Climate change, nelle comunità rurali si combatte anche con la parità di genere

Scritto da Ettore Benigni
Giornalista

Gilbert F. Houngbo, presidente di Ifad, il fondo internazionale per lo sviluppo agricolo dell’Onu: “C’è bisogno di un significativo aumento degli investimenti sull’uguaglianza di genere, soprattutto nelle aree più povere del Pianeta, per aumentare la resilienza agli eventi estremi”.

Ridurre il gender gap per consentire alle comunità rurali delle aree più povere del mondo di attenuare gli impatti dei cambiamenti climatici. Per riuscirci – questo l’appello lanciato da Gilbert F. Houngbo, presidente di Ifad, l’International Fund for Agricultural Development, istituzione finanziaria internazionale e agenzia specializzata delle Nazioni Unite – è necessario un aumento sostanzioso degli investimenti. Dalla sua costituzione, nel 1978, Ifad ha stanziato 23,2 miliardi di dollari in donazioni e prestiti a basso tasso di interesse per progetti di cui hanno usufruito in tutto 518 milioni di persone.

Di cosa parliamo?

Perché le donne nelle comunità rurali sono più vulnerabili al climate change?

A supporto della propria posizione il presidente di Ifad, in occasione della giornata internazionale delle donne rurali che si è celebrata il 15 ottobre, cita una serie di studi realizzati negli ultimi anni che testimoniano come le donne siano più vulnerabili agli effetti dei cambiamenti climatici, e come la mortalità in conseguenza di disastri naturali sia per loro più frequente rispetto ai maschi. Una dinamica che a sua volta contribuisce a creare un circolo vizioso nel rendere ancora più profonde le disparità di genere.

“Man mano che queste differenze continuano a perpetrarsi – afferma Houngbo – i cambiamenti climatici proseguiranno nella loro opera di devastazione sulle comunità rurali. Lunico modo che queste realtà hanno per diventare più resilienti agli eventi atmosferici catastrofici e non prevedibili è se le donne avranno la possibilità di prendere decisioni e di avere accesso alle risorse di cui hanno bisogno per adattarsi ai cambiamenti climatici. Per questo la comunità internazionale deve aumentare i propri investimenti e i propri impegni in questa direzione”.

80% delle persone di comunità rurali costrette a emigrare per il climate change è donna

A soffrire di più delle conseguenze del climate change nelle comunità rurali è il comparto dell’agricoltura, che è tra l’altro quello in cui le donne sono in maggioranza impegnate. Le donne, secondo l’analisi di Ifad, rappresentano la maggioranza dei poveri del mondo, e sono quelle che soffrono di più della scarsità delle risorse naturali, rendendole particolarmente vulnerabili ai cambiamenti climatici e alle conseguenze dei disastri naturali.
Circostanze confermate da uno studio realizzate dalle Nazioni Unite nel 2016, secondo il quale l’80% delle persone “sradicate” a causa del climate change è rappresentato da donne, e da altre ricerche che hanno dimostrato come gli eventi catastrofici abbiano come conseguenza la morte di più donne che uomini. Nei Paesi in cui si la diseguaglianza di genere è minore, questa disparità nelle conseguenze dei disastri si è significativamente ridotta.

Agricoltura: 1 lavoratore su 2 è donna ma non ha gli stessi vantaggi e accesso alle risorse dei colleghi uomini

Focalizzando l’attenzione sull’agricoltura, dai dati dell’agenzia delle Nazioni Unite risulta che mentre le donne rappresentano circa la metà della forza lavoro in questo campo, non ne traggono una proporzionale quantità di vantaggi in termini di asset, di risorse e di servizi di cui avrebbero bisogno per ottenere condizioni di vita dignitose né per adattarsi al meglio ai cambiamenti climatici. Di conseguenza hanno meno accesso degli uomini alle terre, alle risorse finanziarie, all’educazione e alle tecnologie. Spesso, inoltre, il potere decisionale nelle loro comunità e nelle proprie famiglie è molto limitato, e non permette loro di essere coinvolte nei temi che riguardano le risposte ai cambiamenti climatici.

Le azioni di Ifad per la parità di genere nelle comunità rurali

“Le donne sono le fondamenta delle comunità rurali – conclude Houngbo – Di solito rispondono ai cambiamenti con l’innovazione e l’intraprendenza, per assicurare il benessere delle loro famiglie: possono giocare un ruolo vitale nella gestione dei rischi legati al clima”.
Proprio per dare una risposta a questi problemi Ifad ha inserito la parità di genere tra i propri progetti e programmi, con lo scopo di migliorare la resilienza delle comunità rurali e limitare limpatto degli shock causati dagli eventi climatici estremi. Tra questi c’è il “Gender action learning system”, una metodologia che utilizza materiali visivi per aiutare le donne e gli uomini a pensare alla loro situazione attuale e a programmare il futuro. Un programma, spiega Ifad, che ha contribuito in modo significativo a trasformare le comunità rurali dove è stato utilizzato, migliorando le relazioni all’interno delle famiglie. Lo step successivo di questo genere di progetti è l’integrazione all’interno dei programmi dei temi legati al climate change, in modo che donne e uomini insieme possano identificare le sfide e le possibili soluzioni, migliorando le proprie capacità di adattamento.