stress, tra cui il traffico nautico e l’inquinamento acustico, decidono di spostarsi da un’altra parte, di conseguenza l’intera economia locale ne perderebbe. Dallo studio è emerso che, solo all’interno del territorio comunale, l’indotto del dolphin watching in termini economici è di oltre 4 miliardi di euro. Infine, abbiamo cercato di ampliare il network coinvolgendo anche i noleggi senza conducente, applicando sulle imbarcazioni gli sticker che riportano i consigli per un avvistamento sostenibile, così da fornire ai turisti le corrette norme da applicare nel caso di un fortunato incontro con queste meravigliose creature durante la navigazione.

Come si inserisce in questo contesto il progetto di ricerca scientifica?

Siamo partiti nel 2019, quando abbiamo avuto chiaro il fatto che nelle acque di Golfo Aranci la presenza dei delfini adulti molto spesso fosse associata a quella dei cuccioli. Abbiamo così dato vita a un’indagine scientifica, usando il Gps per identificare la focus area e il metodo della fotoidentificazione per riconoscere individualmente gli esemplari tramite i graffi o le tacche che riportano sulle pinne, equiparabili a delle vere e proprie impronte digitali. Abbiamo creato un database nel quale inseriamo tutte le informazioni e seguiamo gli avvistamenti nel tempo. Siamo così arrivati a capire che ci sono esemplari che vivono in quest’area da 10 anni. L’obiettivo della ricerca è dimostrare che la baia corrisponde ad un’area di nursery, così da permetterne una corretta gestione e favorire la conservazione della specie. Al progetto partecipano tirocinanti e studenti di varie università, italiane ed estere. La raccolta dei dati avviene a cadenza stagionale a bordo delle imbarcazioni che svolgono attività di dolphin watching sostenibile e che appartengono al network del progetto.

Che accoglienza avete registrato verso il vostro progetto dagli operatori locali?

All’inizio non è stato semplice e, anche se i più lungimiranti hanno capito velocemente, c’è ancora molta strada da fare. Il nostro monitoraggio scientifico ha l’obiettivo di fornire informazioni certe sulla permanenza dei delfini nella zona: una base scientifica dalla quale le istituzioni locali potranno partire per avviare progetti di tutela e attuare un piano di gestione per la specie nell’area d’interesse. Il nostro obiettivo è produrre nei prossimi anni una pubblicazione scientifica sulla quale le istituzioni locali potranno basare le scelte gestionali.

A questo punto non rimane che illustrare anche ai nostri lettori i principi del dolphin watching sostenibile. Qual è il comportamento che bisogna tenere quando si avvista un delfino?

È fondamentale rallentare il motore dell’imbarcazione al minimo, perché l’inquinamento acustico infastidisce i delfini, coprendo le loro emissioni vocali e rischiando di disorientarli. È poi necessario evitare di inseguire i delfini o di andare loro incontro, ma bisogna navigare affiancati rispetto alla loro direzione, rimanendo almeno a 100 metri di distanza. Non bisogna avvicinarli, né tuffarsi in acqua, perché potrebbero percepire le persone come una minaccia, trascinandole verso il fondo o colpendole con il muso. Altra regola di comportamento è non dare loro da mangiare, non tentare di addomesticarli, ma osservarli nel loro habitat senza indurre il comportamento di avvicinarsi alle barche in cerca di cibo.

Continuando a parlare di sostenibilità, soprattutto in un territorio di grande valore naturalistico come la Sardegna, vogliamo dare qualche consiglio anche ai bagnanti, a chi cioè si limita a frequentare le spiagge?

Ogni piccolo gesto, anche il più scontato, può fare la differenza, per esempio: non prelevare sabbia, conchiglie o materiali dalle spiagge e non usare i piccoli animali marini, come granchietti e lumachine, come se fossero dei giochi. È importante inoltre non far fuoriuscire dall’acqua le stelle marine, nemmeno per il tempo di una foto, perché così facendo le destiniamo a morte certa: limitiamoci ad osservarle nel loro habitat naturale. E poi utilizziamo creme che siano coral safe, per non inquinare le acque e mettere in difficoltà le specie che le abitano. È importante anche raggiungere la spiaggia con mezzi a basso impatto ambientale, utilizzare le borracce e non le bottiglie di plastica e limitare al massimo la produzione di rifiuti, ricordandosi sempre di non abbandonare nulla sulla spiaggia, ma di portare indietro tutto e differenziarlo correttamente. Infine, se ci si imbatte in un animale in difficoltà o in nidificazioni non protette, avvisare le autorità competenti, a partire dalla capitaneria di porto al numero 1530.