Uno studio recentemente pubblicato dalla rivista specializzata Earth System Science Data evidenzia come l'aumento delle emissioni di gas serra e l'inefficacia delle politiche in campo stiano mettendo in pericolo la possibilità di rispettare gli impegni presi con l’Accordo di Parigi
La continua crescita delle emissioni di gas serra e il riscaldamento globale senza precedenti sono al centro di una ricerca pubblicata dalla rivista scientifica Earth System Science Data, che fornisce un aggiornamento annuale sugli indicatori chiave del cambiamento climatico. Lo studio, realizzato da un team internazionale di esperti, evidenzia le conseguenze delle emissioni antropiche e dei fenomeni naturali sul sistema climatico del pianeta, mettendo in luce l’urgenza di una risposta globale per limitare l’innalzamento delle temperature.
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Emissioni di gas serra: il cuore del problema
Secondo il rapporto, le emissioni di gas serra, principalmente derivanti dalla combustione di combustibili fossili, sono responsabili dell’aumento senza precedenti delle temperature globali. Tra il 2014 e il 2023, le emissioni annuali di gas serra hanno superato i 53 miliardi di tonnellate di CO2 equivalente, con una crescita particolarmente marcata per quanto riguarda la CO2, il metano (CH4) e l’ossido di azoto (N2O). Nonostante la riduzione delle emissioni durante la pandemia, i dati aggiornati evidenziano che i livelli pre-pandemici sono stati ormai raggiunti, con il rischio che il budget di carbonio restante per contenere il riscaldamento globale a 1,5°C entro il 2030, come previsto dall’Accordo di Parigi, si esaurisca rapidamente.
Il riscaldamento globale: tendenze e sfide
Nel periodo tra il 2015 e il 2024, la temperatura media globale è aumentata di 1,24°C rispetto ai livelli pre-industriali, con il contributo delle attività umane che ha raggiunto gli 1,22°C.
Il 2024, con un aumento della temperatura globale di 1,52°C, segna un nuovo record. Tuttavia, questo non implica una violazione degli Accordi di Parigi, poiché il superamento della soglia viene calcolato su periodi decennali. Ma il dato rende evidente il fatto che le politiche attuali non sono sufficienti per fermare l’inevitabile progressione del riscaldamento se non si adottano misure urgenti e più incisive.
La crescente asimmetria tra emissioni e riscaldamento
Il rapporto sottolinea che non tutte le zone del pianeta stanno sperimentando il riscaldamento in modo uniforme. Le terre emerse hanno visto un aumento di temperatura di 1,79°C dal 1850–1900, rispetto a un riscaldamento oceanico di 1,02°C. Questa disparità riflette un fenomeno che potrebbe diventare più marcato nei decenni a venire, con il rischio che molte regioni terrestri oltrepassino la soglia dei +1,5°C di riscaldamento, nonostante teoricamente sia ancora possibile evitare questo scenario su scala planetaria.
Le previsioni sul carbonio e il budget residuo
L’analisi aggiorna anche le stime sul “carbon budget” residuo necessario per mantenere il riscaldamento globale al di sotto della soglia di 1,5°C. Secondo la ricerca, nel 2024 il carbon budget rimanente per raggiungere questo obiettivo si aggira intorno ai 130 miliardi di tonnellate di CO2. A questi livelli, il rischio di esaurirlo entro poco più di tre anni è concreto, con conseguenze drammatiche per l’equilibrio climatico globale.
L'influenza dei forzanti climatici a breve vita
Un altro aspetto fondamentale emerso dalla ricerca riguarda l’impatto dei “short-lived climate forcers” (SLCF), come il black carbon e il metano. Questi composti, pur avendo una vita atmosferica breve, hanno un effetto di riscaldamento molto forte. La ricerca evidenzia che nonostante i progressi nella riduzione delle emissioni di alcuni di questi inquinanti, i livelli di metano, in particolare, sono in aumento, contribuendo significativamente al riscaldamento.
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