Italia sempre più bio: un settore che conquista il mercato

Scritto da Ettore Benigni
Giornalista

Nell’ultimo anno quasi nove famiglie su dieci hanno acquistato almeno un prodotto biologico. Italia leader in Europa con 2,2 milioni di ettari dedicati. E l’intero mercato nazionale di settore vale 5 miliardi di euro

L’Italia è nelle posizioni di testa in Europa nel campo del biologico: per la superficie agricola dedicata, per numero di operatori e per quantità di prodotti esportati. Quanto ai consumi interni, stanno vivendo un momento di crescita trainato dall’offerta dei ristoranti, con un +53%, mentre sono in leggero calo i consumi domestici con un -0,8%. A scattare questa fotografia sono i dati dell’Osservatorio Sana 2022, pubblicati da poco meno di un mese, a cura di Nomisma e in collaborazione con Ice Agenzia, Assobio e Ismea.

Di cosa parliamo?

Cosa vuol dire biologico?

Prima di andare più in profondità nell’analisi dei risultati della ricerca, diamo una definizione di bio, per chiarire in quale contesto ci stiamo muovendo. Partendo dal fatto che questo termine è comunemente associato alla caratterizzazione di “sano” e “naturale”. Alla definizione letterale della Treccani che lo definisce un “metodo di coltivazione caratterizzato dall’impiego esclusivo – anziché di fertilizzanti e antiparassitari chimici di sintesi – di concimi organici e, come pesticidi, di preparazioni naturali , nonché di predatori naturali, dei funghi, batteri e insetti che provocano malattie nelle piante”, una serie di normative. Esiste il regolamento Ue 2018/848, che sottolinea come “La produzione biologica esplica una duplice funzione sociale, provvedendo, da un lato, a un mercato specifico che risponde alla domanda di prodotti biologici da parte dei consumatori e, dall’altro, fornendo al pubblico beni che contribuiscono alla tutela dell’ambiente, al benessere degli animali e allo sviluppo rurale”. A questo quadro normativo si è aggiunta nel marzo 2022 la legge italiana per la tutela e lo sviluppo del metodo biologico nell’agricoltura biologica, che istituisce tra l’altro il marchio biologico Made in Italy. La nuova legge prevede anche l’istituzione di distretti biologici per lo sviluppo dell’agricoltura e l’economia dei territori rurali, l’adozione di un piano d’azione nazionale per favorire lo sviluppo del settore e un piano nazionale delle sementi biologiche. Per lo sviluppo della produzione biologica viene inoltre istituito un fondo, alimentato dalle imprese autorizzate a utilizzare prodotti fitosanitari considerati nocivi per l’ambiente, con un contributo annuale del 2% sul fatturato dell’anno precedente e sanzioni in caso di mancato versamento. Il fine della legge è in sintesi quello di agevolare la conversione al biologico, favorendo l’insediamento di aziende anche nelle aree rurali montane, e sostenendo la costituzione di forme associative per rinforzare la filiera, rafforzando i sistemi di controllo e certificazione.

Il momento del biologico in Italia

Reduce da uno scenario di crescita abbastanza sostenuta, il settore del biologico in Italia si trova oggi ad affrontare un momento delicato, in cui confluiscono da una parte le conseguenze della pandemia e dall’altra la situazione geopolitica internazionale: tutti eventi che stanno ovviamente influendo sulle abitudini di consumo degli italiani. “Mai come in questo momento – rileva l’Osservatorio Sana 2022 – è fondamentale fare il punto sul comparto biologico per implementare azioni di promozione e informazione verso i consumatori con l’obiettivo di rafforzare l’educazione alimentare, incrementare conoscenza sulla certificazione, creare strumenti per facilitare scelte di consumo consapevoli, sfruttando le opportunità legate alle iniziative del prossimo Piano di Azione Nazionale per l’agricoltura biologica”.

La leadership dell’Italia nel bio

Dai dati pubblicati da Nomisma per l’Osservatorio Sana emerge un’Italia leader nel biologico, con i suoi 2,2 milioni di ettari e con la percentuale più alta su scala europea di superfici bio sul totale: il 17% a fronte di una media Ue del 9%, e qui di più vicina rispetto al resto del vecchio continente a raggiungere i risultati previsti dalla strategia Ue Farm To Fork, che prevede una percentuale complessiva di agricoltura biologica del 25% entro il 2030.

