La minaccia del climate change sull’istruzione delle ragazze

Scritto da Ettore Benigni
Giornalista

Sas e Malala Fund realizzano il “Girls’ education and climate challenges index”: se non si invertirà la rotta siccità, inondazioni ed eventi estremi rischiano di allontanare dalla scuola 4 milioni di bambine e giovani nel solo 2021, e potrebbero arrivare a 12,5 milioni nel 2025

Il Paese in cui i cambiamenti climatici rischiano di avere l’impatto più negativo sull’istruzione delle ragazze è la Nigeria, seguita da Capo Verde, Chad, Guinea, Mali, Benin, Repubblica Centroafricana, Togo, Camerun e Senegal.
Il primo paese non africano nel ranking è il Nicaragua, in tredicesima posizione, poi il Myanmar in diciassettesima e l’Afghanistan in ventunesima, seguito da India (22) e Bangladesh (23). I dati sono quelli del “Girls’ education and climate challenges index”, realizzato da Sas, multinazionale specializzata negli analytics, in collaborazione con il Malala Fund, organizzazione non profit sull’educazione delle ragazze fondata dal premio Nobel Malala Yousafzai.
L’indice, che considera una popolazione di oltre 280 milioni di ragazze in età scolare nei paesi più poveri, nasce con l’obiettivo di dare una rappresentazione chiara – grazie all’utilizzo di tecnologie e soluzioni avanzate per l’analisi dei dati – di quali siano i paesi in cui è più probabile che le ragazze corrano il rischio di interrompere il proprio percorso di istruzione a causa delle conseguenze dei cambiamenti climatici. Con tanto di previsioni su quanto il tasso di completamento dell’istruzione primaria e secondaria rischi di abbassarsi a causa dei fenomeni collegati al climate change.

Di cosa parliamo?

I numeri del Girls’ Education and Climate Challenges Index

L’analisi prende in considerazione sia le informazioni scolastiche sia i fattori ambientali, come la probabilità di inondazioni, tsunami e terremoti in ogni Paese. Il Girls’ Education and Climate Challenges Index fa parte del più ampio Girls education challenges index pubblicato dal Malala Fund, che individua in quali Paesi le ragazze sono in generale più a rischio di interruzione dell’istruzione.
Secondo le stime del Malala Fund nel 2021 saranno più di quattro milioni le bambine e le ragazze nei paesi a basso reddito che saranno costrette ad abbandonare la scuola a causa di eventi legati ai cambiamenti climatici, e se il trend non dovesse invertirsi questo problema potrebbe arrivare a interessare dal 2025 più di 12,5 milioni di ragazze ogni anno.

Secondo le stime di Malala Fund, inoltre, nei paesi a basso e medio reddito l’emergenza Covid-19 potrebbe aver allontanato dalla scuola una popolazione complessiva di 20 milioni di ragazze in età da scuola secondaria.

Alcuni esempi, dall’India alla Somalia

Il report realizzato da Malala Fund per presentare la classifica dei paesi più a rischio spiega nel dettaglio quali possono essere le cause di questo fenomeno. A spiccare sul resto la siccità e gli eventi meteorologici estremi.

Siccità
Come esempio viene citata una ricerca effettuata in India tra il 2015 e il 2016, quando la carenza di acqua e quindi della possibilità di rispettare le norme igieniche basilari negli istituti ebbe un impatto evidente sulla popolazione scolastica femminile.

Eventi meteorologici estremi
Altro elemento preso in considerazione dall’index sono gli eventi meteorologici estremi, che possono portare alla chiusura delle scuole e comportare assenze prolungate. L’esempio in questo caso viene dal Pakistan, dove nel 2010 monsoni particolarmente severi causarono la distruzione di 11mila scuole: alla riapertura, il numero delle ragazze tornato in aula è sempre stato inferiore a quello dei loro coetanei maschi. Allo stesso modo in Somalia, in corrispondenza di un massiccio spostamento della popolazione dalle aree rurali alle città in concomitanza con una serie inondazioni e periodi di siccità tra il 2018 e il 2019 le iscrizioni a scuola delle ragazze sono crollate dal 45% al 29%, mentre quelle dei ragazzi sono cresciute dal 29% al 41%.

Scuole d’emergenza
Quanto alle scuole “d’emergenza”, che vengono realizzate nei Paesi poveri in concomitanza con eventi che costringono alla chiusura degli istituti tradizionali, succede spesso che le famiglie non mandino le ragazze per paura che possano essere molestate negli spostamenti. L’esempio viene dal Kenia, dove per fronteggiare la siccità del 2013 furono realizzate 61 scuole mobili, ma furono frequentate quasi esclusivamente da studenti e non da studentesse.

Come sfruttare al meglio i dati dell’index

Malala Fund utilizzerà le informazioni che vengono dalle rilevazioni e dall’analisi dei dati del “Girls’ education and climate challenges index” per aiutare il settore dello sviluppo a stabilire dove indirizzare il proprio supporto tecnico e finanziario.
“Continuiamo ad assistere all’impatto del cambiamento climatico sul nostro ambiente, sotto forma di siccità, mutazione degli ecosistemi, intensità delle tempeste o devastazioni causate da incendi boschivi che sono di ampiezza doppia o tripla rispetto a quelle che abbiamo vissuto in passato – spiega Susan Ellis, Brand Director di Sas – Anche le aziende stanno cercando di calcolare i rischi associati al cambiamento climatico, cambiamento che colpirà per prime le popolazioni più vulnerabili. Vogliamo fare tutto il possibile per sostenere organizzazioni come il Malala Fund per garantire che l’istruzione delle ragazze rimanga una priorità”.
“Il nostro nuovo report conferma che l’istruzione delle ragazze è una delle strategie più potenti per ridurre l’impatto del cambiamento climatico – aggiunge Naomi Nyamweya, Research Officer del Malala Fund – Ma come dimostra questo progetto con Sas basato sui dati, gli eventi legati al clima stanno impedendo lo studio a milioni di ragazze. Per creare un futuro più verde e più equo per tutti noi, abbiamo bisogno che i leader intraprendano azioni urgenti per il clima e sostengano l’istruzione delle ragazze”.