La decimazione degli elefanti della savana africana e la speranza portata dai ranger di Akashinga

Scritto da Sara Moraca
Biologa, è specializzata in Comunicazione della scienza. Scrive di clima e ambiente su varie testate nazionali e internazionali, tra cui «Corriere della Sera», «Nature», «El País». Insegna Comunicazione della scienza presso l’Università di Padova, università di Trento e università di Parma.

Gli elefanti della savana africana sono tra gli animali più iconici e maestosi del nostro Pianeta. Tuttavia, la loro esistenza è messa in pericolo da una piaga che sembra inarrestabile: il bracconaggio. Ogni anno, circa 33.000 elefanti vengono uccisi per le loro zanne, un crimine alimentato dalla domanda di avorio sul mercato nero globale. Questo massacro ha portato a una drastica riduzione della popolazione di elefanti della savana, che è scesa dai 526.000 esemplari del 2006 ai soli 415.000 attuali.

Di cosa parliamo?

Gli impatti devastanti del bracconaggio

Il bracconaggio non è solo una minaccia per la biodiversità, ma ha anche profonde implicazioni ecologiche e sociali. Gli elefanti sono una specie chiave nel loro habitat; la loro presenza e le loro attività contribuiscono a modellare l’ecosistema. La loro scomparsa potrebbe portare a una cascata di effetti negativi sulla flora e fauna locali. Oltre agli impatti ecologici, il bracconaggio alimenta il crimine organizzato e destabilizza le comunità locali, spesso coinvolte in attività illegali per necessità economiche.

La speranza dei ranger di Akashinga

In questa battaglia contro il bracconaggio, emerge una figura iconica: Nyaradzo Auxillia Hoto. Nyaradzo è il comandante dei ranger di Akashinga, un’unità speciale composta interamente da donne, impegnata nella protezione della fauna selvatica in Africa. Akashinga, che in lingua Shona significa “i coraggiosi”, è un programma innovativo fondato da Damien Mander, ex soldato delle forze speciali australiane, che ha deciso di dedicare la sua vita alla conservazione degli elefanti e alla protezione della fauna selvatica.

Il ruolo delle donne nei ranger di Akashinga

Il gruppo dei ranger di Akashinga rappresenta una novità nel panorama della conservazione: è una delle poche unità al mondo composta esclusivamente da donne. Questo approccio non solo sfida le tradizionali dinamiche di genere, ma ha dimostrato di essere altamente efficace. Le ranger di Akashinga, spesso provenienti da contesti di estrema povertà o da situazioni di violenza domestica, ricevono formazione militare e diventano abili nel monitoraggio, nel tracking e nella gestione delle risorse naturali. La loro presenza e il loro lavoro hanno portato a una riduzione significativa del bracconaggio nelle aree dove operano.

Nyaradzo Auxillia Hoto: una leader e un’ispirazione

Nyaradzo Auxillia Hoto è una figura di spicco in questo movimento. La sua leadership non si limita alle operazioni di campo; è un’ispirazione per molte donne e giovani che vedono in lei un esempio di forza e determinazione. La sua storia personale è un potente messaggio di resilienza e trasformazione. Cresciuta in un contesto di povertà, Nyaradzo ha superato numerose difficoltà per diventare una leader rispettata. Sotto la sua guida, i ranger di Akashinga hanno non solo protetto gli elefanti e altre specie minacciate, ma hanno anche promosso la sostenibilità economica e il miglioramento delle condizioni di vita nelle comunità locali.

L'impatto positivo del modello Akashinga

Il modello Akashinga va oltre la protezione della fauna selvatica; è un programma di sviluppo comunitario integrato. Le donne ranger ricevono salari equi, accesso all’istruzione e supporto psicologico, creando un circolo virtuoso che beneficia l’intera comunità. Questo approccio ha portato a una diminuzione dei tassi di bracconaggio e ha migliorato la percezione della conservazione tra le popolazioni locali, che vedono nelle attività dei ranger un’opportunità per un futuro migliore.

Un modello da replicare

Il successo di Akashinga ha attirato l’attenzione internazionale e molti esperti di conservazione e ONG stanno considerando di replicare questo modello in altre aree dell’Africa e del mondo.

La combinazione di empowerment femminile e conservazione della fauna selvatica si è dimostrata una strategia vincente che potrebbe rappresentare una soluzione sostenibile a lungo termine per la protezione degli elefanti e di altre specie minacciate.