Il mercato del bio in Italia

Complessivamente in Italia nel 2022 le vendite alimentari bio – consumi domestici sommati a quelli fuori casa – hanno raggiunto nel mercato interno un valore di cinque miliardi di euro. Questa cifra rappresenta il 3,5% delle vendite al dettaglio di biologico su scala mondiale. Come dicevamo, il traino di questo risultato positivo è dovuto ai numeri dei consumi fuori casa, che in un anno sono cresciuti del 53%, grazie al +20% registrato dalla ristorazione collettiva e al +79% messo a segno dalla ristorazione commerciale. In lieve calo invece i consumi domestici, che segnano un -0,8% rispetto al 2021: un dato che si spiega con la flessione delle vendite nei negozi specializzati (-8%), che non vengono compensati dai risultati della Distribuzione Moderna con il suo +0,8%. Segno più per la vendita diretta in mercatini e aziende, per i gruppi di acquisto solidale, oltre che per farmacie, parafarmacie ed erboristerie, che tutte insieme registrano un +5%. Al di là dei consumi interni, numeri importanti provengono anche dal campo dell’export, che nel 2022 arriva a valere 3,4 miliardi di euro e ha registrato +16% in un anno. Si tratta inoltre di una crescita che si va consolidando anno dopo anno, come appare chiaro se si considerano i dati nella loro successione: dal 2012 infatti il mercato interno dei prodotti biologici ha registrato una crescita del 131%, mentre l’export – in questo caso dal 2008 –  ha segnato un +181%.

I dati della Distribuzione Moderna

Quello del gruppo di imprese della Gdo che aderisce alla “Distribuzione Moderna” è nel 2022 il più importante canale per gli acquisti di biologico degli italiani, detenendone il 57% del totale delle vendite legate ai consumi domestici: si tratta complessivamente di un mercato da 2,3 miliardi di euro, con un +0,4% sul 2021. All’interno di Distribuzione moderna i principali “alfieri” dei prodotti bio sono gli iper e supermercati, le cui vendite di biologico da sole valgono 1,4 miliardi di euro, con un -2% rispetto al 2021. Seguono i discount, che hanno venduto prodotti bio per 272 milioni di euro registrando un +14% in un anno.

I prodotti bio più venduti

Nel perimetro dei cosiddetti prodotti bio a peso imposto, quelli cioè che veicolati dalla Gdo, i più venduti dal circuito di Distribuzione moderna sono quelli della Drogheria Alimentare, quindi pasta, prodotti da forno, conserve, sughi, che pesano per il 57% sul totale delle vendite. Poi il Fresco (20%), che comprende formaggi, salumi, yogurt, uova, e l’Ortofrutta (13%). I prodotti bio più venduti in assoluto in Italia sono le uova, seguite dalle confetture e dagli spalmabili base di frutta, e a seguire i sostitutivi del latte. Considerando invece i trend rispetto agli anni precedenti, le vendite che crescono di più sono quelle del pet care (+19%) e delle carni bio (+15%). A + 3% anche l’ortofrutta bio, mentre il totale dell’agroalimentare registra un +6%. A + 3% il fresco bio, mentre il Freddo Bio subisce un calo del 6% e le Bevande Bio registrano un -3%.

Il ruolo dei consumatori

Se le vendite crescono leggermente o rimangono stabili, questo si riflette anche sul numero degli utenti:  quasi nove famiglie italiane su dieci, per l’esattezza l’89%, ha acquistato bio almeno una volta nell’ultimo anno, utilizzando nel 68% dei casi il canale degli iper & supermercati, seguiti dai discount. Ma le scelte dei consumatori si fanno sentire in modo più chiaro quando si tratta di far valere la propria opinione nei consumi fuori casa: negli ultimi sei mesi – secondo i dati dell’osservatorio – oltre 6 italiani su 10 hanno consumato prodotti biologici fuori casa in almeno una occasione, scegliendo bio soprattutto nei momenti della colazione, dei pranzi di lavoro e all’aperitivo.