DotZero, la sneaker innovativa fatta con gli scarti del legno

Scritto da Ettore Benigni
Giornalista

L’idea del 25enne David Braccini: realizzare una nuova generazione di prodotti per una nuova generazione di consumatori. Caratterizzata dall’attenzione alla sostenibilità, alla qualità del design e all’innovazione

Una calzatura dal design contemporaneo, realizzata con materiali sostenibili e biobased: è il progetto di .0, brand Made in Italy nato dall’idea di David Braccini, 25 anni, imprenditore fiorentino che rappresenta la terza generazione di una famiglia che ha legato la propria storia alla tradizione calzaturiera.

L’obiettivo che ha spinto David nel suo percorso è stato quello di realizzare una scarpa, la .1, che potesse allo stesso tempo essere sostenibile, riciclabile e innovativa. Contribuendo così anche a ristabilire l’equilibrio tra uomo e natura, ha realizzato un prodotto che nasce già con la caratteristica di essere completamene riciclabile, senza impattare su animali, risorse ambientali o persone. Un principio che non vale soltanto per l’azienda e i suoi dipendenti, ma anche come criterio di selezione per i fornitori e i partner, tutti coinvolti sui principi di sostenibilità ambientale e sociale.

Di cosa parliamo?

Dall’idea ai test sul mercato, alla produzione

La sfida è quella di creare una nuova generazione di prodotti per una nuova generazione di consumatori, che comprando le scarpe o i vestiti vogliono sposare anche una storia, fatta dalle persone, dai luoghi e dai momenti in cui sono stati fabbricati. Senza etichette né icone né segni visibili che riconducono alle loro caratteristiche di sostenibilità.

“Ci siamo presentati a Pitti l’anno scorso, poi abbiamo proseguito con qualche test sul mercato, e a gennaio siamo partiti con la produzione. L’idea di creare un prodotto con materiali che possano essere riutilizzati all’infinito l’ho sviluppata durante il lockdown, quando ho avuto modo di ragionare con calma su una serie di spunti che mi erano venuti frequentando la fabbrica. Da un lato c’era l’esigenza di pensare a un nuovo modo di produrre, che non contemplasse la possibilità che le scarpe alla fine del loro ciclo di vita venissero buttate e smaltite come rifiuti, andando a pesare sull’ambiente. E dall’altro c’era la volontà di portare innovazione in una tradizione nobilissima come quella degli artigiani locali che ruotano attorno al mondo delle calzature, che per poter rimanere sul mercato hanno bisogno di idee e competenze nuove e più al passo con i tempi”.

Dagli scarti di lavorazione del legno si ottengono bio-polimeri e filati per le scarpe

Al centro del progetto c’è il lavoro di sviluppo e ricerca fatto sui materiali, che ha portato a utilizzare per .1 una sostanza che deriva interamente dagli scarti di lavorazione del legno e della carta. Una volta recuperato il materiale grezzo, viene lavorato e convertito in bio-polimeri, e quindi trasformato per poter essere utilizzato nelle suole, nelle tomaie e per alcuni accessori della scarpa. La sua caratteristica principale è di avere la durevolezza tipica dei materiali plastici pur senza provenire da combustibili fossili. Grazie a un altro tipo di lavorazione lo stesso materiale può inoltre prendere la forma dei filati, e in questo modo essere utilizzato per la parte superiore della calzatura, oltre che – eventualmente – per altri prodotti di maglieria.  A rendere “speciale” il materiale utilizzato per produrre queste scarpe è che – una volta che verranno dismesse – ogni loro parte potrà essere riciclata e quindi utilizzata per realizzare altre calzature, rientrando nel ciclo di produzione.

Consumatori responsabili tra i giovanissimi e le donne over 35

Ad apprezzare particolarmente l’idea sono i clienti più giovani, quelle nuove generazioni che proprio dell’attenzione all’ambiente hanno fatto una caratteristica che li differenzia dai genitori. E tra gli over 35 i più attenti all’idea fanno parte, ci spiega ancora David, dell’universo femminile: “Da quando ho lanciato il brand sono entrato in contatto con tante realtà che hanno idee simili alle mie – sottolinea – È chiaro che non possiamo generalizzare per arrivare a dire che in tutti i giovani c’è questa attenzione all’ambiente, però è chiaro che si stia formando un movimento importante, che non si limita all’apparenza”.

Gli artigiani locali della tradizione calzaturiera e il loro coinvolgimento

Nel suo nuovo percorso, dicevamo, David Braccini ha voluto mantenere un legame forte con le tradizioni calzaturiere del suo territorio, e per questo ha deciso di coinvolgere gli artigiani locali nel suo progetto e nel processo di produzione. E ha un’idea che li riguarda per il futuro: “Mi piacerebbe iniziare a fare anche iniziative di formazione, a 360 gradi. Da una parte per rendere consapevole il pubblico più ampio dei motivi per i quali un materiale di scarto può arrivare a essere più caro di uno appena prodotto, e su quali sono i ‘costi nascosti’ che dovremo affrontare se non ricicliamo i materiali. E dall’altro – conclude – mi piacerebbe formare gli artigiani locali alle nuove tecniche di produzione e all’utilizzo dei nuovi materiali sostenibili, perché in questo modo anche loro potranno continuare a innovare e a essere eccellenze del made in Italy”.