Vivere nella savana, secondo la tradizione Maasai

Scritto da Gaia Dominici
Storyteller, vive nella savana in Kenya insieme a suo marito e a sua figlia raccontando la loro vita Maasai, portando il suo punto di vista su scelte di vita sostenibili

Vivo nella savana, in una piccola e remota comunità Maasai ai piedi del monte Kilimanjaro, da diversi anni.

Io e Ntoyiai, mio marito, insieme a nostra figlia Lily Rose Naresiai viviamo in maniera tradizionale maasai.

Che cosa significa?

Significa che casa nostra è una enkaji – parola maa per indicare la tipica capanna tradizionale fatta di legna, fango e sterco di mucca – situata all’interno del boma – parola maa per indicare la tipica abitazione tradizionale compreso lo spazio esterno.

Viviamo nella savana al confine tra Kenya e Tanzania.

Di cosa parliamo?

donna con bambina nella savana

Energia elettrica nella savana

Qui non abbiamo elettricità, acqua corrente o strade asfaltate.

L’unica fonte di energia è quella solare, l’acqua si va a prenderla al fiume e le strade sono piccoli sentieri tracciati dal nostro stesso passaggio sul terreno.

I nostri vicini di casa sono gli animali selvatici che da centinaia di anni vivono su queste terre: giraffe, zebre, elefanti, iene e tanti altri…

Vivere nella natura più incontaminata è affascinante e avventuroso ma la quotidianità è dura e costantemente soggetta a ciò che madre natura decide per noi.

Vivendo senza elettricità e senza acqua corrente ogni nostra azione dipende dalla natura.

La nostra primaria fonte di energia è un piccolo panello solare collegato a una batteria che durante il giorno, grazie al calore dei raggi solari, si ricarica per poi fornirci quel tanto di elettricità necessaria per la notte o per ricaricare i cellulari.

L’acqua, invece, viene esclusivamente recuperata dal fiume o da un pozzo comune a circa 5 km da dove viviamo.

Se però ha piovuto, il reperimento dell’acqua è pressoché impossibile perché non può essere trasportata nelle taniche poiché la strada, di terra, diventa un pericoloso oceano di fango impraticabile sia a piedi sia con qualsiasi altro mezzo di trasporto.

In questi frangenti si può fare ben poco. Le soluzioni sono limitate all’attesa. E forse è per questo che il concetto e la concezione stessa del tempo per i Maasai è molto diversa da quella di noi italiani.

Ad esempio, quando diluvia o quando c’è un branco di elefanti davanti al nostro boma non puoi farci niente. Puoi solo aspettare. Attendere che la pioggia cessi e che il fango si asciughi; e attendere che le mamme elefantesse finiscano di mangiare con i loro cuccioli.

zebre nella savana africana

Vivere rispettando la natura e i suoi tempi

Ma come si vive davvero in un luogo così?

Con umiltà, mi verrebbe da dire.

Con la consapevolezza di essere ospiti su questo Pianeta.

Certo, non è facile. Soprattutto per una persona come me, cresciuta e abituata a vivere in un luogo dove tutto è dovuto, scontato, dove la mia volontà non ascolta ragioni.

Anche lavorare nella e dalla savana non è semplice, anzi, la definirei un’avventura continua. Lavorando da remoto e perlopiù sui social la mancanza di elettricità è un grande ostacolo, ma ci sono soluzioni che mi hanno permesso di riuscire a fare quello che amo.

Se il pannello solare non è riuscito a ricaricarsi perché ha piovuto troppo a lungo, utilizzo dei semplici power bank (batterie esterne) che ci premuriamo di ricaricare in città dove invece tendenzialmente l’elettricità c’è.

Dico tendenzialmente perché non è raro che a causa del maltempo, soprattutto durante le stagioni delle piogge, anche nei centri abitati l’elettricità venga a mancare per interi giorni.

E come si fa? 

Si fa che si aspetta. Che non ci si arrabbia.

Perché qui, nella savana, la natura regna sovrana. Che ti piaccia o no. Che tu debba lavorare o meno.

E per me, questa, è stata una grande lezione di vita.

Abituata a pretendere senza mai fermarmi a ragionare, qui non posso fare altro che pensare, ascoltare.

Vivere nella savana, senza elettricità e senza acqua corrente è sicuramente una sfida quotidiana e no, non mancano i momenti di sconforto, gli attimi in cui, anche se per solo una frazione di secondo, mi domando chi è che me lo ha fatto fare. Ma mi basta alzare lo sguardo e aprire gli occhi del cuore per darmi una risposta.

Il panorama immenso, il rosso ocra della terra infuocata dal Sole al tramonto, il canto degli uccelli e il rumore del battito delle loro ali che sembra tagliare l’aria.

Tutto questo, e molto altro ancora, mi tiene aggrappata alla mia piccola e unica verità: non importa cos’hai fatto, se sei stato ricco, se hai ottenuto successo, se hai raggiunto quel grande obiettivo della vita.

L’unica cosa che davvero conta è sei stato o meno felice.

Ed io lo sono.

Qui, nella mia amata savana.