I due errori più comuni che causano il 73% dei casi di danno all’ambiente nel nostro Paese

Scritto da Lisa Casali
Scienziata ambientale, blogger e scrittrice. Si occupa di rischi e danni ambientali e crede nell’importanza del nostro impegno quotidiano per vivere una vita più sostenibile, con il minor impatto possibile sull’ambiente

Più di 1000 sono i casi di danno all’ambiente che si verificano ogni anno in Italia.

A fine febbraio è stato pubblicato il Rapporto Pool Ambiente 2024 “Riscrivere le priorità per la tutela dell’ambiente e della nostra salute”. Questo rapporto nasce con l’obiettivo di rispondere a quesiti come:

  • Quanti di questi casi potrebbero essere evitati ogni anno?
  • In quanti casi è presente una copertura assicurativa di Responsabilità Ambientale in grado di sostenere le spese per contenere le conseguenze del danno e ripristinare le risorse naturali danneggiate? Cosa succede quando non c’è una polizza?

Dal Rapporto emerge come il 40% dei casi di danno all’ambiente si verifica per perdite da elementi interrati come serbatoi, vasche o condutture. Il 22,8% è legato invece a sversamenti o percolamenti nelle aree di deposito e movimentazione di merci e rifiuti.

Tabella 1 – Sorgenti e scenari più frequenti di danno all’ambiente (Fonte Rapporto Pool Ambiente 2024)

Se si guarda invece alle cause scatenanti degli eventi di danno all’ambiente si scopre che il 40,8% è dovuto a corrosione degli impianti e che 11,2% è causato da malfunzionamento/guasto, entrambi sono legati a carenze nella manutenzione. Un’altra causa ad elevata frequenza (17,1% dei casi) è invece l’errore umano.

Tabella 2 – Cause più frequenti di danno all’ambiente (Fonte Rapporto Pool Ambiente 2024)

Quanti casi di danno all’ambiente si potrebbero evitare?

Fino al 58% intervenendo su manutenzione (in primis corrosione) degli elementi interrati e su errore umano attraverso dispositivi di sicurezza e formazione adeguata.

Questo numero può salire fino al 73% con l’implementazione della PdR UNI 107:2021 “Ambiente Protetto”, prima certificazione volontaria al mondo in grado di garantire una drastica riduzione della probabilità di accadimento del danno all’ambiente e della sua gravità.

La seconda domanda alla base del Rapporto è “in quanti casi è presente una copertura assicurativa di Responsabilità Ambientale?

Dallo studio emerge come solo lo 0,45% delle imprese italiane si è dotato di questa copertura assicurativa (Dati ANIA riferiti a 2022 ed elaborazione Pool).

Su 1.000 casi di danno all’ambiente causati da imprese sono quindi assicurate solo 4,5.

Cosa succede quando non c’è la copertura assicurativa dei danni all’ambiente?

  1. L’impresa è a forte rischio fallimento perché le spese di bonifica possono arrivare anche a diversi milioni di euro;
  2. Se l’impresa fallisce le spese di bonifica e ripristino restano a carico della Regione o dello Stato, in gran parte dei casi gli interventi vengono posticipati per anni in attesa di fondi;
  3. Nelle aree contaminate la qualità della vita scende drasticamente e aumenta il rischio di sviluppare gravi patologie con conseguenze anche per il costo nella sanità pubblica.

In sintesi, l’estrema vulnerabilità e scarsità delle risorse naturali del nostro Paese (acqua dolce, terreno fertile, aria pulita, specie e habitat naturali) ci impone di rivedere le priorità e dedicare maggiore attenzione ad aree come quella dei rischi ambientali che sono state per lo più trascurate negli ultimi 70 anni, inoltre:

  1. L’impegno alla prevenzione e riparazione dei danni all’ambiente deve diventare la base di qualsiasi politica di sostenibilità seria e concreta;
  2. Le imprese vanno supportate in questa transizione con iniziative come la Proposta di Legge n.445, servono incentivi sia alla gestione dei rischi che al ricorso alle polizze di responsabilità ambientale;
  3. Va riconosciuto il valore che queste coperture hanno nella protezione delle risorse naturali e della salute delle persone.

Per concludere vi riporto infine il Decalogo contenuto nel Rapporto, 10 consigli pratici destinati alle imprese per una più efficace prevenzione dei danni all’ambiente.

Decalogo

  1. Identificazione delle potenziali  sorgenti di rischio e degli scenari di danno all’ambiente.
  2. Manutenzione ordinaria e straordinaria di impianti e dispositivi
  3. Procedure che garantiscano il rispetto di raccomandazioni di settore anche rispetto alle sostanze non normate
  4. Per gli elementi monoparete interrati conversione/sostituzione ad elemento doppia parete con controllo in continuo delle perdite in alternativa protezione catodica, verifiche strutturali, vetrificazione
  5. Per gli elementi fuori terra bacino di contenimento adeguatamente dimensionato e impermeabilizzato
  6. Misure per evitare o contenere sversamenti durante le operazioni di carico e scarico
  7. Per le tubazioni interrate regolari videoispezioni e test di tenuta
  8. Formazione e addestramento adeguato del personale dell’impresa
  9. Adozione della  PdR UNI 107/2021 « Ambiente protetto – Linee guida per la prevenzione dei danni all’ambiente
  10. Stipula di una copertura assicurativa di Responsabilità Civile e Ambientale