Lotta agli sprechi alimentari, l’Italia è in pole position

Scritto da Ettore Benigni
Giornalista

I dati del Food Sustainability index pubblicato da The Economist Impact in collaborazione con Fondazione Barilla: il nostro Paese è al primo posto sui 78 analizzati per le iniziative adottate contro il food waste

Nelle case degli italiani si sprecano in un anno 67 chilogrammi di generi alimentari. Nel mondo della ristorazione il dato scende a 26kg pro-capite, e nella grande distribuzione crolla a 4kg. A registrarlo è il Food Sustainability Index 2021 realizzato da Economist Impact e Fondazione Barilla, che testimonia come le performance dell’Italia nel campo delle azioni intraprese per contrastare lo spreco alimentare e in quello delle perdite di cibo lungo la filiera produttiva siano le più virtuose tra i 78 Paesi presi in considerazione dalla ricerca. Un risultato che porta il Paese a essere in seconda posizione, dietro al Canada, nella classifica generale, che analizza essenzialmente tre aspetti: le sfide nutrizionali, l’agricoltura sostenibile e proprio la lotta agli sprechi alimentari.

Best Practice e aree di miglioramento nei sistemi alimentari globali

La ricerca, che è arrivata quest’anno alla sua quarta edizione, mette al centro dell’attenzione il nesso cibo-salute-ambiente nei 78 Paesi che insieme rappresentano più del 92% del prodotto interno lordo e della popolazione globale, utilizzando per questo scopo 38 indicatori e 95 metriche. L’obiettivo della ricerca è di evidenziare le best practice e le aree di miglioramento nei sistemi alimentari globali, verificando a che punto siano rispetto agli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite.

Con il passare del tempo, rispetto alla prima rilevazione effettuata nel 2016, l’indice si è perfezionato allargando la propria copertura, aggiungendo nel tempo al monitoraggio 53 Paesi e nuovi indicatori per arrivare a “coprire” temi come la resilienza dei sistemi sanitari e la mitigazione dei cambiamenti climatici.

Di cosa parliamo?

Spreco a tavola: l’Italia tra i Paesi più virtuosi

A sottolineare le performance dell’Italia è Marta Antonelli, direttrice della ricerca della Fondazione Barilla: “Il nuovo Fsi – spiega – mostra ampi margini di miglioramento nelle performance globali in materia di sostenibilità alimentare e stato della nutrizione. L’Italia è sulla buona strada e, nella lotta allo spreco alimentare, che a livello globale riguarda un terzo del cibo prodotto, possiamo essere presi come riferimento dal resto del mondo. Per quanto riguarda gli sprechi alimentari dal campo alla tavola, l’Italia è infatti al secondo posto dopo il Canada, anche grazie a iniziative, strategie e politiche che hanno agito per contrastare il fenomeno. Tra queste, la Legge Gadda che ha facilitato, anche tramite agevolazioni fiscali, la donazione delle eccedenze alimentari alle Onlus”. Una norma che ha consentito alle donazioni di aumentare del 21% dal 2016, quando è entrata in vigore.

La qualità della vita in Italia

Buono il posizionamento dell’Italia anche per le altre metriche su cui è stato costruito lo studio: sulla qualità della vita, a livello europeo, il Paese ottiene un punteggio di 86, che la posiziona dopo Francia e Spagna e prima della Germania. L’aspettativa di vita si attesta a 83,2 anni, con l’aspettativa di vita in salute che si ferma a 71,9 anni. Tra i dati più rilevanti rispetto agli altri Paesi presi c’è anche quello sulla mortalità da malattie non trasmissibili, con un indice di 235,6 ogni 100.000 abitanti.

Agricoltura sostenibile: c’è ancora da fare

Nel campo dell’agricoltura sostenibile l’Italia può fare ancora molto per razionalizzare il  consumo idrico, dal momento che si registra una pressione piuttosto alta “sulle risorse di acqua di superficie e di falda per la produzione alimentare”: secondo le ultime rilevazioni il punteggio dell’Italia è di 65,8 , al di sotto di una media globale a 70,3: proprio su questo settore potrebbero intervenire le iniziative previste dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per la “Tutela del territorio e delle risorse idriche”.

Solo 1 Paese su 3 ha messo in atto piani di riduzione dello spreco alimentare

Uscendo dai confini nazionali, l’indice evidenzia che nonostante lo spreco alimentare sia un grave problema globale, soltanto meno di un terzo dei Paesi presi in considerazione dall’Fsi, per la precisione il 28%, ha messo a punto piani o strategie per ridurlo. Tra i Paesi virtuosi l’Fsi cita Francia, Italia, Stati Uniti, Germania e Argentina.

A livello mondiale, le perdite di cibo tra i primi 19 classificati non superano il 3% della produzione alimentare totale, rispetto alla media generale del 6%. Anche i rifiuti alimentari domestici sono al di sotto della media (85 kg di cibo sprecato pro capite all’anno) in quasi 40 paesi del Fsi.

Agricoltura sostenibile tra le sfide chiave verso la sostenibilità alimentare

Analizzando i dati generali sull’agricoltura sostenibile, secondo l’Fsi meno del 50% dei Paesi presi in considerazione dal campione hanno decido di inserire il tema dei cambiamenti climatici nelle loro strategie, con una rosa di virtuosi che include Finlandia, Estonia, Austria, Tanzania e Svezia. Mentre per le sfide nutrizionali, che sono quelle su cui si registrano le più grandi differenze tra i Paesi ad alto e a basso reddito, e comprende parametri come qualità della vita, carenze di nutrienti, aspettativa di vita, malnutrizione e composizione della dieta, nelle posizioni di testa della classifica ci sono Giappone, Svezia, Danimarca, Francia e Cina.

“I risultati dell’Indice di sostenibilità alimentare 2021 evidenziano che i Paesi di tutto il mondo hanno ancora molto da fare per affrontare le sfide chiave dei sistemi alimentari – spiega Martin Koehring, senior manager di Economist Impact – La nostra ricerca mostra che gli sforzi per affrontare la sostenibilità alimentare si affiancano agli sforzi per affrontare altri obiettivi chiave, sociali ed economici, come lo sviluppo umano, lo sviluppo sostenibile, l’uguaglianza di genere, la spesa sanitaria e il sostegno all’innovazione”.